Juve, la forza mentale e la consapevolezza

L'eliminazione del Barcellona, il passaggio del turno, le semifinali, Cardiff. Allegri punta lo striscione del traguardo, passo dopo passo.

Juve, la forza mentale e la consapevolezza
Fonte immagine: Twitter @ChampionsLeague
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Di Giorgio Dusi

L'obiettivo dichiarato era segnare un paio di reti, per mettere al sicuro una qualificazione già indirizzata dopo i novanta minuti dell'andata. Al Camp Nou, effettivamente, pensare di non prendere gol e giocare per lo 0-0 sarebbe stato forse folle. Forse. Se la Juventus avesse giocato dal primo minuto con l'obiettivo di conseguire il pari a reti inviolate, probabilmente avrebbe subito. Il risultato finale inganna, così come avevano forse ingannato le parole di Massimiliano Allegri, il quale avrebbe voluto segnare un paio di reti. "Avremmo potuto giocare un altro giorno, non avremmo comunque preso gol", dichiarerà poi il tecnico nel post. Zero gol subiti, al cospetto del miglior attacco del mondo - e forse, anche della storia del calcio - nel giro di 180 minuti. Certo, vanno conteggiati i due miracoli di Buffon a Torino, le occasioni sciupate dal Barcellona al Camp Nou, ma quello che resta (e resterà) impresso nella storia è il dato. Rete inviolata all'andata, rete inviolata al ritorno. E, di conseguenza, pass per le semifinali di Champions League in tasca.

Ridurre a "granitica" la prestazione della Juventus in terra catalana potrebbe risultare errato, perché ha subito. Molto. Non è stato solo il calcio organizzato e difensivista a permettere ai bianconeri di eliminare la corazzata di Luis Enrique, bensì una forza mentale unica, più vicina che mai a quella del Bayern Monaco del 2013 (poi diventato campione d'Europa, avanti con gli scongiuri), accresciuta nel corso di una stagione cominciata sotto i migliori auspici, proseguita tra alcuni disfattismi dopo Doha e non solo, rivoluzionata col cambio di modulo a gennaio. Perchè "era necessario cambiare per ridare entusiasmo", affermerà Allegri in seguito, a più riprese.

Fonte immagine: Twitter @ChampionsLeague
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Entusiasmo, non esaltazione. Seguiamo sempre il diktat del tecnico bianconero, ribadito dopo la gara d'andata. Mantenere è facile, infatti progredire è l'obiettivo. Di progressi, questa Juventus, ne ha effettuati tanti, sotto ogni possibile aspetto del gioco, e ancora ce ne saranno, perchè la stagione fissa il proprio termine a maggio, nel peggiore dei casi. A giugno, il tre, in terra gallese, nel migliore. La Juve è tornata a essere in cima all'Europa, lo è da tempo nei ranking Uefa della stagione, lo vuole diventare anche nei fatti, sul campo. Al Millennium Stadium di Cardiff. E' modello da seguire in Italia, lo sta diventando anche in Europa.

"I ragazzi hanno grande senso di responsabilità, ed è la cosa che mi piace più di tutte." (M. Allegri)

L'eliminazione del Barcellona è un passaggio, non è un traguardo. Un esame, anche da trenta e lode, ma non l'attestato di laurea. Un voto che offre ulteriore consapevolezza nei propri mezzi. La vera forza dei bianconeri è mentale prima che tecnica. Snocciolare numeri su numeri del Barcellona in casa potrebbe sembrare anche superfluo: bastano i nomi, basta il verdetto.  Ma è già il passato. La testa dei bianconeri, da domani, sarà al Genoa, sarà ad un campionato ancora da ammazzare in via definitiva, nonostante gli otto punti di vantaggio rappresentino un margine importante. Segnale di responsabilità, lanciato a parole, dimostrato giorno dopo giorno negli ultimi anni, sul campo. Quella responsabilità che Allegri ha pubblicamente lodato ieri nel post-gara, la stessa che offre come diretta conseguenza la forza mentale, ma soprattutto, la consapevolezza. Consapevolezza che ora la Juventus può arrivare fino in fondo e non deve temere nessuno, perché, come affermato da Bonucci, "sono gli altri che devono avere paura".