Potrà sembrare paradossale ai detrattori ma, ahiloro, è così: nell'anno della sua terza finale persa di Champions League, Gianluigi Buffon vince il premio come miglior portiere dell'anno. Un premio che amplifica e rende giustizia alla carriera del portiere più forte di tutti i tempi. Visibilmente commosso all'annunciazione del suo nome, Buffon ha ringraziato la squadra e chiunque abbia creduto in lui nonostante l'età avanzata. E non nega di voler chiudere la carriera con il coronamento di quel sogno chiamato Champions League. Il premio gli è stato consegnato da un'altra leggenda vivente: Peter Schmeichel, portiere danese ex Manchester United e City.

Un palmares invidiabile che lo ha visto alzare al cielo molte volte coppe importanti e prestigiose, tutte da protagonista, come il Mondiale vinto con oroglio nel 2006 che gli valse il Pallone D'Argento, dietro il compagno di squadra Fabio Cannavaro (premio che ancora grida vendetta, a dirla tutta). Ma un campione è un campione a prescindere dai trofei - nella bacheca individuale di Gigi ammontano ad oltre quaranta - Buffon ha scritto la storia dei portieri ridisegnando un ruolo. Arrivare a quarant'anni, in queste condizioni, è il sogno di qualsiasi calciatore vivente. Ancora decisivo, in campo e fuori, spirito da combattente, spirito da leader. Gianluigi Buffon è questo, in pillole. Ma non c'è tempo per festeggiare. C'è un campionato da portare in fondo e quell'ossessione sfiorata già troppe volte. Ed un mondiale da giocare - playoff permettendo.

 

 

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