Un'estate shoccante che ha generato delusione prima e malumori poi. L'annata si è aperta allo stesso modo di come si era conclusa, con una sconfitta. Parola che difficilmente si riscontra nella Juventus, in linea di massima, al contrario di quando viene affiancata alla parola "finale". Da Cardiff a Roma, due trofei sfumati seppur di rilevanza diametralmente opposta. Così come quella cessione inaspettata di uno dei pilastri della difesa bianconera, Leonardo Bonucci, la cui volontà di spostare gli equilibri da un'altra parte si è rivelata azzeccata, ma a metà. Sebbene la Juventus sia la squadra con il maggior numero di clean sheet, i gol subiti sono stati comunque tanti. Il che è notizia se consideriamo che la difesa bianconera è la meno battuta da sette anni a questa parte.

C'era bisogno di tempo per far riquadrare il reparto difensivo ormai amalgamato alla perfezione. E solo nell'ultima parte del campionato, dopo la batosta subita contro la Sampdoria, si è trovata quella coesione difensiva che ha permesso alla Juve di non subire gol per ben otto match, tra cui quelli più importanti, contro Barcellona, Napoli, Inter e Roma. In questo senso, menzione speciale a Benatia che si è rivelato il compagno adatto di Chiellini. Nonostante un inizio di stagione difficilmente discutibile, la sensazione che la Juventus non fosse quella di sempre vagava nell'aria. Ben cinque le reti incassate nei primi tre match ufficiali della stagione. E nove quelle realizzate. Numeri che fanno pensare ad una Juventus votata all'attacco piuttosto che alla difesa. Anche e soprattutto grazie ad un Paulo Dybala straripante e decisivo come non mai per la prima metà del girone d'andata che quasi offuscava molte prove incolori del Pipita, in evidente difficoltà atletica.

La fortuna di avere tanti campioni in squadra permette anche ai campioni cali fisiologici. Non per nulla, sceso Dybala, ecco che Higuain si innalza a salvatore della patria, togliendo più di una volta le castagne dal fuoco. Ma qualcosa continuava a non andare per il verso giusto. E dal 4-2-3-1, si è passati al 4-3-3, complice l'acquisto di Matuidi, un giocatore che si è rivelato fondamentale per gli equilibri della squadra. Moltissime le prove sontuose del francese, altrettante quelle fondamentali. Non avrà la classe di Dybala ed il fiuto del gol di Higuain ma Blaise Matuidi ha dato quel dinamismo che mancava alla Juventus, mostrandosi compagno ideale di Pjanic. Menzione speciale anche per Bernardeschi e Douglas Costa, sempre presenti alla chiamata di Allegri, un allenatore che si è dimostrato l'esatto opposto della parola "integralismo".

Il discorso Champions è analogo al cammino che si prospettava già al sorteggio. Un secondo posto preso senza troppi patemi, uscendo sconfitti solamente dalla corazzata catalana del Barcellona che ha visto Messi trafiggere Buffon due volte per la prima volta in carriera. Le partite successive sono state tutte all'insegna dei punti, sebbene ci sia qualche recriminazione per la trasferta di Lisbona che avrebbe potuto regalare un match casalingo con il Barcellona valevole per il primo posto e non per una semplice qualificazione quasi aritmetica in un girone dall'esito non propriamente scontato, visto anche il pareggio dei catalani in terra greca contro un Olympiakos (ultimo nel girone) che si è dimostrata una squadra comunque ostica tra le mure a lei amiche.

Di nuovo con i numeri alla mano, possiamo notare come effettivamente la Juventus di quest'anno sia semplicemente vittima di un Napoli stratosferico che ha deciso di gettare via tutto per concentrarsi esclusivamente sul campionato. Ad oggi, i punti in classifica sono cinquanta, due in più rispetto allo scorso anno. Ben sette i gol fatti in più e due sole sconfitte, la metà rispetto all'annata 16/17. Addirittura anche la difesa si è comportata meglio, subendo un gol di meno. Numeri che esaltano questa Juventus ma ancor più il lavoro di Sarri e del suo Napoli. Con una piccola postilla. La Juventus è l'unica squadra ad essere in piena corsa su tutti i fronti. L'annata è ancora lunga e tutto può ancora accadere ma la strada imboccata sembra essere quella giusta. Napoli permettendo.