Sedici di gennaio, il giorno in cui la Juventus è tornata ad allenarsi, dopo i ben nove giorni di riposo concessi da Max Allegri in seguito al tour de force che era iniziato il 19 novembre ed è finito soltanto nel giorno dell'Epifania, con la vittoria sul campo del Cagliari per 0-1. Quella della Sardegna Arena è stata la quinta partita di fila in Serie A in cui Gonzalo Higuaìn non è andato a segno, con un bottino di una sola marcatura - siglata contro il Genoa, prossimo avversario in campionato, in Coppa Italia - nelle ultime otto gare fra tutte le competizioni, che coincidono esattamente col lasso di partite che la squadra campione d'Italia ha affrontato schierandosi con il nuovo modulo, il 4-3-3, anzichè il più offensivo 4-2-3-1, con cui l'attaccante era andato a segno otto volte nelle prime tredici giornate del massimo torneo calcistico nazionale.

Un appanamento evidente per quello che riguarda la fase realizzativa del Pipita, ormai affermatosi come uno dei migliori realizzatori del mondo da alcune stagioni e subito al centro dell'attenzione quando le cose non vanno benissimo, vale a dire quando la palla non sbatte sulla rete con regolarità per mano - o meglio, piede - sua. Le cause, come al solito, sono molteplici e sono da ricercarsi in diversi lidi.

A partire dalla questione tattica, appunto. Il 4-3-3 è certamente un sistema che valorizza appieno Higuaìn, il quale grazie allo stesso modulo ha vissuto la miglior stagione della sua carriera, quella da 36 gol in campionato con la maglia del Napoli. Tuttavia, l'interpretazione che ne dà Madama è molto differente da quella overproduttiva (perlomeno offensivamente) data da Sarri; il 4-2-3-1 era sicuramente un sistema privilegiato in quanto permetteva al Pipita sia di potersi associare con Dybala nella zona centrale del campo e sia di poter sfruttare l'ampiezza e la corsa garantita dai due esterni alti, anche a costo di qualche corsa in più all'indietro, mentre col nuovo schieramento, giocoforza, un minimo di involuzione della grande produzione di palloni giocabili d'inizio anno c'è stata. Lo conferma anche il fatto che, con il 4-3-3, i torinesi abbiano segnato "soltanto" nove reti in sei partite di campionato, a dispetto dei quaranta prodotti nei quattordici turni precedenti.

Forse anche perché meno coinvolto nel gioco, però, l'argentino nel mese di dicembre e nelle prime due partite dell'anno ha anche peccato in situazioni nelle quali, in genere, riesce a fare male. In almeno due o tre situazioni, c'è da riconoscerlo, il centravanti avrebbe potuto e dovuto fare meglio per il suo score; in alcuni casi, il suo atteggiamento (che nei primi mesi era stato così positivo da guadagnarsi le pubbliche lodi di Buffon) è apparso un po' lezioso, come se la mancanza del gol finisse per provocare fastidio al sudamericano. Il resto l'ha anche fatto un po' di sfortuna, fra interventi miracolosi dei portieri avversari e i tre legni colpiti finora in questa edizione della Serie A.

Come al solito, dunque, toccherà ad Higuaìn stesso rispondere ai problemi e alle critiche alla maniera che lui conosce meglio e ha sempre praticato nelle annate più recenti, vale a dire il gol. Magari già da lunedì sera, quando nel posticipo della ventunesima giornata allo Stadium arriverà il Genoa, proprio l'unica squadra contro cui il Pipita è riuscito a mettere il proprio nome sul tabellino; sempre ricordando che, in ogni caso, in qualsiasi aspetto del gioco stiamo parlando di un campione.