Sono passate poco piu di 72 ore ormai dalla notizia che ha cambiato la settimana dei tifosi laziali. La sconfitta di Parma è passata in secondo piano perchè ce n'è stata un'altra che ha spaaccato il cuore dei sostenitori biancocelesti: Giorgio Chinaglia se ne è andato. Purtroppo non é stato il solito pesce d'aprile di cattivo gusto è tutto vero: LONG JOHN non c'è più.

BANDA MAESTRELLI - Un dolore, l'ennesimo per i tifosi biancocelesti che hanno sognato con quella squadra operaia e tenace capace in tre anni di passare dalla Serie B alla vittoria dello scudetto. Il primo tricolore della storia laziale. Una squadra che ha appassionato a fatto innamorare tifosi e addetti ai lavori. La sicurezza Pulici in porta, la certezza di capitan Wilson, le geometrie di Frustalupi, la tecnica di Re Cecconi, le sgroppate di D'Amico e le reti del bomber di razza erano le armi in più di quella compagine. Il centravanti vecchia maniera che trascinava la squadra. Una corazzata spezzata e divisa in due, con uno spogliatoio complicato ma guidata sapientemente da Tommaso Maestrelli. LaLaziodiMaestrelli (spazi tralasciati volontariamente, ndr) era questo e molto altro di piu e il Maestro sapeva tirare fuori il massimo dai suoi ragazzi. chinaglia non era solo il terminale offensivo era l'anima della squadra. Le divergenze restavano fuori dal campo perché sul rettangolo di gioco si era come fratelli. La punta di Carrara arriva nella capitale nel 1969 dall'Internapoli, ma i primi due anni realizza appena 12 e 9 gol. La Lazio non impressione e retrocede in serie cadetta.

L'AVVENTURA BIANCOCELESTE - Maestrelli si oppone alla sua cessione nell'estate della retrocessione e costruisce intorno a lui un gruppo favoloso. Nel '71 Chinaglia inizia ad entrare nel cuore dei tifosi e dell'ambiente biancoceleste e regala la promozione a suon di gol, saranno 21 a fine campionato. L'anno dopo la squadra biancoceleste sfiora un 'impresa maestosa: lo scudetto da neo promossa perdendolo all'ultima giornata a Napoli. Ma quello che accade nel 73-74 è storia. La "Banda Maestrelli" inanella risultati utili in serie e alla fine arriva la rete di Long John al Foggia che allontana il fantasma del ritorno della Juventus e fa esplodere i circa 90mila dell'Olimpico. Di Giorgione si ricorda solo quel calcio di rigore, ma gli aneddoti che lo hanno fatto entrare nei cuori biancocelesti sono molteplici.

CURIOSITA' - Indimenticabile il calcio al sedere rifilato ad un giovane D'Amico che non era andato a pressare su Mazzola come lui gli aveva detto. Oppure lo storico derby di ritorno con la Roma di quella stagione magica quando, prima ha saggiato la mira dei tifosi giallorossi sporgendo un piede dal tunnel degli spogliatoi, poi, dopo la rete decisiva, è andato a festeggiare sotto la curva Sud con il dito alzato ad indicare e sfidare gli avversari. Chinaglia era così spontaneo e sfrontato, fuori dagli schemi e genuino. Anche in Nazionale viene ricordato per un "vaffa" rifilato ai Mondiali in Germania dopo essere stato sostituito al tecnico Valcareggi. La Lazio di Chinaglia è quella di cui ci parlano i nostri genitori, quella che incamerava i valori che forse in questo sport sono stati dimenticati, schiacciati dalle pay tv e dagli ingaggi faraonici.

MORTE MAESTRELLI E FUGA NEGLI USA - L'anno successivo i capitolini potevano fare il bis, ma la malattia riscontrata a Tommaso Maestrelli cambiò tutto. Il collante di quella squadra venne meno e mano a mano anche le certezze. Quel gruppo favoloso a cui fu negata la Coppa dei Campioni per una rissa scoppiata con l'ipswich l'anno prima e che ha sicuramente vinto meno di quanto avrebbe potuto vincere. Nel 1976 Chinaglia si trasferì negli States e finì la carriera nei New York Cosmos di Pelè e Beckenbauer. Anche negli Usa al fianco di campioni straordinari Long John seppe farsi apprezzare realizzano circa 200 gol. Nonostante la distanza lui restò sempre legato all'ambiente biancoceleste perché "Di Lazio ci si ammala" come amava ripetere. Negli anni ottanta una breve e sfortunata parentesi da presidente ed infine la tanto mediatica corsa alla scalata della Lazio. L'attaccante è stato condannato forse per la sua ingenuità e per l'essersi fidato delle persone sbagliate.

Sono stati errori anche gravi, ma che i tifosi laziali gli hanno perdonato perché nel loro cuore Giorgio vivrà per sempre con la maglia biancoceleste sulla pelle. "Battiamo le mani ai veri laziali" cantano i sostenitori biancocelesti e Giorgio Chinaglia era un laziale d'oc. Uno di quelli con la elle maiuscola, quelli che ne sono rimasti pochi. Nei cuori e nelle menti di tutti i tifosi capitolini resteranno le sue gesta, quel suo carattere così forte che non si spaventava di niente e nessuno, la sua anima da condottiero e da trascinatore. La Lazio è anche questo: cuore, coraggio e testa. Una passione che ti entra dentro, che vivi respiri e mangi ogni giorno della tua vita e che Long John rappresentava in pieno. Riprendendo il titolo di una canzone di James Blunt: "Goodbye Long John, goodbye my friend". Infine, ci piace ricordaro col coro con cui la Nord era solita dedicargli e che incitava lui e tutta la squadra a dare il massimo:

"Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia"