Ieri sera, dopo l’entrata in campo di Leitner, la Lazio si è schierata in campo con questo undici per dieci minuti abbondanti: difesa a quattro composta da Patric (23 anni) a destra, Wallace (22 anni) e Hoedt (22 anni) centrali di difesa, a sinistra Stefan Radu (30 anni). A centrocampo, in regia Danilo Cataldi (22 anni), ai suoi fianchi Alessandro Murgia (20 anni) e Moritz Leitner (23 anni); l’attacco era composto da Keita (21 anni) al centro, ai lati correvano Cristiano Lombardi (21 anni) e Felipe Anderson (23 anni). Escludendo il portiere Marchetti, l’età media dei giocatori in campo era di nemmeno 23 anni (22,7 per l'esattezza matematica).

Un semplice dato? No. Una tendenza societaria della Lazio, una filosofia sposata a pieno da Simone Inzaghi: far giocare i giovani, far emergere i giocatori del vivaio, cresciuti in biancoceleste e che lottano per il biancoceleste. Simone Inzaghi, da questo punto di vista, è un rivoluzionario. La Lazio ha sempre avuto negli anni un ottimo settore giovanile, ma il passo dell’esordio in Serie A per i giovani italiani si faceva raramente, l’inserimento in prima squadra era sempre tortuoso o semplicemente non avveniva mai: vuoi perchè Roma è sempre stata una piazza esigente e con poca pazianza per aspettare i giovani, vuoi perchè la "cultura dello straniero" si è imposta in Italia negli ultimi anni. Inzaghi, invece, predilige il "made in Italy": si fida dei suoi giovani e li lancia senza problemi. Cataldi, Murgia, Keita e Lombardi erano suoi giocatori nel settore giovanile, ora sono componenti in pianta stabile della sua giovane Lazio. 

I biancocelesti, spinti da Inzaghi e dai suoi giovani, sono quinti in classifica da soli con 18 punti: terzo miglior attacco dietro a Juventus e Roma; e sono gli unici ad aver mandato in gol 11 giocatori della rosa in nove partite di campionato. Ieri la Lazio si è ripresa i tre punti dopo due pareggi amari contro Bologna e Torino. A parte qualche sofferenza nel primo quarto d’ora iniziale, la squadra di Inzaghi ha dominato per tutto l’arco della partita. 19 tiri, ben 12 nello specchio della porta difeso da Storari: il trio d’attacco è andato tutto a segno, sta limando l’intesa e sembra progredire giornata dopo giornata.

Immobile fa in centravanti, si muove tra gli spazi, attacca la profondità, viene in contro al portatore di palla quando serve. Keita parte largo a sinistra ma spesso si accentra sulla trequarti per venirsi a prendere il pallone, duetta con Immobile e cerca l’uno contro uno costantemente: quello di ieri è il suo terzo gol stagionale, è sulla buona strada per battere il suo record di 5 segnature in campionato. Felipe Anderson non sarà appariscente come in quelle 10 partite infuocate di due anni fa, ma il giocatore brasiliano sta trovando un’ottima costanza di rendimento: parte più largo rispetto a Keita, spesso si trova coi piedi sulla linea laterale del campo: corre, si sacrifica, trova lo spunto quando è ispirato (il gol è la ciliegina sulla torta della vittoria biancoceleste). Ora Inzaghi attende il ritorno dei due pilastri Biglia e De Vrij, intanto si gode i suoi giovani ed un attacco bello e scoppiettante.