Bee Taechaubol sembrava essere l'anno scorso il socio ideale per Berlusconi per effettuare il tanto atteso rilancio del Milan. Poi però ci sono stati numerosi intoppi nelle trattative e il fantomatico mr. Bee sembrava essere sparito dai radar. Ora però, con la trattativa tra il presidente del Milan ed un consorzio cinese che sembra essere ad un passo dalla chiusura, l'imprenditore thailandese vuole tornare alla carica. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport.


Mr Bee Taechaubol, l’ultima volta che l’abbiamo vista a Milano è stato il 20 gennaio: perché ricompare proprio adesso, alla vigilia della firma del preliminare di vendita tra Fininvest e il consorzio cinese?
“Onestamente non sono mai scomparso da questa trattativa. Certo, da quando è stata siglata da Fininvest un’esclusiva con un altro consorzio, sono rimasto rispettosamente in attesa. Ma dal dicembre 2014 il mio impegno per chiudere un accordo per acquistare parte dell’Ac Milan non si è mai interrotto. Ed ora, a pochi giorni dalla fine di questa esclusiva, vorrei far sapere ai tifosi del Milan che esiste un’altra possibilità. Che Berlusconi può tenersi il Milan e restarne alla guida”.


Il gruppo che lei rappresentava e che voleva entrare nel Milan esiste ancora?
“Ci sono gruppi e persone fortemente interessate ad aiutarmi in questo accordo. Lo dimostra il fatto che sono stati loro a chiedere di poter entrare in questa trattativa. Il Milan ha un grande appeal in Cina”.


Lei si sente ancora in gioco? Non è un po’ troppo tardi per tentare una “rimonta”?
“E’ tardi? Bah… questi mesi e questa trattativa mi hanno insegnato che c’è sempre una possibilità”.


Da quanto tempo non sente Silvio Berlusconi?
“Sono mesi che non sento direttamente il presidente, ma i contatti con Fininvest non si sono mai interrotti fino alla sigla dell’esclusiva con un altro consorzio. La mia stima nei confronti di Berlusconi è massima, ed è la molla che ha continuato a spingermi a lavorare per questo accordo”.


Ci faccia capire: lei ha trattato quasi per un anno, senza arrivare al closing e proprio mentre il Milan sta passando in mano cinesi torna alla carica?
“La storia di questa trattativa è lunga e complessa. Di sicuro un importante punto di svolta c’è stato lo scorso maggio quando, con un accordo per la cessione della maggioranza già pronto, il presidente Berlusconi ha cambiato idea. Mi ha spiegato che vendere il Milan equivaleva a ‘tagliarsi un braccio’, che il Milan ‘era la sua infanzia e l’aveva costruito con il padre’. Ho capito il suo travaglio interiore e l’ho rispettato. Ma con quelle parole Berlusconi ha fatto capire una cosa anche a me: che il Milan era lui ed era imprescindibile da lui. A quel punto ho cominciato a lavorare ad un accordo per la minoranza. Da sempre la soluzione da lui preferita”.


Passo indietro: perché in un anno di trattative lei e Fininvest non siete mai arrivati al closing?
“Gli investitori che mi appoggiavano si sono tirati indietro. Ho dovuto cercare così altri partner e non è stato facile anche a causa della concomitante crisi delle borse asiatiche. Ma adesso ci sono, sono solidissimi e pronti ad investire”.

C’è una voce che gira da tempo: è vero che Suning Group era nel suo gruppo che lei rappresentava per acquistare il Milan prima di puntare all’Inter?
“Si, ho avuto contatti con il gruppo Suning attraverso Citic bank, ma anche con altre compagnie e società. Un lavoro che mi ha fatto perdere diversi mesi, senza esito”.


E allora veniamo ad oggi: quali sono adesso le sue intenzioni? Ha trovato nuovi investitori oppure ha dalla sua ancora i vecchi partner: insomma, chi appoggia il suo ritorno?
“I miei investitori sono ZHJ Capital e Parantoux Capital, fondi cinesi costituiti da grandi banchieri ed investitori che lavorano a stretto contatto con il principale fondo della Cina di proprietà del Ministero delle Finanze. Quando hanno saputo che Berlusconi era pronto a vendere la maggioranza mi hanno contattato dicendosi disponibili a fornirmi i capitali per una nuova offerta, anche per la minoranza. Ripeto, credo che sia la soluzione migliore per il Milan”.


Ci spiega i dettagli della sua nuova proposta?
“Questa la mia offerta. Acquisto del 48% della società. Immediato stanziamento di 100 milioni per questa sessione di calciomercato e, minimo, altri 100 milioni ogni anno di introiti frutto degli accordi commerciali per i quali ho già una struttura ed un business plan pronti non solo in Cina ma in tutta l’Asia. Ma ci sono altri due punti di forza nel mio progetto: la quotazione in Borsa della società entro due anni come avviene per i grandi club ed il programma voluto anche dal Governo cinese che porterà il calcio nelle scuole di tutto il paese, da decine di milioni di praticanti con il brand Milan. Berlusconi resterebbe presidente e guida della società, continuando ad occuparsi della squadra come ha fatto con grande successo in questi 30 anni e come avevamo concordato lo scorso agosto. Non dimentichiamo che è stato lui a portare il Milan ad essere la squadra più titolata al mondo. Sono pronto a venire a Milano alla scadenza dell’esclusiva e chiudere l’accordo in due settimane”.


Lei negli ultimi giorni ha detto “mi rendo conto che c’è un’esclusiva con i cinesi, ma io sono qui e sono pronto”. Che cosa significa?
“La sorprenderò. Sono talmente convinto che il Milan debba essere e restare di proprietà di Berlusconi che sono comunque pronto a mettere a disposizione tutto il lavoro commerciale fatto anche se non dovesse vendere a nessuno. Se poi Berlusconi volesse fare un Milan tutto italiano da gestire in totale autonomia io gli offrirei il supporto commerciale in Asia”.


Crede che questo basterà per riaprire una breccia nella mente di Silvio Berlusconi?
“Non so se il Presidente abbia già deciso e se questa offerta sia sufficiente per fargli cambiare idea. Sono convinto, ripensando al nostro incontro del maggio scorso, che il Milan è parte della sua vita, della sua famiglia, della loro storia. Ho capito in questi mesi che il calcio in Italia è “vita”. Ho capito che il Milan è e deve restare italiano. Certo. Sono pronto ad investire e lavorare per questa società ma non c’è proprietario e guida migliore possibile che non quella del presidente Berlusconi. Ora ha un’altra possibilità. Sono comunque pronto ad accettare ogni sua decisione e a rispettarla”.