Nel calcio come nella vita, spesso non basta solo il talento per emergere. Per ulteriori informazioni è meglio chiedere a uno che in quanto a talento, abbinato ad incostanza e bravate, se ne intende eccome. Mbaye Niang, il ragazzo che il Milan prelevò dal Caen ormai tre stagioni fa, sembra aver superato quelle perturbazioni che spesso in passato lo avevano portato in basso. 

Ora, l'ex Caen è finalmente un calciatore completo, in grado di far male davanti alla porta e di aiutare la squadra quando serve. Un generoso, che mette la sua corsa al servizio di un Milan in crescita, così come le prestazioni di Mbaye. Dopo il successo sulla Lazio, maturato anche grazie ad un suo gol, ora il Milan si appresta a far visita alla Fiorentina in un match fondamentale per delineare forze e gerarchie in vetta alla classifica. 
Alla vigilia della sfida, Mbaye si è concesso alla Gazzetta dello Sport, ripercorrendo d'un sol fiato una carriera breve ma sempre in bilico tra l'alto e il basso. Niang esordisce citando tutti gli allenatori avuti nell'arco della sua carriera. Da ognuno ha imparato qualcosa di molto prezioso: "Dumas, il mio allenatore al Caen, mi ha insegnato a non avere paura in campo; Allegri mi ha spiegato l’importanza della tattica; Gasperini mi ha rilanciato; Mihajlovic mi voleva già al Torino, lui è simile a Montella. Ecco, con il mister ho un feeling a pelle perché mi ha fatto sentire che mi vuole, dal primo giorno. Mi ha messo al centro del suo progetto: mi parla se ho bisogno o se sbaglio, si interessa a me. Prova affetto per me, vorrei dire. Ci siamo detti cosa ci aspettavamo l’uno dall’altro e continuiamo a farlo".

Niang. Fonte foto: Getty Images Europe.
Niang. Fonte foto: Getty Images Europe.

Il suo tallone d'achille però, ha sempre riguardato faccende extracalcistiche, che non hanno nulla a che fare con allenatori o compagni. Ora invece, Niang ha deciso di dire basta e dare un taglio al passato; il nuovo Mbaye è un professionista che non può concedersi troppe distrazioni: "Ne ho fatte tante, non passava un mese senza che ne facessi una. La peggiore è stata l’incidente in macchina a febbraio, quella mi ha fatto dire basta. Quella della piscina lì per lì per me non era una mattata, l’ho capito dopo. Non ne esistono inedite, perché non so nasconderle. C’è chi ne fa tante e non se ne sa nulla, le mie le conoscono tutti. O sono sfigato o le nascondo male. Effettivamente pubblicare un video non è un buon metodo… Ma adesso basta, l’ho promesso a me stesso e so di poterlo mantenere".
Il Milan, dalla società ai vari allenatori, gli ha dato fiducia. Un ruolo speciale però, è quello ricoperto da Adriano Galliani, come un padre secondo il giovane Mbaye: "Come un padre, ricordo a memoria le sue parole: ‘Sono venuto a Caen per tornare a Milano con te, e stasera torniamo insieme’. Era lì per me e io avevo la valigia già pronta. Mi ha sempre detto che ero giovane, ma al Milan non potevo sbagliare, non potevo fare come i miei coetanei. Non riesco ad immaginare un Milan senza Galliani".

Prima di chiudere svelando come iniziò realmente la sua carriera da calciatore, Niang ci tiene a precisare il feeling naturale con il suo partner d'attacco, Carlos Bacca: "Se c’è lui davanti alla porta io smetto di correre, se non segno sono sicuro che lo farà lui. Ti da tante soluzioni, difende fino alla nostra area e quando vado sul fondo va sempre nella mia zona per farmi recuperare. Che non giochi per la squadra è una scemenza, il nostro pressing comincia da lui. Vincerà la classifica cannonieri: Bacca cinque gol, Icardi sei ma Carlos tira in porta molto meno. Serviamolo di più e tirerà di più".
In chiusura invece, come annunciato, Niang svela un simpatico aneddoto relativo al suo ingresso in prima squadra con il Caen: "Iniziò tutto con una lettera. Avevo sedici anni e il Caen rischiava la retrocessione. Io giocavo nelle giovanili e scrissi una lettera all’allenatore in cui gli dicevo che per salvarsi avrebbe dovuto convocarmi. Il lunedì mattina mi ha convocato. Alla terza partita ho fatto gol, alla penultima ci siamo salvati. Dai suoi controlli, invece, non mi sono salvato: andavo all’allenamento in macchina senza patente. Mi mandò la polizia a casa e mi seguì con le sirene accese. Mi caricò in macchina fingendo di portarmi in caserma, da quel momento non ho fatto cavolate per un po".
Il più bel momento della sua carriera però, resta il gol nel Derby: "Il gol più emozionante è stato quello nel derby dell’anno scorso: un’esplosione, ho lasciato uscire tutto".

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