M'Baye Niang è uno degli elementi che meglio stanno facendo in queste prime giornate di campionato in casa Milan. Montella ha scelto sin da subito di puntare con forza su di lui e l'attaccante francese, a parte l'episodio di Napoli, sta ripagando la fiducia che il nuovo allenatore del Milan ha dimostrato di avere in lui.

Fiducia che riguarda anche altri giovani nati negli anni '90 che si stanno mettendo in mostra in questo Milan. La strada giusta da seguire secondo Niang che spiega a Repubblica i motivi di questa sua convinzione: "Non se ne andrà nessuno. Ci mancavano le certezze, ci mancava di sentirci il Milan: ora abbiamo identità tattica, gruppo unito, solidità difensiva. Io ho già rifiutato offerte importanti e a maggior ragione direi di no oggi. Il progetto fondato sui giovani funziona. In Italia c’è meno paura, anche se alcuni club preferiscono ancora gente più esperta. Noi siamo il mix giusto. I campioni che vincono da soli le partite deresponsabilizzano un po’ gli altri: se ti affidi al gruppo, sei meno vulnerabile, puoi andare lontano. I presupposti ci sono: 7 Under 24 prontissimi. Io avverto la responsabilità: con De Sciglio sono il più esperto. Non mi sento più un giovane. Ho quasi 22 anni e faccio il professionista da quando ne avevo 16. Noi due dobbiamo essere di esempio ai ragazzi veri, come Donnarumma e Locatelli."

M'Baye Niang, panorama.it
M'Baye Niang, panorama.it

Parole importanti così come quelli che sono gli obiettivi personali di Niang per questa stagione: "Le statistiche sulla mia efficacia mi fanno piacere. Non mi sento insostituibile, ma un leader sì. Posso diventare un campione, lavorando duro. Questo Milan vuole dimostrare di essere di nuovo quello che abitava in Champions League." L'Europa in generale deve essere il traguardo per la squadra in questa annata: "Scudetto? Troppo presto. Champions? Nessuno ci immaginava secondi. Se restiamo umili, tutto è possibile: le sorprese ci sono sempre. La Juventus è una svolta: non è imbattibile, l’ha dimostrato l’Inter. E noi dobbiamo tornare in Europa." Ultimo pensiero sulla sua crescita personale fuori dal campo, dove più di una volta è stato suo malgrado al centro delle cronache: " Le cazzate mi hanno fatto crescere. La mia carriera dimostra che lo sport serve a non prendere la strada sbagliata. Non tutti diventano campioni, ma è giusto che tutti ci provino."

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About the author
Francesco Nasato
24 anni, giornalista pubblicista, allievo della scuola di giornalismo dell'Universitá IULM, laureato alla Cattolica di Milano in Linguaggi dei Media. Editor di Vavel Italia, scrivo di calcio e Milan sul web e la carta stampata da quando ho 18 anni