La Nazionale e la gara fondamentale con la Spagna in primo piano come è normale che sia, ma Leonardo Bonucci, in conferenza stampa a Coverciano, non è potuto sfuggire a qualche domanda sul suo passaggio al Milan dalla Juventus. Il nuovo capitano rossonero ha messo da parte la diplomazia per rispondere con chiarezza a tutti quelli che lo hanno accusato a vario titolo per la sua scelta di arrivare a Milanello.

Così Bonucci, nello specifico, sulla sua decisione di salutare i bianconeri: "Ci voleva coraggio, ci volevano le palle per fare la scelta che ho fatto. Ora sono felice di essere nel gruppo rossonero che vuole diventare grande. La fascia di capitano è un grandissimo onore e una doppia responsabilità. Un momento preciso per la mia scelta c'è stato (la tribuna di Oporto, ndr). Con la Juve comunque siamo andati d'amore e d'accordo fino a fine anno e poi ognuno ha preso la propria strada. Sono fortunato di aver fatto parte di una Juve vincente e ora spero di far parte di un Milan anche vincente. Vorrei essere ricordato come un vincente, che è la cosa che conta di più nel calcio. Mettere trofei in bacheca, le chiacchiere le porta il vento. Vorrei metterli anche ora col Milan e con la Nazionale. Sono felice del nuovo percorso e mio figlio Lorenzo lo è ancora di più perché ora può tifare liberamente per il Toro e Belotti. Anzi, spero di riportarlo di nuovo allo stadio".

Pochi giri di parole anche per giudicare le offese che si sono rovesciate su di lui dai social network: "Ormai siamo in un'era in cui possono parlare e scrivere tutti. Non mi ha sorpreso. E' stato brutto vedere cattiverie gratuite su persone che non c'entrano (il figlio, ndr), Il problema dell'Italia è questo. Occorrerebbe fare un esame di coscienza, valutare bene e non esprimere cattiverie gratuite. Quello che mi ha dato più fastidio sono state le parole infame, traditore e mercenario, aggettivi pesanti per uno che ha dato sempre tutto. Quello che guadagnavo alla Juve si avvicina molto a quello che guadagno al Milan. Quindi è offensivo perché non sono stato mercenario. Poi non ho tradito perché le mie scelte le avevo fatte. Infame, infine, non lo sono stato verso nessuno. Ho scelto il Milan e mi sono rimesso in discussione. Alla Juve io non manco, ha tanti grandi giocatori. Di sicuro a loro rode prendere gol, ma non dipende dalla mia assenza. Se non avessi giocato come quei grandi campioni bianconeri potevo fare ben poco".

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About the author
Francesco Nasato
24 anni, giornalista pubblicista, allievo della scuola di giornalismo dell'Universitá IULM, laureato alla Cattolica di Milano in Linguaggi dei Media. Editor di Vavel Italia, scrivo di calcio e Milan sul web e la carta stampata da quando ho 18 anni