All'indomani della cessione - quasi del tutto ufficializzata - di Gonzalo Higuain alla Juventus, in casa Napoli si prova a fare di tutto pur di far dimenticare, per quanto possibile, la partenza del Pipita. In primis, avere ottenuto dal pagamento della clausola rescissoria dell'attaccante argentino una cifra molto più alta rispetto a quello che sarebbe il suo reale valore è già di per sè un aspetto molto positivo, soprattutto se, ai circa 95 milioni della cessione si andranno ad aggiungere - in ottica mercato - gli introiti della partecipazione alla prossima Champions League. 

Un bottino non da poco, soprattutto se si considera il non esaltante fatturato del sodalizio partenopeo che ha quasi sempre costretto il presidente De Laurentiis ad agire con oculatezza - e forse fin troppa parsimonia - nei suoi affari. Non stavolta. L'incasso record - terzo di tutti i tempi in attesa della vendita di Pogba - rischia di assumere un effetto boomerang che potrebbe paradossalmente ritorcersi nei confronti del patron, che si vedrà quasi costretto a reinvestire totalmente la cifra appena incassata per placare l'ira della piazza partenopea. L'obiettivo, partendo dalle dichiarazioni del numero uno di qualche giorno fa, sarà quello di rinforzare la squadra, con lungimiranza e determinazione, fissando gli obiettivi così come De Laurentiis stesso aveva dichiarato apertamente: "cerco un terzino, uno o due centrocampisti ed un attaccante qualora partisse Higuain". 

Detto, fatto. Ma da chi ripartire? Come si sostituisce il Pipita? Semplice, non si sostituisce, perché un calciatore dalle caratteristiche tecniche dell'ex Real difficilmente si trova su piazza e, soprattutto, chi arriverà all'ombra del Vesuvio dovrà essere anche pronto a caricarsi sulle spalle l'onere e l'onore - con annessa pressione - di essere l'erede di mister 36 gol. Eredità pesante alquanto, che verrebbe accolta soltanto in parte da chi, a questi livelli, ci ha già giocato. Le strade del Napoli, in tal senso, sembrano portare a Carlos Bacca, preferito per curriculum, esperienza internazionale e per bottino di marcature in quasi tutte le competizioni alle quali ha partecipato, mentre Mauro Icardi, da questo punto di vista, non fornisce le stesse garanzie. L'argentino ex Samp è forse ancora troppo giovane e poco abituato a platee internazionali degne della Champions League per sostituire Higuain, tuttavia l'interista sembra avere le stimmate del campione, ed un colpo ad effetto - a dir poco cinematografico - è tutt'altro che impossibile. 

La dirigenza partenopea sarà chiamata a scegliere una delle due strade, entrambe percorribili, attorno alle quali si svilupperanno anche le altre trattative per rinforzare l'organico a disposizione di Sarri. Da non sottovalutare la posizione di Gabbiadini, messosi in mostra anche ieri sera con una doppietta al Trento. Manolo potrebbe ritagliarsi in assenza dell'ingombrante presenza di Higuain la porzione di spazio che merita. In alternativa, qualora non avesse soddisfatto ancora l'ex empolese per movimenti e sacrificio, l'ex blucerchiato potrebbe partire per far spazio ad un centravanti di ruolo altrettanto futuribile, con il nome di Arkadiusz Milik che è tornato prepotentemente in auge.

Attacco ma non solo. È il centrocampo, da sempre, il reparto sul quale gli sforzi del Napoli devono concentrarsi: molto dipenderà anche dall'esborso fatto in attacco, ma uno tra Herrera- pallino della prima ora - e Tolisso, dovrebbero arrivare. Non è da scartare inoltre l'opzione di un secondo arrivo, di una mezzala in grado di dare fiato ad Hamsik o, all'occorrenza, anche a Jorginho. Diawara del Bologna è un nome che potrebbe essere giusto per parametri economici ed anagrafici alle richieste dei partenopei, vogliosi di puntare anche su giovani già validi oltre che di prospettiva. Infine, il capitolo terzino, con Widmer che è tornato in pole position dopo i problemi di Santon. 

Quattro, forse cinque acquisti che innalzerebbero la qualità media della squadra e parzialmente potrebbero far dimenticare la partenza di Higuain. La strada per innalzare il monte ingaggi e puntare ad un ulteriore step di crescita sembra segnata. Ora spetta al patron degli azzurri non deludere le aspettative di una piazza ferita nell'orgoglio che brama all'idea di una vendetta sul campo.