In un mondo come quello del calcio moderno, fatto di una sfrenata mondanità e di una voglia sempre più smodata di cambiare aria e di essere trascinati in giro per il mondo dai propri procuratori, è sempre più difficile trovare calciatori che si leghino indissolubilmente ad un colore, ad una maglia, ad una squadra. Era il caso delle bandiere del passato, da Paolo Maldini ad Alex Del Piero, per tornare ai giorni d'oggi a Francesco Totti, al meno pubblicizzato Francesco Magnanelli, ed infine a Marek Hamsik

Già, perché lo slovacco ex Brescia si è legato in passato e si legherà quest'oggi per i prossimi cinque anni della sua carriera alla maglia del Napoli, un amore viscerale nato dal primo giorno nel quale si presentò all'ombra del Vesuvio. Da timido ed introverso talento in erba a simbolo della crescita di una società, trascinata in campo dalle prodezze del numero 17. Dopo il compleanno festeggiato a Dimaro con la squadra, il regalo propostogli dal presidente De Laurentiis è un contratto che renda omaggio al decennio trascorso dal talento nativo di Banska Bystrica, cresciuto tra le fila dello Slovan Bratislava prima di passare alle rondinelle bresciane. 

E' cresciuto Hamsik, forgiato dalle mille battaglie ed anche dalle mille critiche piovutegli addosso per un salto di qualità ed un percorso di maturazione mai del tutto concluso. Tutt'altro. La dimostrazione ultima è stata l'affermazione della sua Slovacchia al Mondiale, che così come il Napoli di Sarri pendeva letteralmente dalle labbra del suo capitano, specchiandosi nelle sue prodezze balistiche e nella sua cresta splendente. 

L'immagine nel mondo del Napoli è il suo capitano, e Marek Hamsik lo sarà per i prossimi anni, consolidando un rapporto ed un matrimonio felice e fortemente voluto dal calciatore, che ha sempre messo in primo piano il senso d'appartenenza alla maglia, confermandolo davanti alle continue richieste dall'Italia e dall'Europa tutta. "No, grazie", con garbo ed educazione: questi i suoi modi gentili. Quelli di un uomo ed un signore, uno degli ultimi baluardi di un calcio sempre meno romantico e passionale.