Otto partite rappresentano circa il 20% di un intero campionato. Alle 17 di domani Roma e Napoli avranno appena concluso la loro ottava partita stagionale in campo nazionale e, sicuramente, non si potranno trarre delle conclusioni definitive sullo stato di salute e sulle prospettive a medio-lungo termine delle due squadre. Tuttavia la partita di domani assume comunque un'importanza fondamentale per le due compagini, e non solo per i ben noti episodi di violenza di cui si è parlato sin troppo. In caso di vittoria di una delle due squadre, la Juventus, già ampiamente accreditata dei favori del pronostico, alle 20 e 45 avrebbe la possibilità di mettere, con una vittoria contro l'Udinese,  ben otto (in caso di sconfitta della Roma) o sette (in caso di sconfitta del Napoli) punti fra sè ed una delle rivali più agguerrite. Insomma, il rischio è quello di parlare di un campionato già ammazzato dopo sole otto giornate. Rischio che si acuirebbe ancora di più in caso di pareggio.

Discorsi del genere però lasciano sempre il tempo che trovano, ed è proprio per questo che il derby del Sole riveste un'importanza più personale per le due squadre che complessiva nell'ottica dell'intero campionato. Napoli e Roma arrivano a questo appuntamento con stati d'animo completamente diversi: il Napoli è reduce da due bruttissime avventure, la prima sul campo, a Bergamo contro l'Atalanta, dove è arrivata la prima sconfitta stagionale, la seconda dall'infermeria, con il grave infortunio occorso ad Arkadiusz Milik, che tanto bene aveva fatto nei primi due mesi in azzurro. 

Insigne in azione contro Florenzi lo scorso anno al San Paolo - Foto Getty Images
Insigne in azione contro Florenzi lo scorso anno al San Paolo - Foto Getty Images

La Roma, invece, è reduce da due vittorie consecutive, una in Europa contro i rumeni dell'Asta Giurgiu ed una in campionato contro l'Inter, precedute e seguite dalle ormai note vicissitudini societarie (dimissioni di Sabatini, polemiche fra Ilary Blasi e Spalletti, questione Nainggolan ecc.), sempre più lo specchio di un turbinio emozionale legato ad un ambiente che spesso e volentieri si dimostra bollente e impaziente. La squadra però sta dimostrando la capacità di continuare a sviluppare il suo calcio indipendentemente da quello che accade all'esterno, dando continuità al progetto tecnico di Spalletti

Lo scorso campionato i due confronti diretti sorrisero alla Roma, che, dopo lo 0-0 del S.Paolo riuscì ad imporsi per 1-0 all'Olimpico nel match di ritorno, riaccendendo così la speranza di soffiare il secondo posto in classifica proprio ai partenopei. In entrambe le occasioni, però, il risultato andò strettissimo agli azzurri, che all'andata si trovarono di fronte una Roma, allora allenata ancora da Rudi Garcia, che fece partita di solo contenimento senza mai impensierire la retroguardia partenopea. Furono almeno sei le palle gol nitide (una clamorosa per Marek Hamsik) non sfruttare a dovere. Lo stesso numero di occasioni da rete costruite al ritorno (con un paio di interventi eccezionali di Sczcesny), con lo stesso risultato. Partite irripetibili, molti dicono. Ma il calcio, si sa, è eccezionale proprio per la sua imprevedibilità.

Cosa aspettarsi dunque da questa partita? Come la stanno preparando i due allenatori?

In casa Roma la situazione appare abbastanza fluida, malleabile, in continuo divenire. Spalletti sembrava dover essere costretto rinunciare a Nainggolan, almeno nell'undici titolare, ma complici le assenze dell'ultimo minuto di Strootman e Bruno Peres, dovrebbe riproporre lo stesso 4-2-3-1 visto contro l'Inter con Dzeko terminale offensivo definitivamente ritrovato (la doppietta siglata in nazionale ne è la riprova) e Florenzi che dovrebbe passare dal centro del terzetto dei trequartisti alla corsia destra della difesa, facendo compagnia a Salah e lasciando il posto sulla trequarti proprio a Nainggolan, costretto a scendere in campo pur non al massimo della forma. Sulla corsia mancina invece dovrebbero agire Juan Jesus e Perotti, con Paredes e De Rossi in mezzo. Fazio, Manolas e Sczcesny dovrebbero completare l'undici titolare. Sopratutto Manolas è in grande spolvero in questo periodo e sarà di fondamentale importanza il suo contributo in fase difensiva soprattutto nelle scalate a proteggere la zona di campo lasciata scoperta da Peres e Florenzi.  

Spalletti ad ogni modo scioglierà i dubbi di formazione solo domani mattina, anche le scelte di formazione appaiono a questo punto obbligate

L'atteggiamento della Roma è di difficile previsione, in quanto la squadra di Spalletti in più occasioni quest'anno si è dimostrata camaleontica, cambiando il suo modo di giocare a seconda dell'avversario. E' però plausbile immaginare uno scenario in cui la squadra giallorossa imposterà la partita soprattutto sulla ricerca della profondità immediata, con Dzeko che presumibilmente si abbasserà molto in modo da scambiare con Nainggolan e Paredes, ai quali spetterà il compito di servire subito in profondità Perotti e, soprattutto, Salah. Sul giocatore egiziano con tutta probabilità si concentreranno le attenzioni di Spalletti e Sarri. L'allenatore ex-Zenit è ben consapevole delle difficoltà evidenti di Ghoulam di tenere ed inseguire l'uomo alle spalle e cercherà in ogni modo di approfittare di tale situazione. Abbassando Nainggolan ad uomo su Jorginho, inoltre, cercherà di bloccare, come moltissime squadre nel recente passato, gli scambi nello stretto del Napoli, fondamentali nel gioco di Sarri per far partire l'azione. A Paredes e De Rossi il compito di dare man forte alla difesa sulle scorribande di Hamsik ed Allan (o Zielinski), senza però schiacciarsi troppo sulla linea difensiva, il vero problema della Roma, che spesso si trova spezzata in due tronconi a causa della tendenza dei suoi centrocampisti, e di Juan Jesus, ad accentrarsi e portarsi a ridossi dei centrali difensivi. Attenzione, sempre, a Francesco Totti, la vera arma in più di questa Roma, soprattutto se la partita dovesse mettersi in salita. 

Il Napoli di Maurizio Sarri, al contrario della Roma, è la squadra meno camaleontica che si possa ammirare su un campo da calcio italiano, e se da un certo punto di vista questa capacità di essere sempre uguali a sè stessi dando grande continuità al proprio gioco è l'arma in più di questa squadra, da un'altra prospettiva questa attitudine è anche il grande difetto del Napoli, che fatta eccezione per qualche sporadico episodio (la trasferta di Kiev, ad esempio) riesce a vincere solo brillando, dopo aver dominato tatticamente e tecnicamente l'avversario. Gli occhi di moltissimi spettatori saranno sicuramente puntati su Manolo Gabbiadini, chiamato subito a riempire il vuoto lasciato da Milik.

La partita però, per caratteristiche e caratura dell'avversario, non è proprio delle più adatte per permettere al talento di Calcinate di sfoderare tutto le sue armi migliori. Con una linea difensiva giallorossa sempre molto vicina ai due centrali di centrocampo, Gabbiadini si troverà costretto con buona probabilità a rinunciare alla possibilità di ricevere il pallone sulla trequarti sui piedi, fronte alla porta. Proprio per questo motivo una delle chiavi tattiche della partita sarà la capacità di Gabbiadini di attaccare la profondità alle spalle di Fazio, in modo da allungare la squadra giallorossa costringendola a scappare indietro. Il numero 23 azzurro non preferisce tale tipo di movimento nè tantomeno riesce con continuità a tenere il pallone in modo da far risalire la squadra. Dovrà necessariamente ampliare il suo bagaglio tecnico nel minor tempo possibile se vuole essere un giocatore d'impatto notevole, abbinando al suo favoloso sinistro le giuste movenze. La partita del Napoli si giocherà però soprattutto sugli esterni, sia quelli difensivi che offensivi. I primi (Ghoulam ed Hysai) soprattutto saranno chiamati ad un lavoro arduo, dovendo contenere i forti esterni giallorossi e contemporaneamente appoggiare l'azione in modo da costringere a profondi ripiegamenti difensivi Salah e Perotti, togliendo così la profondità a quest'ultimi sulle successive ripartenze. Agli esterni offensivi (Callejon ed Insigne, leggermente favorito su Mertens) sarà invece affidato il compito di far ammattire Juan Jesus e soprattutto Peres, spesso in affanno in fase difensiva soprattutto se attaccato sul piede debole, il sinistro.

Hamsik ed Insigne si disperano dopo lo 0-0 dell'andata lo scorso anno. Manolas meno - Foto Getty Images
Hamsik ed Insigne si disperano dopo lo 0-0 dell'andata lo scorso anno. Manolas meno - Foto Getty Images

In tal senso la tendenza di Insigne e Mertens a rientrare potrebbe essere l'arma giusta per far capitolare la retroguardia giallorossa. Il centrocampo azzurro (Hamsik, Jorginho ed Allan i favoriti per le tre maglie da titolare, con il solito Zielinski pronto a subentrare) si troverà ad affrontare avversari di tutto rispetto, e Sarri si aspetta soprattutto dai piedi e dall'intelligenza tattica di Marek Hamsik quel qualcosa in più che sta mancando nelle ultime uscite (sopratutto in trasferta). Maksimovic e Koulibaly, davanti al solito Pepe Reina, dovrebbero completare l'undici azzurro, con Albiol che sino all'ultimo tenterà di recuperare per rispondere alla chiamata alle armi. Lo Dzeko visto in questo scorcio di stagione potrebbe rivelarsi un cliente molto difficile, e sarà importante anticipare il bosniaco nel maggior numero di occasioni possibili e seguirlo molto attentamente quando sono gli esterni ad avere il pallone fra i piedi, impedendogli una comoda ricezione negli ultimi sedici metri.

Napoli e Roma si affrontano fra tanti presupposti di bel calcio ed in molti si aspettano una partita scoppiettante e ricca di gol (difese quasi sempre bucate sino ad ora). Tutti però si aspettano soprattutto un clima sereno e festoso, dove una vittoria dello sport per una volta conta tanto quanto la vittoria della propria squadra del cuore.