Molti tifosi ed opinionisti, nell'ultimo giorno di Agosto, e nei giorni successivi, dopo una telenovela di mercato lunga più di due anni, criticarono e quasi sbeffeggiarono il Napoli per l'acquisto di Nikola Maksimovic, pagato la bellezza di 25 milioni dal club di De Laurentiis (5 milioni per il prestito oneroso e 20 milioni per l'obbligo di riscatto).

Troppi soldi per un giocatore che fino a quel momento aveva giocato "solo" nel Torino, in una linea difensiva il più delle volte a 3, prerogativa del sistema di gioco di Giampiero Ventura, attuale commisario tecnico della nazionale, allora allenatore dei granata. In particolare, del giocatore preoccupavano sia la tenuta fisica, tutta da testare in seguito all'infortunio occorso ad inizio stagione (frattura del metatarso che ha tenuto lontano dai campi di gioco Maksimovic per tre mesi), sia l'eventuale scarsa capacità di adattamento in un nuovo sistema difensivo, ossia la difesa a 4 di mister Maurizio Sarri.

Il calcio è però meraviglioso proprio per la semplicità e la rapidità in cui può far ricredere e cambiare idea alle persone in pochissimo tempo. Ed il tempo, in questo caso, è quantificabile in 80 minuti. Poco più di un'ora di gioco. Tanti sono stati i minuti giocati da Nikola Maksimovic nella sua prima apparizione in maglia azzurra, il 28 Settembre, allo stadio San Paolo, contro un avversario di tutto rispetto, il Benfica. Dieci minuti dopo l'inizio della partita, su un affondo sulla corsia sinistra di Grimaldo, Raul Albiol si accascia al suolo tenendosi la gamba sinistra (elongazione del bicipite femorale sinistro sarà poi il responso medico). Maurizio Sarri, che fino a pochi giorni prima aveva dichiarato alla stampa che i nuovi acquisti in casa Napoli erano ancora molto indietro di condizione (forse per proteggerli da eccessivo entusiamo ed aspettative), fa alzare dalla panchina il gigante serbo. Che non giocava una partita ufficiale da sei mesi ed aveva saltato quasi tutta la preparazione estiva, essendo scappato in Serbia dopo aver rotto con la società. Risultato: dopo circa dieci minuti di adattamento, Nikola risponde con una prestazione da migliore in campo, rendendo evidente il motivo per il quale Cristiano Giuntoli e Maurizio Sarri lo hanno voluto fortemente  in estate, non come semplice riserva di Albiol e Koulibaly ma come titolare aggiunto. E, nonostante nelle successive partite contro Roma ed Atalanta siano arrivate dolorose sconfitte per gli azzurri, Maksimovic non ha affatto demeritato. E domenica contro il Crotone ha lasciato il segno nella vittoria scaccia-crisi con il suo primo gol in serie A.

Ed è per questo che in un periodo storico dove di forti difensori c'è penuria totale, i 25 milioni spesi per Maksimovic devono essere letti in maniera precisa e contestualizzata. Il ragazzo, in primis, è un classe 1991, ed è quindi nel pieno della sua maturazione calcistica. Inoltre è un nazionale, e soprattutto abbina ad una buona gamba (vista soprattutto a Torino con le continue sgroppate sulla fascia destra, partendo dalla difesa) una discreta tecnica di base, che spesso gli consente di ricercare la profondità tramite lanci lunghi o filtranti alla ricerca del movimento degli esterni. E queste sono esattamente le caratteristiche ideali del perfetto difensore centrale nella mente di Sarri, che vuole difensori in grado di poter scambiare tranquillamente il pallone con i centrocampisti e gli attaccanti e che devono essere pronti ad effettuare profondi ripiegamenti difensivi qualora gli avversari dovessero scappare alle spalle della (sempre altissima) retroguardia. Ciò che a Maksimovic manca in questo momento, e che, oltre alle ovvie questioni fisiche, gli ha fatto preferire in più circostanze Albiol, è la leadership necessaria a guidare la linea a quattro del Napoli. Leadership che può essere acquisita solo con l'esperienza e, quindi, con il tempo. Forse non basteranno altri novanta minuti, ma il Napoli e Maksimovic non hanno fretta, potendo contare su tante alternative nel reparto difensivo.

Il presente dice che ormai il centrale ex-Torino è da considerarsi a tutti gli effetti un "titolarissimo" del Napoli, nonostante possa e debba ancora migliorare. Ma, almeno per adesso, ha fatto ricredere tutti gli scettici e gli economisti del mondo del pallone che di numeri, a quanto pare, spesso ci capiscono poco e nulla. Un primo, grande sassolino che esce dalla scarpa, in attesa di raggiungere traguardi sempre più distanti.