Per la seconda volta in tre anni il Napoli scivola sulla buccia di banana europea di stampo ucraino. In principio fu il Dnipro, chiusosi a riccio nel catino di Fuorigrotta nell'andata delle semifinali di Europa League. Non più tardi di 48 ore fa, ci ha pensato la Dinamo Kiev, ostica e rognosa lontano da casa, a frenare la cavalcata azzurra verso gli ottavi. Due partite simili per certi versi, nelle quali la squadra di casa era costretta a vincere per fare quel passo in più verso la consacrazione continentale, mentale quanto tecnica.Eppure, all'indomani della quinta giornata della fase a gironi della Champions League versione 2016-17, il bilancio dei partenopei parla di più delusioni e frustrazioni - oltre che di occasioni perse - che altro.

Un incredibile e quanto mai atteso passo all'indietro, come un gambero che stenta a riconoscere il suo destino e per la terza volta di fila lo rinnega, allontanandolo sempre più. Certo é che quello stesso destino è sempre saldamente nelle mani di Maurizio Sarri e compagni, obbligati però a non perdere a Lisbona per salvaguardare il prosieguo della stagione. Perdere questa possibilità, dopo aver conquistato sei punti nelle prime due giornate, sarebbe un delitto dei più efferati, senza giustificazione né attenuante alcuna.

A perdere, per ora, faccia e risultato - perché al netto dello 0-0 e del punto in classifica il Napoli é uscito clamorosamente sconfitto mentalmente dal San Paolo mercoledì sera - sono proprio la società, ancora rumorosamente assente da dichiarazioni e conforto, ma soprattutto il tecnico degli azzurri. Sarri scivola a sua volta sugli errori del passato, sulla rabbia per una prestazione deludente da tutti i punti di vista, sciapa di fame e cattiveria agonistica, e soprattutto cade nella trappola della delusione sentimentale, cedendo ancora una volta ai sentimenti.

Quando il cuore e le emozioni superano la ragione si possono commettere gravi errori e quello del tecnico è quello di mostrarsi ancora una volta fragile e deluso. Sarri si annulla, si contraddice a quel che fu il suo cavallo di battaglia nel giorno dell'arrivo a Napoli. Da uno di provincia, affamato come pochi anche quando si gioca a biglie sulla spiaggia, mai e poi mai ci si sarebbe aspettato una resa così incondizionata. Mai il carattere focoso del tecnico è apparso così sopito e abbattuto.

Il risultato è una serie di giustificazioni che non fanno altro che creare alibi alla squadra, mentre una stilettata delle sue, in toscano verace di pancia, avrebbe potuto e dovuto sortire effetto ben contrario. Stavolta no, Sarri sceglie la via della resa, quantomeno davanti alle telecamere, sperando che in privato le cose siano andate diversamente. Un boccone amarissimo da deglutire, ma che il Napoli deve saper archiviare per non sprecare parte di una stagione già in parte pregiudicata.