Il Napoli corre. Il Napoli diverte. Il Napoli vince. Queste tre asserzioni rappresentano la filosofia di gioco di Maurizio Sarri, arrivato in Campania come tecnico di provincia, ma che pian piano si sta affermando con la forza del gioco anche a livello continentale, in attesa degli ottavi in programma a Febbraio.

Il capolavoro di Lisbona - Contro il Benfica sarebbe bastato pareggiare per strappare un pass per gli ottavi, ma il tecnico toscano aveva preannunciato una formazione da battaglia, muscolare ma come al solito propositiva, per provare a fare il colpo esterno in terra portoghese, inculcando nuova linfa alla mentalità europea della giovane squadra azzurra. Rispetto alla gara con l'inter di 5 giorni fa un solo cambio: Allan per Zielinski. Già questo basterebbe per mostrare la crescita del mister toscano, non più legato a doppio filo al gruppo di 12/13 titolarissimi, ma disposto, se messo nelle adeguate condizioni dalla ricchezza della rosa, ad alternare i suoi per mantenere sempre inalterato il ritmo dei match. Il brasiliano e Diawara a fare da frangiflutti davanti alla difesa, quasi mai in difficoltà nel primo tempo, se non per un paio di disattenzioni dovute alla superficialità e all'emozione del giovane guineano. Hamsik ad inventare calcio nel ruolo di mezz'ala sinistra e Callejon con i suoi continui tagli per tagliare in due la difesa avversaria.

Il primo tempo si conclude a reti bianche, la Dinamo Kiev è avanti nel punteggio e negli uomini contro il Besiktas, si gioca soltanto per il primo posto. Sarri chiede e ottiene uno sforzo di mentalità dalla sua squadra, senza accontentarsi di un pareggio che, comunque, sarebbe stato gradito ad entrambe le contendenti. E allora, come ampiamente annunciato nella sua perfetta lettura pre-partita, inserisce Mertens, l'uomo in grado di dare il cambio di passo. Dopo 15 minuti dal suo ingresso il Napoli è sul 2-0, partita finita, gli azzurri vanno agli ottavi.

La forza del gioco - E' probabilmente questa la più grande vittoria della gestione Sarri. Eccezion fatta per la partita contro l'Atalanta, il Napoli, anche nelle sconfitte, ha sempre messo in campo la sua arma principale, il fraseggio; talvolta sterile, talvolta efficace, non vi ha, tuttavia, mai rinunciato, per espressa richiesta del condottiero in panchina, il quale, a ragione, è sempre stato convinto della bontà delle sue idee. Idee che, però, anche se mai in pubblico, lo stesso Sarri ha messo in discussione, come emerge da analisi attenta delle partite degli azzurri. Ieri, ad esempio, Insigne ha giocato non da ala, ma quasi da trequartista, lasciando libero Ghoulam di involarsi lungo la tanto amata fascia sinistra, creando sconquassi nella difesa lusitana. Il tecnico toscano ha dimostrato anche di poter rinunciare al regista vero e proprio, per privilegiare uomini con maggiore propensione difensiva, quali Diawara e Allan, senza rimanere necessariamente ancorato al paradigma della qualità ad ogni costo.

Le rotazioni e le prospettive-  La crescita definitiva di Sarri e del Napoli con lui, potrà, però, essere valutata soltanto sul lungo periodo e, in particolar modo, da oggi fino a metà febbraio, quando si tornerà in campo per gli ottavi. Fino ad allora, gli azzurri dovranno soltanto concentrarsi sul campionato, dove troveranno difese ben più chiuse rispetto a quelle affrontate in Europa. Domenica il primo passo: il Napoli va a Cagliari, campo notoriamente ostico per i colori azzurri; dovrebbe partire titolare Jorginho, vista anche la minor lucidità dimostrata da Diawara al Da Luz, affiancato da Zielinski e l'intoccabile Hamsik. In attacco nuovamente spazio a Mertens al centro del tridente. Come appare evidente, saranno le rotazioni, soprattutto a centrocampo, a risultare decisive nel cambio di passo del Napoli: Sarri ha lentamente inserito anche Marko Rog, fino alla settimana scorsa oggetto misterioso del mercato, oggi giocatore versatile, abile e arruolabile a partita in corso. Soltanto il tecnico può avere pienamente il polso dello spogliatoio e conoscere il momento giusto nel quale far esordire un giocatore. D'altronde, ieri il Napoli ha finito la partita con una linea mediana con una media di età di 21 anni: che non si dica, dunque, che ha paura di far giocare i giovani.