Un anno di Napoli: uno spettacolo tra gioie, dolori e una crescita costante

Gol e spettacolo, ma soprattutto gioie e delusioni, fisiologiche, per provare a crescere ancora sotto il profilo del carattere e guardare al futuro con maggiore fiducia. Il tutto in dieci, caratteristiche, istantanee dell'anno solare degli azzurri.

Un anno di Napoli: uno spettacolo tra gioie, dolori e una crescita costante
Un anno di Napoli: uno spettacolo tra gioie, dolori ed una crescita costante
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Di Andrea Bugno

Si è chiuso con il pareggio di Firenze l'anno solare del Napoli di Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri. Un anno ricco di gol e di spettacolo, che ha attestato e confermato la crescita della società partenopea, capace fino a dieci giornate dal termine dello scorso campionato di rendere pan per focaccia ad una Juventus onnivora. Una crescita costante quella del sodalizio partenopeo, dal punto di vista della qualità di una rosa sempre più competitiva ed anche caratteriale, che nella seconda metà di 2016 nonostante qualche passaggio fisiologico a vuoto, ha visto gli azzurri confermare questi progressi anche in Europa, con il raggiungimento della fase ad eliminazione diretta della Champions League. 

Sotto l'albero di Natale il Napoli ha trovato il Real Madrid, visto non come un avversario insormontabile da affrontare, bensì come un premio, un regalo, contro il quale testare le proprie velleità di ulteriore sviluppo. Ci sarà tempo per pensare alla sfida degli ottavi di Champions contro le merengues, nel frattempo ripercorriamo i dieci passi salienti della cavalcata del Napoli verso questo prestigiosissimo traguardo, frutto di lavoro, idee e spettacolo. 

1 - Il principio. Sebbene la stagione delle manite si era già aperta con quelle alla Lazio e quelle di Europa League, il Napoli per ricordarsi come si fa, a Frosinone, con l'arrivo del nuovo anno, sfoggiò l'oramai solita prestazione di esuberanza tecnica e tattica per annichilire i ciociari al Matusa. Trascinati da Higuain, i partenopei si imposero 1-5, archiviando così il titolo di campioni d'inverno. 

2 - Il tracollo. L'immagine forse peggiore dell'anno solare è quella che un Napoli oramai sull'orlo di una crisi di nervi mette in scena al Friuli di Udine. Ambizioni e sogni di gloria svaniscono nel nefasto pomeriggio contro l'Udinese: a margine, sullo sfondo, la sconfitta, in primo piano lo sfogo del Pipita indemoniato. Una caduta, tecnica e morale, che fa malissimo moralmente al gruppo, dalla quale a fatica gli azzurri riescono a rialzarsi, ma che tempra e forgia il carattere. Come tutte le sconfitte. 

3 - La gioia. La festa, dopo la paura di non farcela. La Champions nel mirino. Un record nel mirino. Napoli-Frosinone è una delle immagini più belle della stagione dei partenopei. La rovesciata di Higuain entra nella storia del calcio, la cavalcata degli azzurri viene premiata con il ritorno nell'Europa che conta. Un pregio, un merito, un vanto. Un traguardo meritato, al netto di una strepitosa rimonta della Roma di Spalletti, rigettata a suon di gol e di bel gioco. Il marchio Sarri sul secondo posto: Napoli sogna, torna a gioire, in quello che appare un crepuscolo difficilmente migliorabile. Ed invece...

4 - Il tradimento. Dopo la sconfitta sul campo, arriva in estate anche quella in esterna. I dissidi, i malumori, le frasi campate in aria, prima dell'inevitabile addio. Higuain lascia Napoli, nel modo peggiore possibile: non tanto per la destinazione scelta (professionalmente insindacabile), bensì per un modus operandi che tutt'oggi difficilmente va giù al popolo partenopeo. Una mano stavolta non lava l'altra, l'onta da cancellare sembra fin troppo grossa soprattutto ricordando due mesi prima quanto fatto al Frosinone. E' il calcio. E' la vita. 

5 - Crescita costante. Passa dal mercato il futuro del Napoli, che si tinge di una tonalità viva di rosa. Prima Milik, successivamente Zielinski, poi Diawara, Rog e Maksimovic. Sarri e la dirigenza partenopea puntano al meglio in termini di gioventù e futuribilità, senza disdegnare il presente. Già, perché dopo un fisiologico periodo di adattamento ai sistemi sarriani, i nuovi acquisti fanno la differenza, in positivo, anche in campo. Il futuro è adesso, segnale di una crescita esponenziale che non sembra avere fine nè porsi limiti. 

6 - Il nuovo Re Mida. E' un Napoli Higuain-dipendente. Anche no. Chiaro, avere un valore assoluto come l'argentino in squadra aumenta e non poco la pericolosità della squadra partenopea, ma l'arrivo di Arkadiusz Milik, fin troppo bistrattato per un paio di errori ad Euro 2016 regala al Napoli la migliore risposta che si poteva avere dopo l'addio del centravanti di Brest. Gol a raffica, movimenti impeccabili: il Napoli si diverte con Milik, il nuovo Re Mida, che gioca e segna, entra dalla panchina e cambia volto alle partite. Il Napoli è Sarri-dipendente e l'irruenza con la quale il giovanissimo polacco si prende la squadra lo dimostra. La sfortuna, però, ci mette lo zampino. 

7 - Destino. Inevitabile farci i conti. Era scritto, lo si leggeva nelle pieghe di una partita che sembrava già essere stata giocata. Ancora una volta, il Napoli fa i conti con il fato. Con sè stesso più che altro. Perché al netto dello splendido gol di Higuain, condito da fame e rabbia, dalla voglia di arrivare per primo su un pallone vagante, il Napoli incontra un'altra fase di crescita del proprio cammino: destino, appunto. Perché per arrivare all'uva, bisogna passare da mille peripezie, da tantissime delusioni, anche dalle più cocenti. Il gol del 2-1 di "core 'ngrato", forse, è l'apice dell'amarezza, un acino di pepe macinato sulla lingua nel momento apparentemente migliore di una gara sostanzialmente equilibrata. Come sei mesi prima, con Zaza, stavolta Higuain. Il Napoli cade ancora, ma dall'ennesima caduta si rialza con personalità ed orgoglio. 

8 - Resilienza. Ancora una volta al tappeto, dentro e fuori dal campo, il Napoli dimostra il carattere giusto per rialzarsi nel momento più difficile della stagione. Ci sono le prestazioni, mancano tuttavia i risultati, che arrivano nell'ultimo mese dell'anno solare dopo un travaglio lungo circa trenta giorni. In sette minuti, contro l'Inter, il Napoli letteralmente scoppia, dando il là ad una escalation di prestazioni e vittorie, culminate (guarda caso) con le cinquine a Cagliari e Torino. In mezzo, la vittoria più importante, quella della sofferenza ma anche della personalità: a Lisbona il Napoli archivia la pratica primo posto nel girone di Champions. Anche in questo caso, un vanto, un pregio, un vessillo da portare alto. Un risultato prestigiosissimo, seppur effimero. 

9 - Spettacolo. Negli occhi di tutti, il miglior Napoli di sempre in termini di gioco espresso. Non ce ne voglia l'undici di Maradona, sì vincente, ma pendente dalle labbra e dal sinistro di Dios. Questo Napoli è tutt'altra cosa, è un piacere per gli occhi di tutti, degli appassionati di questo sport. Gol e spettacolo, il marchio di fabbrica della giostra partenopea che, quando sgombra la testa da polemiche, ansie e frustrazioni, diventa una macchina apparentemente inarrestabile. Un Barcellona in miniatura, a detta di molti, l'ennesimo segnale che qualcosa di positivo si sta costruendo e si sta definendo. In attesa dell'arrivo di qualche trofeo. 

10 - Natale con i blancos. L'ultima immagine dell'anno solare del Napoli è ovviamente il regalo da scartare sotto l'albero. L'urna fa il regalo più bello alla squadra di Sarri, all'allenatore stesso che tanto sognava una sfida del genere ed anche alla tifoseria stesso. Le ambizioni dei partenopei, di ulteriore crescita, verranno testate dalla squadra più forte d'Europa, dai campioni in carica. L'ennesimo motivo di orgoglio, in una sfida da affrontare a testa alta, consapevoli del proprio essere, al di là del risultato finale. Napoli-Real Madrid era un sogno non più tardi di qualche anno fa, diventato realtà in un pomeriggio di mezzo inverno. Un regalo anticipato di Natale, un premio a quello che è il percorso di una squadra che va attestandosi sempre con rinnovata forza nell'elite del calcio italiano, europeo e mondiale.