Vittoria doveva essere, vittoria è stata. Un Napoli di rigore, come raramente quest'anno, approfitta di due tiri dagli undici metri per archiviare la pratica Crotone e proseguire la sua marcia verso la qualificazione alla Champions League. Il vantaggio - in attesa della risposta della Lazio, nei confronti delle dirimpettaie, resta invariato, con Roma e Inter che hanno superato rispettivamente Palermo ed Atalanta, quest'ultima staccata quasi definitivamente dalla corsa. Eppure, la gara contro i pitagorici poteva nascondere qualche insidia, seppur la poca qualità degli ospiti lasciava dormire sonni tranquilli. 

Un Napoli poco brillante, poco entusiasmante, come forse era prevedibile alla vigilia, dopo l'eliminazione dalla Champions rimediata per mano del Real Madrid dopo una gara intensa ed alquanto dispendiosa, gestisce con relativa serenità l'incontro, dettando i tempi di una gara quasi mai sopra le righe da una parte come dall'altra. Il Crotone fa la sua onesta partita, si difende e riparte, si chiude a riccio provando a togliere profondità e ampiezza alla manovra partenopea. Le scelte di Sarri, che cambia cinque uomini rispetto alla gara precedente, non cambiano l'indole della squadra di casa, ma facilitano il compito nei primi minuti degli ospiti. Pavoletti sponda, lotta, ma resta in fin dei conti inconsistente davanti alla porta, quando conta maggiormente. Rog appare meno brillante delle uscite precedenti, mentre nei titolari c'è, inconsciamente, quel senso di appagamento e di stanchezza mentale che le scorie della sfida ai blancos ha lasciato. Il ritmo è blando, le giocate si contano sulla punta delle dita di una mano, anche se il dominio è costante. L'episodio cambia il punteggio, ma non il volto alla gara, è griffato Insigne, che si guadagna e realizza il rigore del vantaggio. 

Nonostante il gol il Napoli non si scuote più di tanto, continua la sua marcia lenta ma costante, come una goccia cinese che lentamente tortura le resistenze, già flebili di per sé, degli ospiti. In avvio di ripresa Sarri cerca la scossa, che trova in Mertens, pimpante come sua abitudine in uscita dalla panchina. Il belga rileva Pavoletti, ancora stranamente sterile nell'atto del bisogno maggiore: l'ex genoano stenta a sbloccarsi, l'applauso di accompagnamento al momento dell'uscita ha il sapore di una pacca sulle spalle, ma ci si aspetta molto di più da lui. Dicevamo di Mertens. Il folletto fiammingo entra e a mo' di tornado, travolge tutto e tutti: il cambio di marcia, la spinta in più di energia, arriva da lui, che punta gli avversari, li dribbla, allarga le maglie dei rivali per propiziare le accelerazioni decisive per chiudere la gara. Prima il rigore - inesistente - dato ad Hamsik e realizzato da Ciro, come viene chiamato nello spogliatoio, poi l'azione del raddoppio di Insigne, che festeggia così con la doppietta nel pomeriggio della presenza numero 200 in maglia partenopea. 

Il Napoli archivia facilmente la pratica Crotone, portando a casa tre punti oltre al record di possesso palla (80%). Gli azzurri ricevono segnali confortanti dai propri uomini cardine, nonostante il blasone apparentemente inferiore della gara rispetto alle precedenti, quei trascinatori che, negli ultimi mesi, si sono caricati la squadra sulle spalle. I partenopei non pagano affatto, quindi, l'eliminazione dalla Champions e ripartono, in vista delle sfide di inizio aprile che saranno decisive per le velleità di podio e di finale di Coppa degli azzurri, dalla vittoria sul Crotone, in attesa della trasferta di Empoli.