La festa è ancora qui. Il circo, dopo un lunghissimo pellegrinaggio in giro per l'Italia, dove nelle ultime sei tappe ha dato spettacolo, è tornato in città, a Napoli, dove a Fuorigrotta, il San Paolo ed i tifosi di casa si aspettavano di godersi una prova, l'ennesima, di assoluto livello da parte degli azzurri di Maurizio Sarri. Così è stato, seppur a metà, perché la squadra partenopea, in difficoltà nel primo tempo contro un'ostica e caparbia Udinese, è riuscita soltanto dopo aver scollinato oltre l'intervallo a mettere in chiaro le cose aprendo la scatola difensiva dei friulani con Mertens prima di sigillare il trionfo con un indemoniato Allan ed il solito Callejon. Vittoria necessaria, fondamentale, per continuare a mettere pressione sulla Roma e sul secondo posto, adesso nuovamente a portata di mano. 

Successo come detto più sofferto del solito, perché l'organizzazione tattica di Delneri, dopo i primi dieci minuti che lasciavano presagire al solito dominio azzurro in lungo ed in largo, è riuscita a mettere la museruola all'attacco dei padroni di casa, stranamente sterile e poco produttivo. Al 45', stranamente, uno solo il tiro verso lo specchio della porta effettuato da Mertens e compagni, decisamente velleitario tra le altre cose. Fraseggio lento, spesso frustrato dalla densità di popolazione che i friulani sono riusciti a mantenere con diligenza attorno ai portatori di palla: Hamsik l'unico a creare la superiorità; lo slovacco, alle spalle di Badu ed Hallfredsson, è riuscito spesso a dare il là alle manovre solite sulla sinistra dei ragazzi di Sarri, che complici tuttavia una serata tutt'altro che brillante di Insigne e la solidità difensiva degli ospiti non sono mai sfociate in azioni da rete degne di tal nome. 

I primi accenni di nervosismo, affiorati nel finale di primo tempo, sono stati però spenti sul nascere in avvio di ripresa, quando due giri di orologio sono stati sufficienti per sbloccare una sfida che altrimenti si sarebbe potuta mettere su binari tutt'altro che semplici da risolvere. Sull'asse Jorginho - limpido e brillante per tutta la durata dell'incontro - Mertens, con la complicità e lo zampino di un taglio di Hamsik senza palla che ha mandato a vuoto mezza difesa ospite, il Napoli ha costruito il gol del vantaggio, legittimato nei minuti a seguire nonostante qualche patema di troppo. Già, perché se nel primo tempo gli azzurri avevano praticamente sempre rotto sul nascere le iniziative di ripartenza friulane, nella ripresa i Delneri's boys sono riusciti con maggiore convinzione e caparbietà - frutto anche del risultato negativo - a rendersi pericolosi dalle parti di Reina, soprattutto in due occasioni: sempre da fermo, su cross apparentemente innocui, la linea difensiva di Sarri ha vacillato, permettendo a Zapata di centrare il palo e di far correre un brivido lungo la schiena dei presenti. L'episodio è tuttavia rimasto fine a se stesso, con i partenopei che progressivamente hanno ripreso campo e chiuso qualche attimo dopo la contesa. 

Il ritrovato ed imprescindibile Allan, motorino instancabile di mediana che ha quasi esclusivamente da solo rotto tutte le bozze delle trame ospiti, ha scippato Adnan al limite dell'area, prima di ipotecare la vittoria con un fulminante destro. Gol, il primo stagionale, che premia la caparbietà ed il lavoro oscuro del brasiliano, spesso rimasto all'oscuro dei compagni durante questa stagione, ma la cui fase di interdizione viene spesso sottovalutata dai più in nome dello spettacolo e della qualità. Il finale, decisamente in discesa, ha poco da sottolineare, con il Napoli che in scioltezza ha gestito il bottino acquisito perfezionandolo con il destro velenoso di Callejon: decima rete per l'iberico, che aggiorna il libro dei record partenopei, che adesso hanno quattro uomini in doppia cifra, come nessuno in giro per l'Europa. Da sottolineare e rimarcare, invece, nell'oramai famoso processo di crescita che Sarri sottolinea al termine di ogni contesa, a giusta ragione, una pazienza ed una calma che spesso hanno condizionato negativamente le prestazioni degli azzurri: stavolta, la sempre più fiorente personalità partenopea non ha lasciato adito e spazio a nervosismo e frenesia. 

Tante, a margine del mero discorso relativo alla contesa, le note liete: se Insigne ha vissuto una serata in sordina rispetto alle ultime uscite, la fase difensiva ha dimostrato ancora, sebbene lo sparring partner non fosse dei più probanti, di essere in fase crescente, con uno Strinic sempre più deciso e cinico nel ruolo di protagonista della fascia mancina. Adesso, con sei giornate dal termine e con altri due punti rosicchiati alla Roma, all'ombra del Vesuvio si guarda con maggiore fiducia ed entusiasmo all'obiettivo secondo posto, che in virtù anche di un calendario decisamente migliore, sembra sempre più a portata di mano.