Squadra che vince, non si cambia. E' uno dei detti più antichi della storia dello sport, un motto senza epoca e senza età, universale, che rispecchia la volontà di una squadra vincente in qualsiasi competizione (che sia la finale di Champions o il torneo di bocce nel vostro paesino) di non toccare gli equilibri, spesso costruiti con fatica e sacrificio, che hanno portato al successo.

Il Napoli ha deciso di adottare la stessa filosofia durante la sessione di mercato conclusasi lo scorso 31 agosto: cambiare il meno possibile. C'è però una piccola postilla che sarà saltata subito agli occhi di tutti: Il Napoli lo scorso anno non è andato neanche lontanamente vicino a vincere qualcosa. La situazione sembra paradossale e sono in molti a pensare che qualcosa, soprattutto in difesa e in porta, andasse fatto. La società però non è stata di questo avviso, ed ecco quindi che, a fronte di cessioni comunque importanti come quelle di Pavoletti, Zapata e Strinic nelle ultime ore di mercato, gli ingressi in casa Napoli sono stati solamente due, con Mario Rui ed Ounas approdati all'ombra del Vesuvio nei giorni del ritiro a Dimaro. Da lì in poi assolutamente niente, neanche l'ombra di una reale trattativa (le voci di mercato, si sa, spesso sono completamente inventate), fino al colpo a sorpresa del 31 agosto, quel Roberto Inglese, buon attaccante classe '91 rimasto in prestito a Verona, sponda Chievo, che ha fatto scatenare l'ilarità di molti tifosi ed addetti ai lavori (operazione di mercato su cui comunque sarebbe giusto fare qualche approfondimento di natura economico-finanziaria ed anche tattica). 

Non esiste nessuna ricetta di sicura affidabilità per arrivare al successo, questo è vero, e non è detto che spendere 200 milioni in sede di mercato, come fatto ad esempio dal Milan, porti immediatamente ad un innalzamento delle chances di cucirsi il tricolore sul petto a fine campionato. Il Napoli, però, avrebbe sicuramente potuto e dovuto fare di meglio. E la scelta di ricominciare dove si era finito, dopo un girone di ritorno da assoluta protagonista con record di punti (48), se da un lato appare giusta, dall'altro assume sempre più i contorni di un pericoloso all-in pokeristico: o adesso, o mai più (soprattutto con rinnovi importanti come quello di Ghoulam che ancora ballano e con le ricche offerte che arriveranno per Zielinski e Koulibaly l'anno prossimo). Hamsik, Albiol, Callejon e Mertens potrebbero essere all'ultimo anno ad altissimi livelli, e tempo per aspettare tutti i giovani non c'è.

Una sfida pericolosa che il Napoli dovrà dimostrare di essere pronto a vincere, sin da subito: una situazione rischiosa, forse troppo per una società (poco simile ad una vera società) come il Napoli.