Nonostante l'indifferenza più totale della tifoseria parmense, la conferenza stampa del direttore generale Pietro Leonardi a Collecchio si svolge in un clima di allerta più totale, con il centro sportivo letteralmente blindato. Leonardi era atteso all'indomani delle parole nella conferenza stampa di presentazione di Giampietro Manenti, a chiarire la situazione, semmai necessitasse ancora ulteriore conferma. Un’ora di parole per provare a fare il punto di una situazione che oramai sembra aver superato l'orlo di un baratro profondissimo. Soprattutto qualora le voci di un’ulteriore, l'ennesima, insolvenza al 16 febbraio dovessero essere confermate.

LEONARDI A TUTTO TONDO – “Ho ricevuto di tutto, delle minacce. E ho una famiglia. Voglio annunciare che mi sono dimesso dal CdA e da ogni incarico nel CdA che ci sarà in futuro. La situazione era risaputa, ho operato sempre in piena coscienza e sempre con il pieno consenso della proprietà e delle proprietà che si sono succedute. Finché ci sarà volontà della nuova proprietà, io resterò con il ruolo di direttore generale. Questo significa molto chiaramente che dovrò gestire le logiche organizzativo-sportive con il consenso della proprietà. Ho sentito che la causa di questi problemi sono i 160-170 calciatori. Ma questa è stata una politica sportiva fatta sempre con il consenso della proprietà. Da questa politica qualcuno dimentica che sono venuti fuori giocatori come Nicola Sansone, Borini, Ceppitelli. C’è chi ha detto che le comproprietà sono state eliminate per colpa del Parma, ma da che pulpito viene la critica? Non sono state eliminate per noi e lo sanno tutti. Durante le mie gestioni, gli esiti dei mercati sono sempre stati in attivo. Ho sentito che c’è timore sulla regolarità del campionato. Ma questo non lo permetto. La nostra serietà è indubbia. Dovrebbero andare a controllare il procedimento che si è chiuso qualche giorno fa, in cui il Parma non è mai stato coinvolto”.

GHIRARDI E TACI – Leonardi racconta, senza alcun pelo sulla lingua, la situazione Parma fino agli ultimi sviluppi. Una situazione grottesca a dir poco, che qualifica le persone a livello lavorativo con le quali il direttore si è trovato ad avere a che fare, e non s'è risparmiato. La prima stoccata riguarda Tommaso Ghirardi: Lucarelli ha detto che è scappato? Ringrazio Lucarelli per quello che ha detto. I debiti io non li ho mai nascosti, a differenza di altri. E non ho mai nascosto che ci fossero dei problemi. Come sono stati prodotti i debiti? Basta leggere i bilanci. Però posso dirvi che non sono stato io ad acquistare Reginaldo, Cristiano Lucarelli o Leon a certe cifre. Nella mia gestione sono stati acquistati anche giocatori come Defrel e Mauri, portati a Parma a condizioni ultra-vantaggiose. Abbiamo comprato Parolo, Giovinco, Belfodil, Pabòn. Soggetti che hanno dato un apporto importante, eccetto Pabon. Ma tutti hanno dato plusvalenze”. Secondo colpo a Taci: “Sono stato informato a cosa fatta della trattativa tra la dirigenza che aveva la maggioranza del Parma e il gruppo detenuto da Taci. Non sono mai stato invitato alla trattativa, a una riunione. Mi hanno informato a cose fatte. Sono stato invitato a conoscere giorno dopo giorno nuovi presidenti, ho presenziato alla conferenza di Giordano nonostante avessi detto che non volevo. Mi sono messo a disposizione. Negli ultimi due giorni di mercato ho cercato di risparmiare, perché mi sono reso conto che non c’erano fatti. La domenica sera, mentre si giocava Milan-Parma, al gol di Nocerino ricevo un messaggio da Taci che mi dice ‘se vinciamo questa partita, atterro direttamente a Parma’. All’una di notte, mi citofonano a casa, era il presidente Kodra, che veniva a casa mia per dirmi che loro non avevano intenzione di continuare questa iniziativa sul Parma. Al momento dell’accordo con Taci, però, era già specificato lo stato del Parma in quel momento. Ci hanno fatto perdere tre mesi. Al mattino, visto che ho sulla coscienza le persone del Parma, ho fatto da tramite tra il gruppo Taci e il nuovo gruppo che ha acquistato il Parma”.

MANENTI, MA... – Leonardi sceglie, anche se l'ha sempre mantenuta durante tutto questo periodo, la strada della sincerità e rincara la dose: “Non ho mai detto che ho fiducia in Manenti, però spero bene”. Rivolge un’ultima stoccata al fantomatico presidente Doca: “Io me lo sono trovato presidente quando sono partito in aereo per Napoli. Sono atterrato e non lo era più”. Guarda al futuro cercando di scongiurare la possibilità di un fallimento, anche se non è la strada più facile da percorrere: “Le persone che pensano che la cosa migliore per il Parma sia fallire, non considerano cosa succede per l’indotto Parma e per le persone che lavorano qui. Il problema non è del 16 febbraio. Ci sono altri esempi in cui si è arrivati al 30 di giugno e hanno salvato la società. Sono convinto che la società sia ancora gestibile. Il sindaco parla di fallimento? Credo che sia stato male consigliato. Non è soltanto il Parma che è in ritardo con i pagamenti verso il Comune. Recitare il “de profundis” ora non ha senso”. Niente fallimento, ma nemmeno la disponibilità a metterci la faccia per l'ennesima volta e rischiare una brutta figura esponendosi: E’ un problema della nuova proprietà, che ha garantito i pagamenti. Ci sono dei patti di riservatezza e, per quello che mi riguarda, non posso dire altro che quello che mi aspetto è che entro il 16 si inizi a sistemare quello che si deve sistemare. Poi gestiremo la società al livello che compete, anche se probabilmente non nella stessa categoria. È probabile che i tempi tecnici si dilunghino, che arrivi una penalizzazione. Può essere, non ne ho idea. Per come si sono presentati, ho più fiducia. Almeno, a differenza di altri, si sono presentati in prima persona”.

INFINE, AI TIFOSI – Leonardi si scusa con i tifosi: “Il motto andiamoci a riprendere l’Europa League è stato un errore, ma se ci restituiranno il punto di penalizzazione, ci sarà da riflettere. Restare dopo aver avuto un traditore al proprio fianco non è facile”. Parma ed il Parma sperano, di parlare ancora di calcio, giocato, al termine di questo weekend, anche se le premesse sono tutt'altro che positive.