L'Odissea dello stadio della Roma sembra finalmente essere finita, in quanto, dopo l'incontro di ieri in Campidoglio tra una rediviva sindaca Raggi e i dirigenti giallorossi, si è arrivati ad un compromesso che sembra accontentare tutti.

I dettagli di tale compromesso parlano di un taglio delle cubature del 60%, che permetterà a Pallotta di risparmiare diversi soldi, non costruendo alcune opere pubbliche e le tanto contestate torri. Le opere pubbliche a rientrare nell'accordo saranno: la nuova stazione ferroviaria per la Roma-Lido,  l'adeguamento del Fosso del Vallerano e il potenziamento della Via del Mare e di Via Ostiense; ci sarà poi il collegamento con la Roma-Fiumicino che verrà realizzato in un secondo momento dai costruttori, in quanto non è legato all'agibilità dell'impianto.

Per dirla in maniera semplice, il progetto stadio ne esce ridimensionato e non di poco, con un corposo taglio soprattutto all'area del cosiddetto Business Park, che vede ridotto il suo perimetro del sessanta per cento; malgrado ciò, a detta degli amministratori della città, il progetto risulterà più eco-sostenibile, in quanto saranno tutti edifici di classe A4, e più integrato con il panorama, con costruzioni che non supereranno una certa altezza.

Malgrado l'ottimismo generale ostentato da Comune e società, le incognite da superare sono ancora numerose e si dividono in quelle di ordine politico e quelle di ordine burocratico: nel primo gruppo bisogna considerare da un lato la frangia della Lombardi, interna al M5S, che voleva un maggiore taglio delle cubature e potrebbe decidere di remare contro all'ala moderata della sindaca; in secondo luogo, non è secondario il fatto che sia ancora aperta la Conferenza Dei Servizi, dove hanno maggiore potere i partiti di opposizione, che potrebbero quindi mettersi di traverso per rallentare il progetto 2.0 dell'impianto.

Nel novero dei problemi di ordine burocratico non si può non citare l'allungamento dell'iter che potrebbe derivare dalla variazione delle opere pubbliche citate prima, variazione che costringerebbe il progetto a un nuovo viaggio in regione; in secondo luogo c'è da aggirare la Sovrintendenza e il suo vincolo sull'ippodromo diroccato fatto emanare non si da chi.