La cura, evidentemente, non è ancora stata trovata. La Roma ha perso la sua bussola, il suo gioco e la sua intensità. Non c'è partita del periodo recente dove questo danno di struttura non venga evidenziato, messo in luce e poi, chiaramente, risulti decisivo nel risultato finale. Non bisogna partecipare al disfattismo, come direbbe oggi Spalletti, e dunque è umano dire che il 2-0 casalingo è un risultato fattibile, ma chiaramente con tutta un'altra intensità e ritmo, soprattutto con una gara continua e più solida in difesa. 

LA CRONACA DI LIONE-ROMA

Ma al di la del passaggio del turno, che chiaramente deve interessare la Roma oggi e nel giorno del giudizio (il 16 marzo), c'è qualcosa, netto, che non gira più, o quasi più, nella squadra giallorossa. Non ci sono equilibri dinamici tra i reparti, cala il fisico di tutti gli undici in campo già dopo 60-65 minuti di gioco, con la testa che segue le gambe in direzione baratro. E così si perdono stagioni, obiettivi, maturità. Dunque è sì tutto in gioco, ma se non c'è, questo gioco, l'allarme va evidenziato. Al netto di un primo tempo di ottimo ritmo, ovviamente, perché non è sempre tutto nero nelle serate scure giallorosse, che ultimamente si sommano, per quello che è il peggior periodo della gestione Spalletti 2.0, sembrando senza fine. Ma non si può lodare una squadra che perde terreno, che non è continua, che si distrugge facendosi beffare nel modo in cui lo ha fatto al Parc Ol ieri sera. Il Lione è da applausi per determinazione e talento, visti i gol, ma su tutte le marcature è la Roma a lasciare strada libera all'estro transalpino. Mancano poi le spinte, i palloni giocabili per Dzeko, che pure non si impegna e non sfrutta il suo gioco. Manca la rapidità del centrocampo, stanchissimo perché costretto agli straordinari, obbligati vista l'evidente scarsa fiducia di Spalletti nelle riserve, Paredes, Gerson e Vermaelen su tutti. La coperta è ridotta di suo, vista la rosa assolutamente stretta, e i mancati innesti a gara in corso lasciano perdere il fiato inesorabilmente ai tre della metà campo,su tutti il povero Strootman, che lotta, sì, ma non si ritrova mai col pallone tra i piedi già dopo l'ora di gioco. E' umano anche lui, come tutta la Roma d'altronde, come evidenziato per altro da un ulteriore crollo difensivo dei tre uomini arretrati, Allison escluso, lui sì molto positivo.

Non che qualcuno pensasse alla Roma aliena, che mai è esistita. Ma da qui a considerarsi inferiore in tutte le competizioni (perché il messaggio duro che passa in queste notti è questo) il passo è lungo. E l'unica risposta la Roma la dovrà dare sul campo. Domenica, giovedì, domenica. Tre tappe cruciali, anche se l'ora è già scoccata da tempo.