Col pari interno contro l'Atalanta, gran parte dei sogni rimonta romanisti si sono interrotti. Bruscamente, vista le serie di 6 vittorie consecutive totali con cui la Roma arrivava al match pasquale contro gli orobici. La gara l'abbiamo vista e ampiamente commentata, ma al di là dei discorsi sul merito, è stata la certificazione di una strana annata giallorossa. Che però ora deve concludersi nel modo migliore possibile, che oggi sembra essere rappresentato dal secondo posto. Champions diretta, non uno scherzo, e resistenza su due corazzate, la Juve da una parte e il Napoli dall'altra.

Obiettivi minimi, dunque, nelle 6 gare che separano la Roma dal sipario al campionato; obiettivi da conseguire per sorridere almeno nel caldo maggio capitolino. Prima il derby, poi il duo Milan-Juve, poi la chiosa serena con le salve Chievo e Genoa. Prima di tutte, però, il Pescara del maestro Zeman, all'Adriatico. Una sfida per nulla scontata, quella all'orizzonte (si gioca lunedì 24).

Come giocarsi queste 6 carte, cosa fare dopo, a giochi fatti. Questi i principali rebus di Spalletti e della dirigenza giallorossa, rinnovata dall'innesto prezioso di Monchi, ds di fama ed esperienza, che dovrà da subito risolvere grane, da Spalletti a Totti, da De Rossi a Manolas, da Nainggolan a Szczesny.   

Sul come giocarsi le carte, mentre a Trigoria riprende la preparazione dopo la due giorni di festa, sono concentrati gli sforzi del tecnico toscano che al futuro non sembra star pensando. In porta vedremo Szczesny, alle ultime apparizioni in giallorosso; linea difensiva a 3 con Fazio, Rudiger e Manolas; esterni Emerson (che tornerà proprio con gli Abruzzesi) e Peres. Sulla mediana De Rossi-Strootman (quest'ultimo davvero in riserva di carburante, ma indispensabile); davanti Naiggolan-Perotti-Salah e Dzeko, con l'unico dubbio riguardante l'8 giallorosso, alternabile a El Shaarawy. Una formazione abbastanza scontata, quasi obbligata vista la pochezza delle riserve, non capaci di trasferire sul gioco la stessa personalità dei titolari. Eccezione, ovviamente, la fa Totti, che però Spalletti non sembra vedere spesso. Scelte tecniche normali, legittime, ma che portano critiche all'esterno e malumori nel 10 giallorosso. Chissà se nelle 6 uscite restanti, l'eterno capitano possa trovare maggiore spazio, come una passerella di gloria per chiudere in bellezza.