Nelle primissime settimane della sua gestione della Roma, a Di Francesco veniva imputata l'incapacità di far rendere al meglio un attaccante come Dzeko. Da qualche settimana, però, il bosniaco è tornato a segnare con delle medie molto simili a quelle della scorsa stagione, annata che gli è valsa anche la candidatura al prossimo Pallone d'Oro.

Il tecnico giallorosso, presente al Festival del calcio a Firenze, ha parlato così del proprio numero 9: "Edin ha sbagliato a dire certe cose perché dietro ogni partita c’è un lavoro e tanti non possono sapere quello che facciamo in settimana. La cosa importante è avere i risultati che legittimino il tuo lavoro, che è difficile non solo a Roma. Come quando entri in azienda, servono anni per farla crescere. Dzeko ad esempio, in una gara in cui tocca 2 palloni ma per demerito non solo degli altri ma anche suo, deve mettersi a disposizione e la differenza è lì". 

Vedere per credere il Napoli di Sarri, avversario della Roma alla ripresa del campionato: "Sarri ad esempio, ricordiamoci da dove è partito, dal sistema di gioco iniziale e le difficoltà del caso. Chi gli è stato vicino ha avuto l’intelligenza di aspettare e credere in questo allenatore. Noi siamo partiti facendo un ritiro e una tournée. Dopo 3 giorni in cui avevo tutti i giocatori abbiamo affrontato Psg, Juventus e Tottenham, senza mai perdere". 

Da un attaccante all'altro, Di Francesco parla anche di Schick, frenato dagli infortuni fino a questo momento: "Ho avuto poche possibilità di poterlo allenare, poterlo fare con continuità mi farebbe impazzire (ride, ndr), ma si vede che ha l’istinto del campione. Per lui dovrò adattare qualcosa, in futuro farà la punta centrale, ma le cose migliori le ha fatte partendo dal centrodestra. È giovane, va accompagnato, anche nei giudizi, ma ha le potenzialità per poter essere un grande attaccante".