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Il mercato del Toro e quella svolta che si fa attendere

Alla chiusura della finestra trasferimenti manca meno di una settimana e i granata rimangono un cantiere aperto: tra assalti andati a vuoto e trattative interminabili, Mihajlovic rimane ancora senza i rinforzi richiesti.

Il mercato del Toro e quella svolta che si fa attendere
Un pensieroso Mihajlovic (www.toronews.net)
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Di Andrea Dalmasso

Ancora pochi giorni, meno di una settimana, e poi sarà tutto finito. La sessione di trasferimenti si chiuderà, tutti gli occhi verrano finalmente rivolti esclusivamente al campo. Dopo quel fatidico 31 agosto, finalmente, Mihajlovic si ritroverà per le mani il Toro definitivo. O meglio, il tecnico serbo spera che sia così, mentre la realtà, per il momento, è ben diversa. Il Torino, a campionato già iniziato, è un vero cantiere aperto: metafora abusata, quest'ultima, non v'è dubbio, ma non troviamo parole migliori per descrivere la situazione attuale in casa granata. Trattative che si prolungano per settimane, decine di nomi che si susseguono, assalti andati a vuoto, la grana Maksimovic che tiene in scacco ogni altro possibile affare: dopo una partenza con il botto rappresentata dagli arrivi di Ljajic e Iago Falque, il mercato del Torino si è preoccupantemente arenato in una nuvola di apparente confusione.

Già, perchè questa è l'impressione per chi, come noi, osserva dall'esterno: in casa granata, sul fronte mercato, regna la confusione. Prendiamo il caso dei portieri, per esempio. A luglio Mihajlovic, senza se e senza ma, aveva designato Alfred Gomis come portiere titolare: sono però bastati due errori in amichevole per rimandare in panchina il prodotto del vivaio e ripromuovere Padelli, in campo contro Pro Vercelli e Milan. Nemmeno il valtellinese, però convince Miha: ecco così che si torna sul mercato. Sepe, Gabriel, Sportiello, Mirante, Sirigu: tanti i nomi fatti, nessuna la trattativa conclusa. E il Toro, a campionato iniziato, si ritrova senza un vero portiere titolare. In difesa i piani granata sono stati sconquassati dalla "ribellione" di Maksimovic, giocatore sul quale sia Mihajlovic che la società contavano di costruire il reparto arretrato e cui sono invece stati costretti a rinunciare. Si è dovuti così correre ai ripari prelevando una seconda scelta come Rossettini e una scommessa come Castan. E ancora non è finita, perchè il tecnico serbo, in vista della probabile partenza di Bovo, ha chiesto un altro centrale: il croato Vida sembrava essere vicino, ma anche questa trattativa, adesso, si è arenata. E poi c'è il caso Zappacosta: l'ex atalantino, riserva di Bruno Peres la scorsa stagione, sperava che questa potesse essere la sua stagione del rilancio in granata. L'arrivo del pupillo di Miha De Silvestri, però, ha rimescolato le carte: Zappacosta, che non vuole passare un'altra stagione in panchina, ora vorrebbe cambiare aria. Su di lui il Sassuolo, con il Toro che sarebbe costretto a tornare sul mercato anche per il ruolo di esterno basso di destra: se Zappacosta dovesse salutare, è pronto Timothy Castagne, classe '95 del Genk.

Il grasso grosso punto interrogativo del mercato granata, però, sta a centrocampo: Mihajlovic chiede da giugno un regista, ma ad oggi, 25 agosto, quel fatidico giocatore ancora non è arrivato. Si sono vestiti di granata giovani promettenti come Lukic e Gustafson, oltre a una seconda linea come Tachtsidis, ma di un "metodista" di qualità nemmeno l'ombra. Anche qui decine di nomi hanno riempito le pagine dei giornali nelle ultime settimane: da Valdifiori a Viviani, da Kucka a Obiang, passando per Bruno Henrique e Vainquer. Tutte ipotesi che, per il momento, sono rimaste tali. A monte di tutto questo, poi, c'è la complicata cessione di Maksimovic: Cairo non vuole abbassare le sue (esose) richieste, ma al Toro il denaro derivante da quest'operazione serve come il pane per sbloccare un mercato che oggi sembra totalmente fermo. E l'allestimento del Toro ad immagine e somiglianza di Mihajlovic, così, procede a rilento, con una squadra che a pochi giorni dalla chiusura del mercato presenta ancora diverse lacune: non il miglior viatico per iniziare un campionato che, almeno nelle ambizioni del tecnico serbo e della società, per il Toro dovrebbe essere quello del salto di qualità.