"Oggi in campo ho visto undici tori". Parole e musica di Sinisa Mihajlovic. Il suo Toro ha appena (ab)battuto la Roma, la Maratona ancora non ha smesso di cantare, il serbo, in conferenza stampa, commenta così la prestazione dei suoi ragazzi. E noi, onestamente, non avremmo saputo fare di meglio: per descrivere la partita del Torino, non avremmo trovato parole più azzeccate di quelle scelte da Mihajlovic. Perchè è proprio sul piano del carattere, della carica agonistica, del furore atletico e della grinta che il Toro ha vinto la partita. E sì, perchè se i granata avessero portato la sfida sul campo preferito dai giallorossi, quello della tecnica pura e semplice, del possesso palla, probabilmente ne sarebbero usciti con le ossa rotte, contro una squadra indubbiamente di caratura superiore. Del resto, lo aveva ammesso alla vigilia anche lo stesso Mihajlovic: "La Roma è più forte di noi" aveva chiosato il serbo, prima di precisare come la vittoria, tuttavia, rimanesse l'obiettivo del suo Toro. E ha avuto ragione, Sinisa, ha avuto ragione un Toro grintoso, di certo non perfetto e ancora ampiamente migliorabile, ma determinato, affamato più di una Roma confusa e slegata, che si è affidata troppo alle qualità dei suoi singoli: in sintesi, ha vinto una squadra, hanno perso undici giocatori.

Iago Falque esulta - www.torinofc.it

Imperfezioni, dicevamo, e la nostra analisi parte proprio da qui, dalle sbavature che, pur sparendo di fronte alle numerose note positive di giornata, vanno considerate. Il Toro ha concesso qualche spazio di troppo, in particolare in avvio di gara, quando solo un Hart in gran forma e uno sciagurato Dzeko hanno negato il vantaggio alla Roma: sebbene non ci sia la controprova, è innegabile che un gol romanista nei primi minuti avrebbe potuto indirizzare il destino della gara verso una direzione diversa. Passaggi a vuoto in difesa messi a punto col passare dei minuti: in particolare Rossettini e Castan, un po' distratti in avvio di gara, hanno via via trovato le giuste contromisure contro le offensive giallorosse. Paradossalmente il Toro ha rischiato meno nella ripresa, quando, con la Roma sotto di due gol, ci si poteva attendere un arrembaggio giallorosso. Per una fase difensiva che comunque è in crescita (un gol incassato nelle ultime tre gare, peraltro su rigore) c'è quella offensiva che entusiasma e fa sognare il popolo granata. Resta difficile fare la tara tra i demeriti di una Roma che in fase di non possesso non ha nè capo nè coda e i meriti di un Toro arrembante, aggressivo, splendidamente rapido e lucido nel ribaltare l'azione, ma ciò che ha piacevolmente impressionato, ieri, è la quantità industriale di palle-gol create dai granata contro una squadra che, al di là del momento, resta una big del nostro torneo: chance a ripetizione che non possono di certo essere frutto del caso, ma di un'intesa collettiva che va crescendo, oltre che di una qualità media che nel Toro, dalla cintola in su, si è decisamente alzata con gli innesti di Boyè e Iago. Tre gol segnati, sebbene con lo zampino della Dea Bendata sul terzo, un palo colpito da Iago, altri tre interventi non banali di Szczesny su Belotti, Martinez e Zappacosta, più le occasioni malamente sciupate da Baselli e dallo stesso venezuelano. Una produzione offensiva che legittima il risultato ottenuto dal Torino e impreziosisce ancor di più la prestazione granata, una prestazione in cui i singoli hanno finalmente fatto del Torino un collettivo di valore, cosa che raramente era accaduta nelle uscite precedenti. Ma è altrettanto vero il contrario, ossia il fatto che la convincente prova corale del Toro abbia finito per esaltarne i singoli. Scontato partire da Belotti, in questo momento probabilmente il miglior centravanti italiano per freddezza sotto porta, strapotere fisico e spirito di sacrificio. Ma il Gallo, contro la Roma, non ha cantato da solo: Hart ha guidato in maniera impeccabile la difesa, con sicurezza granitica sia tra i pali che in uscita, Castan e Rossettini, dopo lo sbandamento iniziale, hanno ben imbrigliato gli attaccanti giallorossi, Benassi ha macinato chilometri su chilometri senza mai perdere lucidità, Iago è diventato letale proprio nel giorno più importante, contro quella Roma che lo aveva prima sedotto e poi abbandonato.

Boyè, sorpresa di quest'avvio di stagione - www.torinofc.it

Menzioni speciali per Barreca e Boyè, i due più giovani della truppa. Il terzino, che veste il color granata fin da quando giocava nei Pulcini, all'esordio casalingo in A ha oscurato due stelle del nostro campionato come Salah e Florenzi, quest'ultimo quasi ridicolizzato dal baby granata in alcuni frangenti, l'argentino, sconosciuto fino a due mesi fa, sta diventando un punto fermo del Toro a suon di dribbling e tocchi di fino, senza far mancare un fondamentale lavoro sporco in copertura: ad oggi, come si suol dire, gli manca solamente il gol. Una vittoria esaltante, insomma, quella dei granata, arrivata dopo un avvio di stagione così così, mettendo in campo quel furore agonistico e quel "cuore Toro" che per tanti faceva difetto alla squadra durante la gestione Ventura. Vittoria che deve però rappresentare un punto di partenza e non un evento estemporaneo. I progressi ci sono stati e sono evidenti, ma come abbiamo detto non sono mancate alcune sbavature: al Toro serve trasformare la carica prodotta dall'impresa della domenica in serenità da mettere sul campo in settimana, in ogni allenamento, per crescere ancora e dare seguito ai passi avanti mostrati contro la Roma. Il Toro ha esaltato, ma non deve esaltarsi, continuando a lavorare con umiltà. A testa bassa. Come un Toro, appunto.