Sliding Doors è un film uscito nelle sale nel 1998, diretto da Peter Howitt. La trama si attorciglia attorno ad una riflessione: quanto incide, nelle nostre vite, quello che chiamiamo "destino"? Ma soprattutto, quanto è labile il limite tra un destino e un altro? Quanto, con scelte all'apparenza banali, possiamo modificare profondamente il corso della nostra vita? Nel film la pratagonista, Helen, interpetata da Gwyneth Paltrow, si dirige in tutta fretta verso la metropolitana, attardandosi a raccogliere un orecchino che le cade durante il tragitto: da qui, la storia si dirama in due dimensioni parallele. In una Helen riesce a prendere la metropolitana, nell'altra invece la perde: la vita della protagonista, nelle due immaginarie dimensioni, prenderà vie profondamente diverse. Ieri sera, a diciannove anni dall'uscita del film, il Torino si è ritrovato di fronte ad un'immaginaria e fondamentale sliding door della sua stagione.

Al minuto 31 di Torino-Milan Barreca viene messo giù in area da Abate, per Tagliavento non ci sono dubbi, è rigore. I granata sono avanti 2-0, il 3-0 può mettere in banca la vittoria. Sul dischetto si presenta Adem Ljajic, che però calcia male, troppo male, spedendo la sfera in bocca ad un Donnarumma quasi incredulo di fronte alla grazia concessagli dal serbo. Dopo l'errore del suo numero 10 il Toro si sgonfia, nella ripresa arriva il solito calo, il Milan riesce nella rimonta e la gara si conclude sul 2-2: poteva essere un trionfo, è stata una beffa. Una beffa atroce, perchè se Ljajic avesse spedito in rete quel pallone, portando i suoi sul 3-0, è ragionevole pensare che il Torino avrebbe conquistato i 3 punti. Tre punti che avrebbero avuto per i granata molteplici significati: accorciare sulle concorrenti e tenere vivo il sogno Europa League, battere il Milan dopo 16 anni (nel 2001 l'ultimo squillo granata contro i rossoneri), ritrovare l'entusiasmo che era andato svanendo nelle settimane precedenti, dopo un ottimo avvio di campionato. "Con i "se" non si fa la storia" recita il proverbio. Con i "se" non si realizzano i sogni, aggiungiamo noi: perchè Ljajic quel rigore lo ha sbagliato, ed è in quel momento, molto probabilmente, che il sogno europeo del Toro si è definitivamente spento.

Adem Ljajic calcia il rigore che verrà respinto da Donnarumma (www.goal.com)

Già, perchè anche se il sesto posto che garantisce l'Europa dista solamente 6 punti, un gap decisamente colmabile, riesce difficile, considerati i limiti ormai cronici ed evidenti della squadra di Mihajlovic, pensare ad un Torino capace, a fine stagione, di mettersi dietro almeno due tra Lazio, Milan, Inter, Atalanta e Fiorentina. Troppo fragili ed immaturi i granata, troppo discontinui nell'arco dei 90 minuti. Ieri sera, nel replay del match di Coppa Italia contro il Milan, è andato in scena per l'ennesima volta in stagione un copione già visto e rivisto. Un ottimo Toro ha chiuso avanti il primo tempo, convincendo, creando diverse occasioni per segnare e subendo pochissimo. Nella ripresa, poi, l'altra faccia dei granata: una squadra stanca, spenta, in balìa dell'avversario, incapace di mantenere il vantaggio acquisito. Per mettere a nudo questo lampante limite del Torino basta snocciolare un po' di numeri. Dei 29 gol incassati dai granata, ben 20 sono arrivati nella ripresa, e se il Toro fosse riuscito a mantenere il vantaggio ogni volta in cui lo ha acquisito durante una partita, oggi avrebbe ben 12 punti in più in classifica: la differenza tra il giorno e la notte.

Sinisa Mihajlovic (www.toronews.net)

La rimonta subìta contro gli uomini di Montella è stata per i granata un pugno in pieno volto: una vittoria avrebbe avuto il sapore dell'impresa, sarebbe stata per tutto l'ambiente granata una corposa iniezione di fiducia, avrebbe riacceso la fiammella della speranza europea. Un fuoco che ora, come detto, potrebbe essersi definitivamente spento. Una tesi confermata anche dallo stesso Mihajlovic, che per la prima volta in stagione ha dato segnali di rassegnazione nel post-gara: "E' inutile parlare di Europa, - ha commentato il tecnico serbo - perdendo punti in questo modo non ci arriveremo mai". Parole dettate dalla rabbia e dalla delusione, parole che somigliano ad una resa, nonostante in questo Toro, insieme ai limiti, ci sia anche tanto di buono: un Benassi ormai maturo, Iago Falque tornato ai livelli della scintillante stagione genoana, un attacco che continua a produrre occasioni e segnare con regolarità. Ma soprattutto, un Belotti in formato superstar. Belotti che, per la prima volta, nel post-gara si è sbilanciato sul proprio futuro, facendo tremare i tifosi granata: "Sono in un grande club con una grande tifoseria, - ha spiegato il Gallo - ma la qualificazione all'Europa League potrebbe incidere sul mio futuro".

Insieme al sogno europeo, quindi, il Toro potrebbe vedersi sfuggire dalle mani anche il suo diamante più prezioso. Il che renderebbe ancora più amaro il ricordo di quella sliding door in cui il Toro si è imbattuto ieri sera, al 31' del match contro il Milan: e chissà come andranno le cose in quel mondo parallelo, quello in cui Ljajic ha segnato quel rigore e i granata hanno vinto la partita contro il Milan di Montella.

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Andrea Dalmasso
La scrittura come passione, il calcio come malattia, il giornalismo sportivo come grande sogno.