Ad Andrea Belotti le parole non sono mai piaciute più di tanto. Lui, il Gallo, ha sempre preferito i fatti, ha preferito il lavoro, ha scelto di far parlare le sue prestazioni, i suoi gol. Così, mentre decine di altri suoi colleghi più sponsorizzati e mediatici, in questi anni, esordivano in Serie A promettendo tanto e mantenendo poco, lui ha scelto il percorso inverso. L'ha fatta tutta, Belotti, la proverbiale "gavetta": la Lega Pro con l'Albinoleffe, la B con il Palermo, e poi la massima serie, prima in rosanero e poi con il granata del Toro sulla pelle. Oggi, a 23 anni appena compiuti, Andrea Belotti è la star di questo campionato: 22 i gol messi a segno, più di Dzeko, più di Higuain, più di Icardi. Più di tutti: il numero 9, con la tripletta rifilata al Palermo, si è preso la vetta della classifica dei marcatori.

"Il titolo di capocannoniere? E' un mio obiettivo" aveva spiegato Belotti al termine del match di Firenze di lunedì scorso, in cui aveva segnato una doppietta. Ma siccome, come abbiamo detto, il centravanti granata (e azzurro) è solito preferire i fatti, pochi giorni dopo ecco la dimostrazione che quelle dichiarazioni, dietro le parole, celavano un'intenzione concreta, un desiderio feroce di prendersi questa soddisfazione personale, in un campionato che per il Torino sembra ormai privo di veri obiettivi di classifica: contro il Palermo è arrivata una tripletta. Una tripletta lampo, arrivata nel giro di 7 minuti e 15 secondi, una tripletta che ha regalato tre punti al Toro dimostrando all'Italia (e all'Europa) che Belotti fa tremendamente sul serio: lo vuole davvero, lo scettro di miglior marcatore della Serie A. E sullo sfondo c'è quella Scarpa d'Oro che in Italia manca da ormai dieci anni: Francesco Totti l'ultimo a conquistarla nel 2006-2007. Ora, nella speciale classifica, Belotti è secondo solamente a Lionel Messi, che ha segnato una rete in più.

Belotti a Firenze (www.sport.sky.it)

Obiettivo vero, ma soprattutto verosimile, quello del Gallo. Sì, perchè i numeri di Belotti restituiscono l'immagine di una stagione spaventosa, una stagione che ha trasformato una promessa, quella intravista in rosanero e nel primo anno granata, in una solida realtà del nostro calcio: la convinzione è ormai diffusa, con Belotti la maglia numero nove della nazionale azzurra ha trovato il suo padrone per il prossimo decennio. E a rubare l'occhio, in questa straordinaria vissuta dal centravanti di Calcinate, non è solamente il numero dei gol segnati, 22, cui si aggiungono i due centri in Coppa Italia. Colpisce innanzitutto la grande continuità mostrata da Belotti, che ha segnato almeno un gol in ogni mese da agosto ad oggi: febbraio il suo mese di grazia con cinque reti segnate. Dato che sorprende ancor di più, quest'ultimo, considerando un Torino che da dicembre ad oggi non ha di certo attraversato un periodo brillante, sia per quanto riguarda il gioco espresso che per ciò che concerne i risultati.

Le prestazioni della formazione di Mihajlovic, insomma, non hanno intaccato in alcun modo il rendimento di Belotti, che non ha mai smesso di segnare, mantenendo standard elevatissimi, standard da campione vero, da attaccante di razza. Da centravanti completo: sì, perchè i suoi 22 gol, il Gallo, li ha segnati in tutti i modi. Di destro (9), di sinistro (5) e di testa (8), finalizzando azioni corali o mettendosi in proprio, sfruttando svarioni degli avversari o sorprendendoli con zampate da autentico rapinatore, con quell'unico tallone d'Achille rappresentato dai calci di rigore (tre gli errori di Belotti dal dischetto in questo campionato).

Insomma, il Gallo ha segnato sempre e comunque. E contro chiunque: non solo le triplette contro Bologna e Palermo, non solo le doppiette contro le pericolanti Crotone e Pescara, ma anche sigilli illustri. Quello contro la Roma, quello nel derby contro la Juventus, quelli messi a segno contro Inter, Milan e Fiorentina. Grande con le piccole, ma grande altrettanto con le big del campionato. Quali che siano la caratura dell'avversario, l'importanza del match o, come abbiamo visto, lo stato di forma della squadra, la fame di gol di Belotti non conosce pause. Chiaro ed inevitabile che i gol e le prestazioni del centravanti azzurro - giocatore totale, capace sì di segnare, ma anche di sacrificarsi per la squadra - abbiano attirato le attenzioni di quasi tutte le big d'Europa: ed è probabilmente questo, l'acquisizione di una dimensione internazionale, la conferma sul prestigioso palcoscenico europeo, l'ultimo step mancante a Belotti prima di poter essere considerato una stella di prima grandezza.

Belotti dopo il gol alla Juventus (www.irishmirror.ie)

Gongola Cairo, che già pregusta il profumo dei milioni che il Torino, presto o tardi, si vedrà versare in cassa da qualche top club ("La clausola? Oggi la fisserei a 150 milioni" ha commentato il patron granata nel post-partita di Torino-Palermo), un po' meno i tifosi granata: tra chi vorrebbe legare Belotti al Toro a vita e chi si avventura in paragoni eccellenti con i grandi del passato, la sensazione generale, per la tifoseria granata, è la rassegnazione. In tanti, insomma, vedono all'orizzonte l'ennesima replica di un film già visto, quello del giovane talento che sboccia con il granata addosso per poi spiccare il volo a suon di milioni verso altri lidi, pronto a misurarsi con la ribalta europea, lasciando al Toro tanti bei ricordi e la magra consolazione dello "scudetto del bilancio". E' la storia dei vari Darmian, Cerci, Immobile e Glik, una storia alla quale i tifosi del Torino sono, come detto, abituati e in molti casi rassegnati.

Lui, Belotti, nel frattempo sembra però non pensarci. A lui, patrimonio non del Toro ma del calcio italiano tutto, le chiacchiere non interessano, a lui interessano solamente i fatti, il campo, il lavoro. E, naturalmente, i gol.