31 agosto 2004. L'Empoli è ormai in Serie B, l'Udinese, dopo il settimo posto, vuole mantenere e, perchè no, migliorare il proprio rendimento. Così la campagna acquisti porta giocatori che possano giocarsela con i titolari per un posto fisso in campo. All'ultima giornata i friulani approfittano della discesa dei toscani per acquistare tre degli elementi più interessanti degli azzurri, ovvero Cribari, Belleri e, soprattutto, Antonio Di Natale. Questo arriva con la fama di attaccante interessante, ma che non può più ambire a diventare un fenomeno, dati i 27 anni, anche se decide di prendere la maglia numero 10, quella del suo idolo Diego Armando Maradona

Un gran comprimario

Antonio Di Natale però arriva quasi in sordina, acquisito tramite formula della compropietà e con anche qualche partita in Nazionale nel curriculum. È considerato un ottimo comprimario per Dino Fava (14 reti per lui nella stagione 2003-2004), Iaquinta (considerato il talento da far esplodere) e Di Michele (rientrato dopo l'esperienza alla Reggina). Quindi, dopo aver passato l'esperienza ad Empoli con l'etichetta di spalla di Tommaso Rocchi, anche ad Udine la storia sembra ripetersi. Il tecnico Luciano Spalletti decide di impostare la squadra con il tridente, composto da Di Michele e Di Natale a fare da ali per Iaquinta. L'attaccante napoletano è dei tre il meno prolifico: 7 reti in campionato e 4 in Coppa Italia per lui, contro le 11 del bomber calabrese e le 21 complessive (15 in campionato e 6 in Coppa) dell'ex Reggina. La stagione si conclude con la prima storica qualificazione ai preliminari di UEFA Champions League. La stagione di Di Natale è considerata soddisfacente e il suo cartellino viene riscattato, per confermare il tridente che ha condotto i friulani al quarto posto. Il 2005-2006 si apre nel migliore dei modi, con l'eliminazione dello Sporting Lisbona nei preliminari e l'accesso ai gironi. In campionato però le cose non vanno bene come in Champions, i risultati stentano ad arrivare, il nuovo mister Serse Cosmi non sembra riuscire a tenere in mano le redini del gruppo come Spalletti e le difficoltà aumentano a causa dei litigi di Iaquinta con la società, dovuti ovviamente alle richieste di mercato per il calabrese, che inizia ad essere sul taccuino di club importanti. Anche Di Michele sembra non trovarsi più bene, con il suo numero di reti che inizia a scendere paurosamente. Barreto invece, arrivato per sostituire Fava, è troppo giovane per prendersi l'attacco sulle spalle, nonostante il gol allo Sporting. Di Natale non segna molto, ma mantiene comunque la sua media: 8 reti in A, 3 in Coppa Italia, 3 in Champions  e 1 in Coppa Uefa. Ottiene anche il primo record: è infatti l'unico calciatore italiano ad aver segnato in tutte le competizioni a cui prende parte. La stagione si conclude con un mesto 11esimo posto in campionato, il cambio di ben due allenatori (a Cosmi subentra la coppia Dominissini-Sensini, che poi viene sostituita da Giovanni Galeone), l'eliminazione ai gironi di Champions (arrivata a un passo dalla qualificazione) e l'eliminazione in Coppa Uefa agli ottavi di finale. Anche la stagione 2006-2007 non è una passeggiata di salute, con l'addio di Di Michele, i due perni offensivi diventano Iaquinta e Di Natale, che conducono la squadra ad un decimo posto finale nonostane l'ennesimo cambio di allenatore, a Galeone infatti subentra Malesani. Totò continua a mostrare miglioramenti, facendo arrivare il proprio score personale a 11 reti, molto vicino al suo record in A di 13.

L'inizio della leggenda

La stagione 2007-2008 è quella del rilancio per l'Udinese, che vende Iaquinta alla Juventus, facendo rientrare alla base Quagliarella dalla Sampdoria, e acquista Floro Flores dall'Arezzo, considerato uno dei migliori giovani attaccanti sul mercato. In panchina arriva Pasquale Marino, che imposta un 4-3-3 con il trio offensivo composto da Floro Flores e, al centro, Quagliarella. Totò chiaramente diventa il leader, essendo tra i giocatori con più esperienza in bianconero. È la stagione del gol alla Reggina, quello che lo stesso napoletano definisce come il gol più bello fatto in carriera, controllo in palleggio e tiro al volo no look a battere Campagnolo. Anche il suo primo gol in quella gara non è male, un pallonetto perfetto da posizione angolatissima. Totò inizia a far vedere di avere in repertorio colpi che sono fuori dalla norma e la cosa è confermata dalle reti segnate in qulla stagione, ben 17, che, insieme a quelle di Quagliarella, trascinano l'Udinese al settimo posto e ai preliminari di Coppa Uefa. Inizia ad essere stabilmente anche nel giro della Nazionale, dopo aver segnato anche una doppietta nelle qualificazioni contro l'Ucraina, tanto da guadagnarsi la convocazione del ct Donadoni per Euro 2008. Rassegna sfortunata però per lui, protagonista, insieme a Daniele De Rossi, degli errori dal dischetto che condannano l'Italia all'eliminazione per mano della Spagna. La stagione 2008-2009 si apre con un'altra bellissima rete, contro il Palermo segna con un pallonetto no look (dopo aver controllato la palla con un palleggio) che scavalca imparabilmente Amelia. Ora è lui il capitano della squadra, dopo che anche Pinzi dà, temporaneamente, l'addio. In campionato le cose vanno così così, ma c'è la cavalcata in Coppa Uefa a far sognare i tifosi. Dopo aver eliminato il Borussia Dortmund ai rigori, Di Natale e Quagliarella sono protagonisti nella competizione, portando l'Udinese a superare agilmente un girone che prevede, tra le altre, Tottenham e Spartak Mosca. Inoltre viene eliminato il Lech Poznan ai sedicesimi e lo Zenit San Pietroburgo, detentore del trofeo, agli ottavi. Il 28 marzo però le ambizioni friulane e quelle di Totò subiscono un colpo durissimo, a Podgorica infatti, durante il match per le qualificazioni al Mondiale 2010, l'ex Empoli patisce un infortunio molto grave, forse causato dal terreno in pessime condizioni, che mette la parola fine alla sua stagione. Ai quarti di Coppa Uefa l'Udinese trova il Werder Brema. Le zebrette lottano e a tratti mettono anche in seria difficoltà i tedeschi, ma senza Totò non riescono a pareggiare il gran potenziale offensivo dei biancoverdi. La delusione è tanta, ma non impedisce alla squadra di concludere la stagione con il settimo posto, che stavolta però non garantisce l'accesso all'Europa. Di Natale inizia ad avere sempre più richieste sul mercato, tanto che le trattative con il Napoli prima e con il Wolfsburg poi sembrano molto vicine ad andare in porto, ma Totò rifiuta in entrambi i casi le destinazioni. In particolare la trattativa col Napoli, squadra della sua città, sembra essere chiusa, ma, a detta del DS azzurro Pierpaolo Marino, la moglie del numero 10 impedisce il trasferimento. Totò nega queste voci. La stagione 2009-2010 è una delle più difficili, ma è anche quella che inizia a dare sfumature di leggenda ad un giocatore che ormai è considerato imprescindibile. Quagliarella va al Napoli e Marino sposta così Floro Flores al centro dell'attacco, mantenendo Di Natale ala e completando il reparto promuovendo Simone Pepe. Le cose vanno sempre peggio, con la squadra che stenta a decollare. Floro Flores non garantisce cattiveria sottoporta, così Marino fa una mossa inaspettata e molto criticata, ma che porta l'Udinese in altissimo negli anni a venire: sposta Di Natale al centro dell'attacco e questo inizia a segnare senza mai fermarsi, arrivando infine a 29 e vincendo la classifica dei cannonieri. Così, nonostante una squadra in netta difficoltà e che non viene scossa nemmeno dal momentaneo arrivo di Gianni De Biasi, l'Udinese riesce comunque a salvarsi. Totò segna un altro record: supera infatti Bettini nella classifica di tutti i tempi dei marcatori dell'Udinese e vince la classifica dei cannonieri, non male, se consideriamo che il meglio per lui deve ancora venire.

Un Di Natale stellare

La stagione 2010-2011 è quella della consacrazione nell'olimpo degli attaccanti. In estate partecipa al Mondiale con tanto di maglia numero 10, segnando anche uno dei gol della speranza contro la Slovacchia. La spedizione però è una delle peggiori di sempre e l'Italia esce già nei gironi. Totò così ha più tempo per preparare la nuova stagione, che vede in panchina Francesco Guidolin. Prima però c'è uno dei tanti gesti che lo fanno entrare nel cuore dei tifosi: quando ormai il suo passaggio alla Juventus sembra cosa fatta, lui rifuta e ne dà l'annuncio in piazza durante la presentazione della squadra. L'entusiasmo dei tifosi è quasi il preludio a quella che è una delle più belle stagioni della storia dell'Udinese. L'ex allenatore del Palermo decide di passare al 3-5-2. L'inizio è pessimo, con quattro sconfitte di fila, ma il Guido riesce a far sentire importante quel giocatore che Totò definisce come il miglior compagno di reparto in assoluto, ovvero "El Niño Maravilla" Alexis Sanchez. La coppia Niño-Totò è esplosiva, i gol arrivano a grappoli e si sogna il grande ritorno dell'Udinese in Champions. Emblematica la partita col Napoli, dove l'ex Empoli segna in tutti i modi, anche da calcio d'angolo e con un tiro a giro dalla distanza che si insacca nel sette, finendo tra i gol più belli da lui realizzati. Il 5 febbraio 2011 è uno di quei giorni che ogni tifoso dell'Udinese dovrebbe avere tra i propri ricordi: contro la Sampdoria in casa, Sanchez serve l'ennesimo assist per Di Natale, che con un bellissimo tocco segna. È il centesimo gol con la maglia friulana per lui, l'urlo di stadio e speaker è indimenticabile, con tanto di video celebrativo sullo schermo dello stadio. Nemmeno un mese dopo lui e Alexis firmano lo 0-7 al Palermo, una delle vittorie più larghe nella storia friulana, con il cileno primo giocatore a segnare quattro reti in una sola partita, di cui uno alla Maradona, partendo dalla propria metà campo e dribblando tutti gli avversari. Lo stesso Totò è incredulo quando lo vede. La stagione si conclude con Di Natale e Sanchez che insieme mettono a segno 40 reti, 28 per l'italiano (di nuovo capocannoniere) e 12 per il cileno, una delle coppie gol più forti d'Europa, che porta l'Udinese al quarto posto e al ritorno ai preliminari di Champions. Totò conclude la stagione facendo incetta di titoli personali, vince infatti ben tre oscar del calcio dell'AIC (ne vince altri tre tra il 2011 e il 2013). Se Di Natale ormai respinge qualsiasi offerta proveniente da altre squadre, Sanchez invece è attratto da club di livello mondiale e alla fine se lo aggiudica il Barcellona, pagando all'Udinese 26 milioni più 11 di bonus, per quello che è il trasferimento più remunerativo nella storia friulana. La stagione 2011-2012 quindi si apre con tanti punti interrogativi, per sostiture Sanchez infatti viene preso il "Messi della Romania" Gabriel Gabi Torje. L'acquisto viene fatto però molto tardi, tanto che non aiuta la squadra nel titanico preliminare contro l'Arsenal dove l'Udinese è molto sfortunata, con Totò che segna una rete, ma sbaglia anche l'ennesimo rigore della sua carriera. Superata l'amarezza Di Natale e l'Udinese tornano in marcia, Totò continua a segnare tantissimo, nonostante Torje si riveli un flop, e i friulani volano sia in Europa che in classifica, tanto che la sfida del 28 gennaio allo Juventus Stadium è considerata praticamente un match scudetto, che viene vinto dagli juventini. I friulani poi pagano le assenze per la Coppa d'Africa e una panchina inadeguata, così il sogno Europa League viene spezzato in un match molto combattuto contro l'AZ Alkmaar. Anche in campionato c'è un calo di rendimento, che però non influisce eccessivamente, tanto che l'Udinese, sempre sospinta dalle reti di Totò, conclude al terzo posto, ripetendo l'impresa di Zaccheroni e del trio Poggi-Amoroso-Bierhoff. Stavolta però a compiere l'impresa è uno solo, ovvero Antonio Di Natale, che conclude la stagione con altre 23 reti all'attivo. In Nazionale viene portato da Prandelli ad Euro 2012 come prima riserva in attacco, nonostante ciò è autore dell'unico gol subito dalla Spagna nella rassegna iridata. Peccato per la finale persa, ennesimo trofeo sfiorato dall'ex Iperzola. La stagione 2012-2013 si apre con quella che è per tutti una cocente delusione, c'è infatti la seconda eliminazione ai preliminari di Champions, stavolta però avviene per mano del molto più abbordabile Braga ai rigori. Rimane nella memoria collettiva l'assurdo cucchiaio del nuovo arrivo Maicosuel, la nuova spalla di Totò, ma con il quale in realtà non sboccia mai il feeling. Meglio invece va con Muriel, il grande crack, definito da molti "il nuovo Sanchez", con Di Natale che si sbilancia, dicendo che, potenzialmente, il colombiano può diventare anche più forte del cileno. L'andamento è altalenante, in Europa League c'è la storica vittoria di Liverpool, in cui ovviamente Totò firma una bellissima rete con un tiro a giro, che però non basta a superare il girone, con l'ennesimo rigore sbagliato da Di Natale nel match decisivo in casa con lo Young Boys. Purtroppo i tiri dagli undici metri sono forse l'unico vero difetto del genio napoletano. Nel girone di ritorno la squadra si risolleva, grazie anche al rientro di Muriel dall'infortunio, che diventa una spalla perfetta per Totò e segna 11 gol in un girone solo. Così la squadra timbra otto vittorie consecutive alla fine del campionato, stabilendo un altro record, e Di Natale chiude con l'invidiabile bottino di 23 reti a 36 anni.

L'inizio della discesa.

Nella stagione 2013-2014 la magia inizia a svanire, la squadra non gira più come prima, anche a causa del basso rendimento di Muriel, che è il giocatore su cui la società punta per continuare a sognare, tanto che viene  coniato il termine "DiNaMu", per ribattezzare la coppia gol. Invece le cose non vanno, arriva l'incredibile eliminazione ai preliminari di Europa League con lo Slovan Liberec e un campionato che si chiude al tredicesimo posto. Solo la Coppa Italia porta qualche soddisfazione, sogno però che si interrompe in semifinale, dopo due partite molto combattute contro la Fiorentina. Un grande rimpianto per Totò è quello di non essere mai riuscito ad alzare un trofeo con l'Udinese, vince infatti tanti titoli individuali ed ha anche una candidatura al Pallone d'Oro, manca un assolo di squadra. Nel finale di stagione Guidolin dà l'addio ed anche Totò inizia a meditare il saluto, nonostante uno score da 17 reti, che dice chiaramente come il capitano abbia ancora la gamba per far bene. Decide quindi di continuare a giocare, trovando Stramaccioni in panchina nella stagione 2014-2015, il rapporto tra i due però inizialmente non sboccia e il capitano sembra far fatica, segna però quattro reti alla Ternana nell'esordio in Coppa Italia, facendo anche una rete con un pallonetto quasi impossibile anche solo da pensare. Alla fine di un campionato tribolatissimo segna comunque 14 reti, arrivando a 207 reti in Serie A, superando il "Divin Codino" Roberto Baggio e piazzandosi al sesto posto nella classifca dei marcatori di tutti i tempi della Serie A. Il pensiero del ritiro però si fa sempre più concreto, con tante "minacce" durante l'anno, anche in momenti difficili per la squadra. Decide comunque di fare ancora una stagione, che si rivela essere la più difficile di tutte. Nell'annata 2015-2016 arriva Colantuono sulla panchina dell'Udinese, che sembra non voler più puntare su Totò, mettendolo spesso in disparte. Si rincorrono voci di litigi ed attriti e la squadra sembra risentirne, faticando tutto l'anno. Di Natale inoltre non è più lo stesso, segna un solo gol contro il Genoa e fisicamente sembra non esserci più. Sbaglia infatti spesso il posizionamento e non riesce più ad essere cattivo sottoporta, come dimostra l'incredibile errore da solo contro Tatarusanu nel match contro la Fiorentina. La favola sembra finita e si vocifera addirittura di un addio già a Dicembre. Non è così. Il capitano regala ancora qualche emozione, con due assit che permettono di raccogliere una fondamentale vittoria contro l'Hellas Verona. Con l'arrivo di De Canio le incomprensioni continuano, anche qui voci di litigi, condite da un infortunio che amplifica le dicerie. Il 29 aprile 2016 Di Natale annuncia quindi in conferenza stampa il suo addio all'Udinese e forse al calcio giocato. Non prima però di essersi riappacificato con mister De Canio, che porta la squadra ad una soffertissima salvezza, e aver giocato almeno uno spezzone nell'ultima partita dell'anno contro il Carpi. Contro gli emiliani Totò entra e fa quello sa fare meglio: segna, su rigore, facendo esplodere lo stadio per un'ultima volta, nonostante la sconfitta. Il finale è da pellicola cinematografica, con tante lacrime, applausi, giri di campo e la premiazione da parte di Giampaolo Pozzo.

Si conclude così la sua leggenda ad Udine: 209 reti in Serie A (sesto posto nella classifica all time della Serie A) di cui 191 con l'Udinese, giocatore più prolifico di sempre in Europa per l'Udinese con 17 reti ed anche il più presente con 37 apparizioni, giocatore più presente nella storia dell'Udinese con 385 presenze in Serie A (per un totale di 446) e unico giocatore italiano ad aver segnato in tutte le competizioni in ben due stagioni (2005-2006 e 2011-2012). Ora per lui le vacanze, con la consapevolezza di essere probabilmente il calciatore più forte che l'Udinese abbia mai visto. Totò deve riflettere su cosa fare da grande, magari facendo sognare ancora i tifosi, stavolta da dietro una scrivania, come dirigente dell'Udinese. Comunque il grido che resta nel cuore è sempre quello:"Eee con il numero diecii!! Iiill caaapitanoo!! Antonio-Totò- Diiii Nataleeee!!!".