È stato una bandiera dell'Udinese, ora ha deciso di concludere la carriera qua vicino, più precisamente a Venezia. Parlo chiaramente di Maurizio Domizzi, che da un paio di mesi ha concluso il suo capitolo in bianconero, restando però nel cuore di tutti i tifosi. Oggi si trova in Lega Pro, agli ordini di quel Pippo Inzaghi che spesso si era ritrovato a marcare in campo. Raggiunto in esclusiva dai microfoni di tuttoudinese.it, dopo un'amichevole con l'Aviano, Domizzi racconta il suo primo impatto con la realtà veneta ed esclude l'ipotesi di un ritorno a breve nell'organigramma friulano.

Come ti stai trovando in questo primo mese della tua nuova avventura a Venezia?
"Mi sto trovando molto bene fisicamente, certo un minimo di adattamento per la nuova realtà, ma sono i primi giorni".

Da Udine a Venezia, continui a rimanere legato al Triveneto. Venezia progetto giusto per te, anche per motivi geografici?
"Credo che la geografia abbia inciso sulla scelta, sicuramente, anche per il fatto di rimanere nella zona dove ho vissuto bene per molti anni mi ha fatto piacere. Ovvio però che l’aspetto sportivo è stato primario".

Veniamo al match di oggi, disputato in provincia di Pordenone. Da ex giocatore friulano, quest’anno incontrerete nel girone proprio il Pordenone, rivelazione della scorsa stagione. Sarà un derby per te?
"No derby no, perché ad Udine non è vissuto come un derby poiché sono sempre state in categorie differenti. Anzi mi ha fatto piacere venire a giocare da queste parti perché ho molti amici in Friuli che abitano qui in provincia di Pordenone".

Inzaghi spesso lo hai avuto come avversario in questi anni. Che effetto ti fa averlo ora come allenatore e come ti stai trovando con lui?
"Sinceramente è sempre un po’ strano avere un ex collega che per anni ci hai giocato contro e dopo te lo ritrovi dalla tua parte, però è solo un effetto che dura al massimo i primi giorni perché appena si inizia a lavorare, i ruoli sono ben distinti, ti dimentichi subito di quello che è stato e credo che la stessa cosa valga per lui, perché nel momento in cui si è calato nei panni dell’allenatore ha resettato totalmente il suo passato".

Il tuo n° di maglia all’Udinese è sempre stato l’11, ora al Venezia hai scelto il 6. Numero nuovo per una nuova avventura?
"E’ stata una scelta ponderata nel senso che ormai lì era un capitolo chiuso e volevo ricominciare da capo, ma non è casuale perché il primo numero di maglia che ho avuto ad Udine il primo anno è stato il 6".

Al Venezia hai ancora 2 anni di contratto, ma in futuro dove ti vedi? Magari come dirigente in un club, magari l’Udinese?
"No, il ritorno ad Udine lo vedo difficile perché altrimenti se ci fosse stato da parte loro un progetto in quel senso mi avrebbero fatto finire di giocare lì e poi avrei proseguito quel percorso, quindi lo vedo molto difficile. Il futuro adesso lo vedo ancora da giocatore perché il progetto è biennale, quindi di medio-lungo termine. Sinceramente adesso non ne ho molto idea. L’unica cosa penso che se continuerò nel calcio sarà qualcosa di tecnico, riferito al campo perché altri ruoli non mi attirano".