È bastata una partita, una sola partita. In novanta minuti la squadra è riuscita a spazzare via tutte le note positive costruite nei due mesi successivi al disastro dell'annata precedente. I meccanismi difensivi migliorati, la grinta ritrovata, etc... tutto distrutto da una partita che, sulla carta, doveva essere addirittura più semplice di certe amichevoli. Sulla carta appunto, perchè l'Udinese (e soprattutto certi giocatori) ha abituato a prestazioni oscene proprio sul più bello. Non è oggettivamente possibile che lo Spezia sia tecnicamente superiore ai friulani, eppure l'altro ieri l'undici di Di Carlo sembrava il Barcellona: fraseggi semplici in verticale, azioni avvolgenti sulle ali e triangoli per gli inserimenti, così il tridente Okereke-Nene-Valentini ha mandato ai matti una difesa che tra nemmeno sette giorni affronterà El Shaarawy, Salah e Dzeko. Le premesse, oltre al 2-3 finale, sono terrificanti.

Eppure questa stessa squadra in precampionato aveva dimostrato miglioramenti netti in difesa, ma evidentemente quando si tratta di fare sul serio questi giocatori non hanno la personalità necessaria per reggere l'urto. C'erano nove undicesimi della rosa dell'anno scorso e sono riusciti a giocare perfino peggio rispetto ai mesi precedenti. Difesa che, come già detto, ha fatto acqua da tutte le parti, centrocampo senza idee, con il solo De Paul a cercare qualche giocata e un attacco double-face: da un lato c'è Matos che è un fantasma, dall'altro c'è Duvan Zapata che ha tra i piedi le poche occasioni da gol (tra cui un rigore) che i suoi compagni riescono a costruire, ma riesce a sbagliarle tutte una dopo l'altra senza alcuna pietà. Anche Iachini non sembra averci capito molto in questo match, come dimostrano i cambi. Incomprensibile la scelta di aspettare così tanto prima di mettere nella mischia Jankto e Penaranda per due spettatori come Matos e Armero. Ancor meno logica la decisione di inserire un mediano di rottura come Hallfredsson quando la squadra è in svantaggio e la tua panchina offre centrocampisti prettamente offensivi come Kone, Balic e Lucas Evangelista.

Queste le dichiarazioni di mister Beppe Iachini nel post partita: "Eravamo partiti bene, con la mentalità giusta. Il pareggio è arrivato su un rimpallo e abbiamo subito un colpo psicologico che mi fa pensare. Abbiamo ancora qualche retaggio mentale da superare, un po' d'ansia. Siamo rientrati in campo con il piglio giusto, purtroppo l'episodio del rigore che poteva permetterci di svoltare l'abbiamo fallito. Poi ancora un gol con palla inattiva, su questo dovremo sicuramente lavorare. I nuovi forse sono un po' più liberi mentalmente, gli altri hanno ancora qualche scoria da eliminare. Ma dipende da noi, dobbiamo dare un input a tutto l'ambiente. Abbiamo creato tanto, stiamo costruendo. Purtroppo abbiamo pagato dazio su qualche episodio che in precampionato eravamo riusciti ad evitare. Questa partita, se siamo intelligenti, ci serve per migliorare e per capire dove abbiamo sbagliato. Stiamo lavorando molto sull'aspetto difensivo, i numeri ci dicono che negli ultimi tre anni abbiamo subito 174 gol. Sono troppi. Dobbiamo essere più incisivi, più cattivi. Siamo stati, anche stasera, molto a ridosso dell'area di rigore avversaria. Ma dobbiamo essere più attenti, un campionato difficile come quello di Serie A dipende anche da queste situazioni". Un po' debole la scusa dell'aspetto psicologico, dato che già prima del gol iniziavano ad aprirsi delle crepe, con San Karnezis a posticipare il disastro il più possibile e pure il gol è arrivato grazie a quel pizzico di fortuna che in altre occasioni è mancato, il tiro dalla distanza di De Paul infatti si insacca grazie ad una deviazione. Inoltre non si capisce perchè insistere su certi elementi se i nuovi sono più liberi mentalmente.

È evidente come ci siano molti rami secchi che andrebbero tagliati. Heurtaux è stato imbarazzante, cercando di offrire in tutti i modi la possibilità allo Spezia di pareggiare. Non solo, il francese ha dimostrato di non essere più quello di un paio di anni fa, riuscendo a contenere gli avversari con gran fatica. Armero è un calciatore finito e lo ha dimostrato ancora una volta, accantonato da tutti gli allenatori che lo hanno avuto, Iachini gli dà ancora fiducia. In amichevole sembrava continuare sulla linea del "non sono più quello del terzo posto, ma ancora qualcosa so fare", in questa partita non azzecca nemmeno il passaggio più semplice. Raggiunge lo zenit della sua prestazione quando, senza avversari intorno a lui e al compagno, riesce a fare un passaggio in verticale storto anzichè dritto, mandando la palla fuori e regalandola allo Spezia. In attacco Matos ha confermato di saper solo correre, mai un guizzo che vada oltre il semplice scatto. L'unica volta che si fa notare infatti è in un contropiede dove riesce a saltare tutti gli avversari in velocità. Duvàn Zapata si mangia qualsiasi palla buona gli arrivi, sarà anche per colpa di una forma fisica che deve ancora arrivare, ma non serve essere brillanti al 100% per segnare un rigore. Penalty che poi il colombiano calcia peggio di un difensore: centrale e a mezza altezza, Chichizola non ha dovuto neanche distendere le braccia per respingerlo, gli è bastato stringere i pugni.

A centrocampo la squadra continua a non avere idee, quando De Paul cala è il nulla cosmico, con il solo Badu che prova a rendersi pericoloso, ma non ha i piedi da regista, non gli si può chiedere di impostare l'azione. Fofana poi è palesemente fuori ruolo, ha doti offensive e viene messo a protezione della difesa. La mossa non ha alcun senso e si vede, dato che il francese ogni volta che ha palla non sa che fare e quando deve coprire non ha l'aggressività giusta per mettere in crisi l'avversario. Pozzo dovrà pure spendere come chiedono i tifosi (un centrocampista dai piedi buoni sarebbe ossigeno puro per una squadra senza idee), ma alcune alternative ai giocatori che hanno floppato l'anno scorso ci sono e sta a qualcun altro farle scendere in campo, non al paròn. Bisogna avere il coraggio di cambiare i fiori appassiti con quelli nuovi. O qualcuno il panettone lo mangerà a casa.