Dopo una sconfitta del genere l'amaro in bocca non può che essere tanto. La classifica resta immutata, visto che tutte e tre le squadre in fondo alla graduatoria hanno perso, però, per come stava giocando l'Udinese, riuscire a conquistare almeno un punto contro questo Napoli non sembrava impossibile. I partenopei erano fuori forma e nervosi, sintomo che qualcosa che non funziona là dentro c'è eccome. Sta di fatto che i friulani nel primo tempo hanno affrontato con grande intelligenza la partita, difendendosi con estremo ordine, raddoppiando sempre sul portatore di palla, per poi provare a pungere la retroguardia avversaria giocando soprattutto sulle fasce.

Che Delneri stia osservando con grande attenzione il funzionamento delle ali di questa Udinese è evidente nel momento in cui viene annunciato Matos in formazione. Insomma, basta con De Paul e la sua incredibile testardaggine palla al piede, meglio puntare sull'ex Fiorentina, dal piede molto più grezzo, ma che è un missile quando parte in velocità e che si trova con i compagni. Non è una bocciatura per l'argentino, ma per lui dev'essere un segnale che è ora di darsi una mossa e capire che non è più nella Primera Division, ma nella Serie A. Tornando al primo tempo della sfida con il Napoli, ciò che è mancato è stato solamente il gol, fallito da Duvàn Zapata, per quella che è stata la più grande occasione dei primi quarantacinque minuti. Si può far finta di nulla quanto si vuole, ma le voci continue di un suo possibile ritorno al Napoli lo hanno decocentrato e lo si è visto in partita. Il Panteron ha fornito comunque una prestazione sufficiente, ma forse, con un pizzico di lucidità in più, il gol lo avrebbe segnato e non sarebbe sparito nel secondo tempo, nel momento di massima difficoltà.

Poi è arrivato il secondo tempo, insieme ad un blackout difensivo di quindici minuti realmente inspiegabile. Prima l'errore tecnico clamoroso di Felipe, che spalanca le porte al primo gol di Insigne, e poi l'amnesia grossolana di Widmer. Cosa sia successo è veramente difficile da dire. Sicuramente l'italo-brasiliano ha dimostrato una volta di più di non essere in grado di fare il terzino sinistro. Qui forse troviamo l'unica pecca della fino ad ora ottima gestione di mister Delneri. L'ex Parma infatti non ha quasi mai convinto da esterno difensivo, eppure si continua ad insistere su di lui, nonostante alle sue spalle ci sia un Samir che non ha sfigurato per nulla, quando è stato schierato. Per quel che riguarda lo svizzero, l'infortunio è stato grave e il ragazzo si è immediatamente avvilito, come normale che accada dopo una giocata del genere. Episodi che nel calcio capitano, la cosa più importante è che mentalmente il ragazzo non subisca il contraccolpo psicologico, recuperando fin da subito la concentrazione. Il gol di Perica, arrivato due minuti dopo lo 0-2, non fa altro che aumentare i rimpianti per una partita in cui si poteva portare a casa un punto senza troppi patemi. Per il resto le zebrette hanno confermato di avere tante qualità ancora nascoste sotto una mole incredibile di piccoli errori, non determinanti, ma che non permettono ancora di fare un salto di qualità. Troppi ancora i passaggi sbagliati dai vari Badu e Fofana, così come la posizione di Kums è ancora troppo arretrata per poter dare effettivamente una mano all'attacco, nonostante sia arrivato per lui il primo assist della stagione.

Ora si va a Cagliari, squadra che sta avendo un percorso simile all'Udinese. Delneri dovrà capire cosa non ha funzionato in quei pochi minuti in cui i suoi hanno gettato al vento la buona prestazione dei primi quranticinque, sperando anche di recuperare elementi come Hallfredsson e Penaranda, che potrebbero essere giocatori interessanti per aumentare l'imprevidibilità della manovra. Sarebbe importante ritrovare la concentrazione più che in difesa, dove probabilmente abbiamo assistito a due infortuni episodici, a centrocampo, dove in fase di costruzione si è tornati a fare un pochino di fatica. La strada è giusta e gli incidenti di percorso succedono, l'importante è non perseverare.