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F1, GP del Messico - La chiave tecnica

La power unit estremamente sollecitata in tutte le sue componenti, in particolare il turbocompressore. La minimizzazione della resistenza all'avanzamento è un obiettivo da perseguire, non disdegnando un'ottima reattività della vettura in particolare nell'ultimo settore.

F1, GP del Messico - La chiave tecnica
F1, GP del Messico - La chiave tecnica
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Di Oreste Sicilia

Neanche il tempo di metabolizzare il Gran Premio degli Stati Uniti, che ha consegnato alla Mercedes il quarto campionato costruttori consecutivo, che si vola all’Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico per la terzultima prova di questa stagione, che potrebbe incoronare per la quarta volta in carriera Lewis Hamilton, al quale basterà un quinto posto in caso di vittoria di Sebastian Vettel.

Il circuito messicano, rientrato nel calendario del mondiale di Formula 1 nel 2015 dopo un periodo di inattività che durava dal 1992, ultima edizione prima dell’era turbo – ibrida. Ma proviamo ad addentrarci nelle caratteristiche che offre questo circuito, molto meno banale rispetto a quello che potrebbe sembrare dalla vista del solo “disegno”.

Uno dei circuiti più veloci in calendario

Il teatro del Gran Premio del Messico ha delle caratteristiche molto simili a circuiti come Monza o Baku, in quanto possiede dei lunghi rettilinei, in particolare quello del traguardo, dove l’anno scorso la vettura più performante, ovvero la Mercedes, ha raggiunto gli oltre 370 km/h. Nel dettaglio si può vedere dall’immagine principale come il primo settore sia particolarmente veloce, con due rettilinei intermediati dalla prima variante. Il secondo settore è leggermente differente, sviluppandosi all’inizio con un breve tratto “tortuoso” a cui segue un breve allungo ed una serie di S da affrontare ad oltre 200 km/h, per poi affrontare l’ultimo tratto dello stadio, che ricalca un po’ l’ultima zona del tracciato di Sochi, con una serie di curve strette che poi vanno ad immettere sul traguardo.

Da un punto di vista aerodinamico quindi, c’è bisogno di una vettura con bassa resistenza all’avanzamento, per cercare la prestazione nel primo e in parte nel secondo settore. Allo stesso tempo ci vorrà il giusto compromesso per essere efficaci nei curvoni della zona centrale della pista, dove l’efficienza sarà da perseguire, mentre un anteriore preciso nelle zone lente ed una meccanica agevole sono quegli aspetti da ricercare per affrontare al meglio l’ultima parte della pista. Inutile girarci intorno, su questo aspetto la Mercedes sembra nettamente favorita, anche perché con delle gomme come quelle di quest’anno, si può cercare di “strapazzarle” un po’ di più nelle zone lente, così da risultare più efficaci sui lunghi rettilinei e scaricare maggiormente le ali.

Attenzione al motore

Una delle componenti maggiormente sollecitate su questo circuito sarà senza dubbio la power unit, in tutte le sue componenti. L’unità endotermica sarà particolarmente importante e servirà in tutta la sua espressione e per molto tempo per ogni giro, ma anche la parte ibrida non scherza. Infatti, al netto dell’efficacia del motogeneratore cinetico nelle 3 frenate più intense di questo tracciato, sarà interessante capire come verrà impostata la potenza elettrica.

Nelle motorizzazioni di questa fase storica della Formula 1 infatti, i CV generati dall’unità ibrida possono essere “immessi” sull’albero motore secondo le scelte dei tecnici, quindi a seconda dei tracciati. In sostanza si può optare per utilizzare questa potenza o ai bassi regimi, ergo in uscita dalle curve, o alla fine dei rettilinei. Vedendo il circuito sembrerebbe quasi ovvia la seconda scelta, ma in realtà un discorso più sportivo che tecnico potrebbe aprire diverse scelte. Ad esempio qualcuno davanti a fare da lepre potrebbe essere beneficiato da difendersi dallo spunto di chi insegue, così da offrirgli “meno scia possibile” oppure farlo solo dopo diversi metri di rettilineo, discorso opposto per chi segue, che magari con un'ala posteriore più scarica, avendo un delta velocità guadagnato con l’attivazione del DRS più esigua, potrebbe optare o per la prima scelta, oppure per la seconda cercando di sfruttare tutta la scia offerta da chi si ritroverà davanti.

Altro aspetto estremamente sollecitato sarà il gruppo turbocompressore, come mai lo è stato nel corso di quest’anno. Il motivo risiede nel fatto che l’Autodromo Hermanos Rodriguez si sviluppa a circa 2200 metri sul livello del mare, quindi con un'aria più rarefatta. Su un motore endotermico “classico” questo risulta un problema, visto che comporta una diminuzione del rapporto di compressione, ergo una minore quantità d’aria utilizzabile per unità di peso di carburante per innescare lo scoppio in camera di combustione, quindi un deficit di potenza rispetto a quella nominale. Se nel Gran Premio d’Austria ci si scontra con un problema simile seppur l’altitudine non vada oltre i 660 metri, che comporta circa una riduzione della potenza espressa di circa il 6 – 8 %, in Messico dove la quota altimetrica del circuito risulta molto maggiore, potremmo arrivare anche a potenze deficitarie di circa il 20 %.

Ma una delle novità delle power unit che hanno esordito nel 2014, è la presenza del gruppo turbocompressore, il quale viene in aiuto all’unità termica, aumentando la pressione di esercizio del componente stesso, il quale a sua volta girerà a delle velocità maggiori. Dunque, al netto della necessaria affidabilità di questo componente che diamo “per scontata”, la differenza la farà la progettazione dello stesso, con compromesso tra leggerezza e robustezza che sarà l’obiettivo da perseguire.

Pneumatici morbidi all’esordio su questo circuito

Una delle novità di quest’anno riguarda la scelta delle mescole optata dalla Pirelli. Come già successo diverse volte in stagione, anche in Messico ci sarà l’esordio dell’Ultrasoft, accompagnata dalla Supersoft e dalla Soft. Il circuito è impegnativo sotto questo aspetto, visto che sugli pneumatici graveranno elevati carichi verticali sui rettilinei, con quelli laterali che interverranno particolarmente nel secondo settore. Attenzione alle gomme posteriori, un loro corretto funzionamento nel range di temperatura ideale sarà capitale nella fasi di trazione in uscita dal misto o per impostare in maniera efficace la percorrenza del rettilineo. Dalla info grafica mostrata da Pirelli, possiamo notare come quasi tutti i piloti abbiano optato per scelte mediamente aggressive, con la sola Red Bull che ha deciso di portare 3 set di pneumatici soft.

Per quanto riguarda la strategia, questa potrebbe essere più “aperta” del solito, simile a quanto visto nell’appena passata gara di Austin. Forse, ma mettere le mani avanti in questo momento è d’obbligo, per le scelte fatte solo la scuderia anglo-austriaca potrebbe pensare ad una sola sosta, ma bisognerà capire la risposta che questo compound darà nelle simulazioni del passo gara nella giornata di venerdì, per capire se la prestazione media potrà essere confrontabile con le altre mescole. Staremo a vedere.

A questo punto non ci resta che attendere la conferenza stampa di quest’oggi e le prime azioni in pista nella serata italiana di domani. Buon week-end di gara.