E finalmente Il momento è arrivato. Dopo un inverno di analisi su un 2017 che ha rivisto la Ferrari protagonista e sul terremoto politico provocato dalle dichiarazioni di Liberty Media circa la volontà di portare la Formula 1 in una direzione diversa, questo fine settimana ha calmato un po' le polemiche a vantaggio della pista.

Il primo appuntamento in calendario porta con sè molti dubbi, novità, perplessità, circa quello che vedremo a partire dalla gara di domani ma soprattutto dai commenti e dalle analisi che faremo della stessa nei giorni a seguire, viziati da un certo grando di indeterminatezza tipica del primo atto del nuovo campionato.

Come tradizione vuole, si parte dall'Albert Park di Melbourne, teatro di duelli estenuanti tra le Ferrari e le Mclaren, ma soprattutto terra di conquista dell'ormai non troppo sorprendente Lewis Hamilton, capace di conquistare la 73esima pole position in carriera con un giro F-E-N-O-M-E-N-A-L-E. Nel tentativo finale in Q3, l'alfiere della Mercedes è stato molto bravo a portare nel giusto range di funzionamento gli pneumatici e così è riuscito a sfruttarli al 100% del loro potenziale.

Ben inteso, nel considerare non sorprendente quell'opera d'arte messa in pista nella mattinata italiana dal pluricampione inglese, c'è solo la volontà da parte dell'autore di sottolineare come ormai la continua sorpresa delle gesta di Hamilton sia semplice prassi. Perchè ragazzi, l'extrapotenza di quella centrale nucleare che è il motore Mercedes avrà anche fatto la sua parte, ma avete visto la prima curva e l'uscita da curva 4? Due fasi di un giro semplicemente eccellente, considerando che il campione in carica si è potuto prendere il lusso di una lieve sbavatura in uscita dalla penultima curva che poco ha inciso sul tempo finale.

A questo aggiungiamo una Mercedes in condizione invidiabile, a primo impatto addirittura meglio messa rispetto allo scorso anno. In questo inizio di 2018 è sembrata una vettura ben bilanciata, precisa, sia in qualifica che sul passo gara, a vedere quanto visto nei test a Barcellona.

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Quindi? Gara di domani compromessa per gli altri? Campionato già assegnato? Mai potremmo dire una cosa del genere dopo neanche la conclusione del primo Gran Premio dell'anno. E le incognite, per quelli da battere e gli avversari, si chiamano affidabilità e Pirelli.

La prima rappreseta la vera novità del regolamento tecnico del 2018, con la limitazione a tre power unit per tutta la stagione, che dunque dovrà aumentare la vita dei propulsori. Si è parlato abbondandemente di questa impostazione, con parole al vetriolo tra i team manager già dallo scorso novembre in sede di Strategy Group, ma ormai questo è quello che è stato stabilito. Durante i test in Spagna è volata anche qualche indiscrezione circa il fatto che più di un costruttore abbia messo in conto di scontare una penalità per l'introduzione di una quarta power unit.

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Che non si pensi che si voglia augurare una fumata dal motore a nessuno dei concorrenti da queste colonne, ma informazioni circa la consistenza e la costanza di prestazione delle power unit, a noi esterni, non la sapremo fino alle prossime 5-6 gare, e nel frattempo nulla potremo dire sulle relazioni che intercorrono tra una prestazione di picco e la sua longevità espresse da un concentrato di tecnologia come le power unit turbo-ibride di questa fase storica della Formula 1. Non possiamo quindi dire se l'esaltazione estrema prestazionale di una monoposto non sia per un numero di gare inferiore rispetto a quelle che una motorizzazione formato 2018 deve sostenere.

Altro aspetto riguarda gli pneumatici, anche questi che hanno subito una interessante innovazione da parte della Pirelli dalla passata stagione. Infatti, complice la volontà di garantire prestazioni elevate al prodotto per via dei nuovi regolamenti tecnici del 2017 circa l'aumento del carico e dell'innalzamento delle velocità di percorrenza di curva, la passata stagione è stata caratterizzata da molti team che si sono lamentati per dei compound in generale troppo duri, tanto che la mescola più dura (Hard) del 2017 non è mai stata utilizzata se non per qualche giro di installazione nelle prove libere in Spagna.

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Quest'anno invece, per cercare di fornire alle gare un pizzico di movimento in più, gli ingegneri della Pirelli si sono mossi su due fronti. Il primo riguarda una generale diminuzione della durezza dei compound così da portare una gara tendenzialmente sui due pit stop, degradando rispettivamente di uno step le varie mescole. Il secondo aspetto più interessante riguarda l'ampliamento delle tipologie di compound, ma allo stesso tempo la riduzione della finestra di funzionamento di ognuna e fornendo una rugosità superficiale al prodotto così da consentire strategie "dignitose" anche con pneumatici differenti.

Un esempio potremmo averlo proprio domani. La Ferrari può pensare a qualcosa di "particolare" per la strategia ma quella che sicuramente ha sorpreso nelle qualifiche di oggi è stata la Red Bull. Nella gara di domani bisognerà fare attenzione a Ricciardo e Verstappen, che a differenza di tutti gli altri si sono qualificati nel Q2 con le gomme "rosse" (SuperSoft). Così facendo, hanno creato un elemento differenziante nella lotta al vertice a semafori spenti, ponendosi nella condizione di poter sfruttare due tipi di strategie differenti. Una scelta fatta per riuscire a terminare la gara utilizzando la Soft (più probabile) se il degrado sarà elevato o addirittura la UltraSoft con degrado molto contenuto della mescola "rossa".

Tutti gli altri piloti qualificati con le UltraSoft dovranno prestare molta attenzione al degrado termico, valutando poi in base a quanto dureranno le UltraSoft se montare la SuperSoft o la Soft (più probabile). Dunque, sotto il profilo della gestione degi pneumatici, tutto può succedere, e possono amplificare o attenuare il potenziale di ogni singola vettura, così come sottolineato da Mario Isola al termine delle prove libere del venerdì: "il ritmo dei favoriti sembra molto vicino. Dopo il primo giorno di gestione di una nuova stagione, ci sono ovviamente molti dati da esaminare, ed è certo che il quadro completo deve ancora emergere. Con il divario di prestazioni tra soft e supersoft piuttosto basso rispetto a quello che possiamo vedere finora, e un gap maggiore di 0,6 secondi rispetto all'ultrasoft, tutte e tre le componenti sembrano essere valide opzioni per la strategia di gara."

Domani sarà un altro giorno. E' solo la prima gara. Gustiamocela. Ai dati e alle analisi successive ci penseremo dopo. Buona gara a tutti.