Alla fine tra W07 Hybrid e SF16-H ha vinto… la strategia, ma tante sono le chiavi di lettura di questo primo round australiano. La Ferrari esce sconfitta di misura, e per come si era messa dopo pochi metri ha molto da recriminare. La bandiera rossa uscita per il botto di Alonso ha capovolto una situazione che pareva saldamente nelle mani di Vettel, leader indisturbato grazie a un avvio di gara da manuale.

C’è di buono che la Rossa ha confermato l’atteso cambio di passo rispetto alla qualifica mostrando di potersela giocare quasi ad armi pari con le Frecce d’argento. D’ora in avanti, però, molto dipenderà dagli sviluppi che Maranello saprà introdurre nel corso dell’anno, specie per tentare di chiudere il cronico gap accusato al sabato; svantaggio che rischia di pesare come un macigno sulle ambizioni iridate del Cavallino.

Non sempre, infatti, si potranno azzeccare scatti tanto perfetti, non sempre le Mercedes si faranno uccellare così al via. Questione di meccanica, anche: da quest’anno la partenza è tornata ad essere manuale, rimessa alla sensibilità del pilota tramite una sola paletta al volante. Un bene per lo spettacolo, come si è visto, meno per la Mercedes che parrebbe lontana dall’aver raggiunto una taratura ottimale del pacco frizione. Rosberg aveva l’attenuante di scattare dal lato sporco della pista, Hamilton no: al via in Bahrein capiremo meglio quanto abbia pesato il fattore umano e quanto la meccanica.

Altra discriminante, il mix di mescole che Pirelli sceglierà di portare ad ogni gp. Perché, oltre la qualifica, la Ferrari ha già evidenziato l’altro suo limite storico: la difficoltà a scaldare le gomme in assenza di temperature elevate. La reintroduzione del push-rod sembra non aver ancora risolto i problemi e il clima autunnale di Melbourne non è certo accorso in aiuto.

Discorso opposto per la Mercedes che ha costruito la sua doppietta sul perfetto utilizzo delle Medie, mescola su cui ha investito con profitto la quasi totalità dei collaudi invernali. Lo si è visto alla ripartenza dopo la bandiera rossa quando Rosberg è riuscito a tenere agevolmente il passo di Vettel, rimasto su Supersoft, pur essendo in “modalità gestione” per via del maggior numero di giri da coprire.

Proprio la bandiera rossa ha deciso la gara: mentre la Mercedes, fin lì incapace di attaccare la leadership del tedesco, è passata alle Pirelli a banda bianca per arrivare in fondo senza ulteriori stop, la Rossa è rimasta sull’opzione più aggressiva, SS-SS-S, convinta di poter rimontare nel finale sfruttando il calo dei rivali. Ma non ha pagato.

Errore di strategia o timore di non riuscire a mettere “in finestra” le medie? A sentire Vettel, solo una semplice sottovalutazione: “Non pensavamo che la Mercedes usasse le medie fino alla fine”, ha detto. Difficile credergli. Malgrado la pioggia al venerdì ne avesse precluso ogni valutazione, puntare sull’opzione più conservativa del lotto con l’intento poi di cambiarla non avrebbe avuto senso a quel punto della corsa: eravamo al 20° giro, ne restavano 37, uno stint lungo ma possibile per via della poca abrasività dell’asfalto reso ancora meno aggressivo dalla scarsa gommatura.

Meglio andrà in Bahrein e Cina, dove Pirelli porterà lo stesso range di mescole - Medium, Soft e Supersoft – ma farà più caldo. Semplificando potrebbe comunque profilarsi una situazione analoga a quanto visto lo scorso anno, con la Rossa avvantaggiata dai compound più teneri, meglio se su asfalti roventi che possano velocemente innescarli, e la Mercedes granitica sulle Medie, le più versatili e utilizzate in stagione che la Ferrari dovrà giocoforza farsi piacere per ambire al titolo. La corsa di Melbourne non ha offerto un confronto diretto sulle Pirelli a banda bianca ma nelle simulazioni invernali condotte al Montmelò (tracciato più tradizionale e veritiero dell'Albert Park) la Ferrari ha convinto, reggendo bene il paragone coi tedeschi.

Rivedibile l’affidabilità. Raikkonen è stato fermato dal cedimento del turbo, forse causato dall’aumento delle temperature in seguito alla bandiera rossa e successiva ripartenza dietro safety car. Un peccato per il finnico, autore di un brillante avvio e passato da Rosberg solo grazie all’undercut in occasione della prima sosta; un assillo in più per gli ingegneri dato dall’impianto di raffreddamento della SF16-H, studiato per ingombrare meno possibile ma non ancora garanzia di robustezza.

E se il confronto in Ferrari ha sempre visto svettare Vettel, in qualifica come in gara, diversamente è successo in Mercedes. Perdente al sabato, Rosberg ha capovolto la situazione al via, bruciando il compagno pur dal lato sporco della griglia e forzandolo all’esterno della prima curva, nella replica a parti invertite di quanto visto a Suzuka ed Austin nel 2015. Manovra decisa, che ha costretto Hamilton a risalire dal sesto posto. Lewis l’ha presa bene, festeggiando il tedesco a fine gara con rinnovata complicità di coppia, ma crediamo che già in Bahrein vorrà restituire il favore senza troppi complimenti.

Gli attriti fermentano anche in Toro Rosso, coi piccoli diavoli Verstappen e Sainz tra i più penalizzati dall'interruzione. A due facce la gara dell’olandese: dopo aver tenuto Hamilton con disinvoltura nella prima parte, Max è scivolato alle spalle del compagno a causa di un pit stop difettoso senza più riuscire a passarlo. Lì ha perso la calma, producendosi in team radio insistiti per avere strada da Sainz e finendo in testacoda a due giri dal termine. Iella a parte, Max ha talento da vendere ma dovrà imparare a gestire i nervi per non concedere vantaggi al compagno nella guerra interna che si gioca sul filo dei centesimi.

Eroe di giornata Romain Grosjean, sesto al debutto assoluto con la Haas motorizzata Ferrari. Partito dalla 18° casella, il francese ha approfittato della bandiera rossa al 20° giro per montare le medie e andare in fondo tenendosi dietro un drappello di inseguitori agguerriti composto da Hulkenberg, Bottas, Sainz e Verstappen.

Fernando Alonso ha esordito col botto. Ironia a parte, la dinamica dell’incidente è stata terrificante, così come lo stato della sua Mp4-31 accartocciata contro il muro dopo diversi ribaltamenti. Il pilota è uscito illeso, a dimostrazione degli avanzatissimi standard di sicurezza raggiunti dalle scocche delle attuali F1. L’angolo di impatto favorevole (del primo urto) e l’ampiezza della via di fuga alla curva 3 hanno fatto il resto.

Chi esce malconcio da questa prima uscita è la Formula 1, affossata dalla carenza di sorpassi in pista e dalla schizofrenia della sua governance, incapace di garantire uno spettacolo adeguato, stabilità normativa, credibilità. Le nuove qualifiche hanno messo tutti d’accordo: sono “una m…a”, per dirla con Vettel, e allora… dietrofront: si torna al vecchio sistema già dalla prossima gara in Bahrein, senza il taglio del pilota più lento e con i 10 piloti sopravvissuti a Q1 e Q2 a giocarsi la pole position. Una boccata di ossigeno. Fino al prossimo colpo di testa di Ecclestone&C…