Archiviata la pratica Bahrain, torna a tener banco il rebus qualifiche. Quale sistema verrà adottato in Cina? permarrà il tanto bistrattato ‘shoot-out’ o si tornerà al format tradizionale, in vigore fino al 2015? La riunione tenutasi a Sakhir domenica mattina non ha sciolto il nodo. Allora Fia, Fom e i rappresentanti dei team si riuniranno giovedì prossimo per riesaminare la questione, alla ricerca dell'unanimità necessaria. 

La novità è che nel mazzo delle soluzioni al vaglio è stata aggiunta una terza opzione: la sommatoria dei due tempi migliori di ciascun pilota in ognuno dei tre turni di qualifica. Non un inedito, se è vero che già nel 2005 venne adottato lo stesso metodo di conteggio. Allora prevedeva però due sessioni di giro singolo al sabato pomeriggio e alla domenica mattina, entrambe conteggiate per la definizione della griglia di partenza utilizzando la somma dei due tempi. 

Per la cronaca, il meccanismo si rivelò un flop e fu abbandonato dopo solo 6 gare, giudicato troppo complesso da stampa e pubblico: un motivo in più perché l’autolesionismo della Formula 1 attuale lo prenda di nuovo in considerazione. Alla base del format, l’esigenza di stimolare l’azione in pista spingendo i piloti a completare almeno due tentativi per ogni turno. E scongiurarne così la permanenza nel box dopo il primo crono segnato, nell’intento di salvare gomme per la gara. 

Ironia vuole che l’ipotesi della sommatoria dei tempi abbia trovato l’unanimità, sfavorevole, dei piloti. “E’ l’ora di andare al circo. - la chiosa sarcastica di Vettel - E’ un’idea buona se vuoi che accadano cose a caso, ma la Formula 1 dovrebbe essere incentrata sulla competizione, è un’idea di m**da”. Concetto ripreso da Button con una punta di humor: “Tutto quel che possiamo dire è che daremo una chance anche a questo format. E’ sempre meglio di quello attuale, credo qualsiasi cosa sia meglio. Anche i piloti che girano con un occhio chiuso e uno aperto, andrebbe meglio”, ha commentato Jenson.

Più misurato ma altrettanto critico il giudizio di Ricciardo: “La qualifica vive su un giro perfetto. Avere una somma di tempi suona più come una gara endurance, non amo questa visione”. E per un Hamilton possibilista - “se ne sono usciti con ogni tipo di idea e in questi casi gran parte di queste non vanno bene, poi arriva quella giusta a un certo punto, quindi, che sia o meno la volta buona, lo vedremo” -, c’è un Rosberg con le idee chiare: “La strada migliore è tornare al sistema che avevamo, che era sempre piuttosto emozionante”. 

Del resto, scriveva Antoine de Saint-Exupery nel Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”…