Undercut a chi?”, chiede incredulo Vettel. È il 44° giro del GP di Germania: il box richiama il tedesco per anticipare la tattica di Verstappen e provare così a soffiargli il 4° posto. Peccato che Max preceda il ferrarista di quasi 8”, un puntino all’orizzonte, e la mossa degli strateghi in rosso assuma i contorni dell’utopia. Una topica tanto grottesca da sbigottire persino il pilota, che in abitacolo non può certo avere la stessa visione d’insieme dei suoi strateghi al muretto. È l’ultima goccia che il box ha saggiamente deciso di risparmiarsi (e risparmiarci) con un subitaneo dietrofront, evitando così di tramutare lo sconforto per la “comparsata” Ferrari in autentica farsa. 

Già. Hockenheim pareva essere alla vigilia terreno fertile per la riscossa, un misto medio-veloce capace di esaltare i residui pregi della SF16-H: motore e bilanciamento in frenata. Invece è giunta l’ennesima gara sbiadita, la terza di fila senza podio che ha sancito il sorpasso della Red Bull in pista e nel Costruttori. Con la ciliegina finale del muretto box. Sintomo di un’impasse strutturale che inizia impietosamente a riflettersi, oltreché sull’auto, anche nella serenità dello spogliatoio.

La Ferrari agostana, priva del suo “skipper” Allison, è una barca che naviga a vista. Tanti auguri, dunque, a Mattia Binotto, “canterano” designato dalla coppia Arrivabene-Marchionne per riportare la barra a dritta e rinserrare i ranghi nel breve volgere della pausa estiva. Evitare la deriva non sarà facile poiché d’ora in avanti si inizierà a pensare al 2017, dirottando tempo e risorse sul nuovo progetto. 

Ma c’è una stagione da chiudere con dignità e, possibilmente, davanti alla Red Bull: visto il trend, sarà dura. Il timone della Ges scotta e le falle sono presenti a più livelli, alcune oramai croniche. Il nuovo CTO (Chief Technical Officer) dovrà innanzitutto scandagliare le risorse interne per (tentare di) colmare il vuoto progettuale lasciato da Allison, in attesa di nuovi innesti, e tamponare le lacune organiche e tecniche che da molti anni a questa parte plafonano il rendimento della Rossa ai livelli di inizio stagione. 

Milton Keynes ha cambiato passo, complice il riavvicinamento del mago Newey; Ferrari no, si è viceversa arenata, incapace di supplire alle proprie carenze telaistiche e aerodinamiche con sviluppi adeguati. Resterebbe tempo per il contropiede, ma l’Austria ha segnato una chiara inversione di tendenza a favore dei rivali: in 4 gare le monoposto austriache hanno ottenuto 116 punti contro i 65 della Ferrari, quasi il doppio. Non il miglior viatico per la volata e neanche, va detto, per il prossimo anno. Ancor più improbabile la zampata vincente entro l’atto finale di Abu Dhabi, senonché propiziata dal meteo o da intoppi altrui.

E in Mercedes? Pure lì è cambiato il vento. Hamilton ha ribaltato il Mondiale portandosi con 4 successi in serie (49° totali, -2 da Prost) dai -24 pre-Zeltweg ai +19 attuali su Rosberg: il padrone è di nuovo lui. L’inglese maramaldeggia, dosando la meccanica della sua impeccabile W07 Hybrid, mentre Nico sembra avergli suo malgrado ereditato la sindrome da falsa partenza. La seconda cilecca consecutiva al via costa a Nico gara e leadership iridata, tutto in pochi metri. Ora, proprio come la Ferrari, spetta a lui inseguire dimostrando sangue freddo e spirito di reazione.