Il fato ha voluto che fosse il Gran Premio numero 800 nella storia della Formula 1, quello che si disputò a Singapore esattamente otto stagioni fa, il 28 settembre del 2008. In realtà, quella che fu ribattezzata come "Night Race", rivelò il suo lato oscuro qualche mese più tardi, quando l'emittente televisiva brasiliana Rede Globo decise di condividere col mondo intero quello che nessuno avrebbe mai pensato accadesse sul muretto Renault tra il giro 12 e il 14 di quella gara.

Da allora, il Gran Premio di Singapore ha cambiato il suo volto, entrando dritto nella storia di questo sport tanto affascinante quanto misterioso. Correva l'anno 2008, e una Formula 1 profondamente diversa da come è oggi, si apprestava a calcare un terreno ancora inesplorato: Marina Bay, nel lusso e nello sfarzo di Singapore.
Il circuito, ideato da Hermann Tilke che negli anni firmerà molte altre opere, aprì di fatto una nuova frontiera: la gara notturna. Con questa mossa, il GP di Singapore si nutrì di grande curiosità oltre che di tensione, dato che all'epoca quel Gran Premio era decisivo per la corsa al titolo mondiale. La stagione stava vivendo il duello tra Lewis Hamilton e Felipe Massa, che alla partenza per l'Oriente erano separati da appena un punto nella classifica piloti.
Il weekend entrò nel vivo con le qualifiche, le prime tra i muri stretti e angusti di Marina Bay. Massa e la Rossa staccarono il pass per la pole position, lasciando Hamilton addirittura a sei decimi di distacco nel giro secco. Una batosta non indifferente, che appena 24 ore dopo però, non ricorderà più nessuno. Al nero notte dei semafori appena spenti, Massa scatta felino conservando la testa; Al suo retrotreno si accondano Hamilton e Kimi Raikkonen, designato alla marcatura a uomo per un giovanissimo Lewis. In pochi giri i distacchi si dilatano, lasciando presagire ad una gara costruita a distanza, sui decimi di secondo e sulla scelta di gomme e carburante.

Massa riparte con la pompa della benzina ancora attaccata. Fonte foto: formula1.com
Massa riparte con la pompa della benzina ancora attaccata. Fonte foto: formula1.com

Sembra andare così, almeno fino al giro 12, quando la Renalult di Nelson Piquet Junior incoccia con violenza sul muro opposto alla traiettoria designata, in modo quasi innaturale. La Safety Car viene chiamata in causa e i piani dei top team cambiano con grande celerità. Le carte si mescolano, ma una, il sette di denari, resta impigliata in quello che una volta veniva chiamato 'bocchettone della benzina'. Quel sette, era proprio Felipe Massa che ripartito dopo l'ok dato dalla luce sul proprio semaforo, portò con se proprio la pompa della benzina, rimasta agganciata senza una logica spiegazione. La scena, tra le più celebri e drammatiche della F1 moderna costa un tempo incalcolabile a Felipe, rientrato a fatica in gara prima di essere penalizzato anche dalla direzione di corsa.

Il celebre pit stop di Felipe Massa visto dall'on board camera di Kimi Raikkonen, giunto dopo Felipe per fare anch'esso la sosta al box Ferrari.

L'incubo Ferrari prosegue anche in seconda serata, quando Raikkonen si fa cogliere di sorpresa dall'altezza dei cordoli. Ritiro per il finlandese e 13^ posto per il carioca. Hamilton scappa e la Mclaren opera il sorpasso nella classifica costruttori. La debacle è servita.
Nessuno poteva saperlo, ma quella serie di combinazioni che favorirono il successo di Fernando Alonso, partito addirittura in 15^ posizione, quasi un anno dopo presero il nome di 'crashgate'. La vicenda esplose come un fulmine a ciel sereno e la stessa FIA, stimolata dalle dichiarazioni della tv brasiliana Rede Globo, decise di aprire un fascicolo sul caso in questione. Nella successiva sentenza, giunta solo nel 2010, si decise di non modificare il risultato della gara - che alla fine si rivelò decisiva visto che Felipe Massa perse quel titolo mondiale per un punto appena - pur squalificando Flavio Briatore e Pat Symonds, responsabili del team Renault. Vennero assolti invece, Fernando Alonso - che difficilemnte poteva essere a conoscenza dei fatti - e Nelson Piquet Junior, che testimoniò dopo che la FIA gli garantì l'impunità di fronte a qualunque tipo di affermazione.

"La proposta di provocare un incidente deliberatamente mi è stata fatta poco prima della gara, quando sono stato avvicinato da Briatore e Symonds. Quest'ultimo, alla presenza di Briatore, mi ha chiesto se ero disposto 'a sacrificare la mia gara per la scuderia, costringendo la Safety Car ad entrare in pista'. Quando me lo hanno chiesto, ho pensato che ciò mi avrebbe aiutato nell'ambito del rinnovo del contratto. Dopo il colloquio, Symonds mi ha chiamato in un angolo e mi ha mostrato una mappa, appunto la curva esatta dove io avrei dovuto uscire di pista. E mi ha anche indicato il giro in cui avrei dovuto farlo, affinchè il mio compagno di squadra Fernando Alonso potesse rifornirsi ai box, dopo l'entrata della Safety Car, cosa che ha fatto al 12° giro".
N.Piquet Jr. 30 luglio 2009, Parigi.

L'incidente di Piquet nel 2008. Fonte foto: formulapassion.it
L'incidente di Piquet nel 2008. Fonte foto: formulapassion.it

Nel bel mezzo della bufera 'crashgate' esplosa nell'estate 2009, la stagione successiva il Circus arrivò a Singapore stto una luce diversa. Il mondiale già indirizzato verso la Brown GP di Jenson Button e la conseguente assenza di Felipe Massa, rimasto coinvolto nel grave incidente di Budapest, aprirono la strada a Lewis Hamilton, dominatore della gara dal primo all'ultimo giro in un GP senza acuti o colpi di scena.
Un dominio totale contraddistinse anche la terza edizione della "Night Race", quella del 2010. In quel caso, il mondiale era assolutamente in bilico e la Ferrari, almeno per quel weekend, si riprese tutto quello che gli era stato tolto, con l'aggiunta degli interessi. Fernando Alonso, passato proprio nel 2010 al Cavallino, ottenne la Pole Position e il giro veloce, completando la gara in testa dal via fino alla bandiera a scacchi. Un successo importantissimo per la classifica, che nonostante l'allungo sul gradino più alto del podio, finì per diventare una semplice illusione qualche mese più in là. Ad Abu Dhabi si consumò il disastro della Rossa, con Vettel che si involò verso il primo dei suoi quattro titoli mondiali consecutivi lasciando ad Alonso e ai ragazzi di Maranello solo tensioni e accuse durate per un inverno intero.

Alonso festeggia il suo secondo successo a Singapore, nel 2010. Fonte foto: getty images.
Alonso festeggia il suo secondo successo a Singapore, nel 2010. Fonte foto: getty images.

Spinti dall'euforia del primo titolo mondiale, la stagione successiva, la 2011, vide Sebastian Vettel e la Red Bull dominare in lungo e in largo. Il tedesco stabilì una serie infinita di record, sfiorando almeno in termini numerici le migliori stagioni di Michael Schumacher. Anche Singapore, ancora assente nel palmares dei campioni del mondo, fu terreno di conquista per Seb e la casa austriaca, finalmente vincente sotto i riflettori tutti italiani posizionati sui cinque chilometri abbondanti del circuito di Marina Bay.
Dopo l'anno sabbatico preso da una Ferrari non competitiva nel 2011, il 2012 portò in dote un duello entusiasmante tra Alonso e Vettel che, come nel 2010 si contesero il mondiale fino all'ultima gara. Intervallato da qualche acuto dell'Hamilton in crisi di mezz'età, la trasferta a Singapore segnò una tappa decisiva per la rincorsa al terzo alloro per Seb. Dopo l'avvio scintillante, la Ferrari di Alonso non arrivò al top per l'ultima parte di stagione, accusando i primi cenni di fatica proprio a Marina Bay. A parzializzare la perdita di punti sembrava esserci la Mclaren di Lewis, in stato di grazia durante le qualifiche così come accadrà ad Austin. L'inglese vola anche in gara costringendo Vettel alla piazza d'onore. Poi però, il motore lo pianta in asso, regalando un dispiacere anche al nemico Alonso.
Alla fine dell'anno, Nando perderà il mondiale per appena tre punti; proprio quelli che Vettel non gli avrebbe guadagnato nel caso in cui Hamilton fosse arrivato al traguardo di Marina Bay in prima posizione.

Hamilton viene abbandonato dal motore quando è in testa, nel 2012. Il ritiro andrà a favorire Vettel. Fonte foto: f1bias
Hamilton viene abbandonato dal motore quando è in testa, nel 2012. Il ritiro andrà a favorire Vettel. Fonte foto: f1bias.com

Come da abitudine, il Gran Premio di Singapore venuto nell'anno dispari, in questo caso 2013, non regala grosse emozioni. Vettel detta ancora una volta la sua legge, quella del più forte. La Red Bull, come se non bastasse, si esalta tra i vicoli stretti e le curve a gomito di Singapore, tracciato esigente sotto il profilo alare che richiede il massimo carico aerodinamico sulle monoposto. Il terzo successo di Seb, gli assicura il poker di mondiali in una stagione quanto mai transitoria in cui tutte le rivali della Red Bull già pensano alle modifiche struturali e non solo che faranno il loro debutto nel 2014.
E infatti, la nuova stagione cambia ogni tipo di scenario, relegando le Red Bull a terza forza del mondiale. A salire di tono sono le Williams, e soprattutto le Mercedes. Dominatrice incontrastata con Hamilton e Rosberg, la casa di Stoccarda lasciarà le briciole a tutti tranne che Daniel Ricciardo, vincitore in tre occasioni durante l'arco della stagione.
Anche a Singapore, il duello è tra i due ex amici, oramai in lotta serrata per aggiudicarsi il titolo iridato. L'ambiente, scaldato dalle scintille di Spa e dalle repliche di Monza, si infiamma già nelle libere del venerdì.
Il sabato però, è forse il giorno più esaltante. Le qualifiche regalano palpitaazioni continue e ad ogni passaggio i due decidono di abbassare il limite sul giro. Il duello a viso aperto si conclude a cronometro ormai fermo, quando la bandiera a scacchi già sventola da qualche secondo; Rosberg passa sul traguardo perfezionando il tempo di Lewis di qualche centesimo. Hamilton però, non si da per vinto riuscendo nel colpo di coda che gli consegna una Pole position storica. E' di appena 7 millesimi il divario tra i tempi dei due campionissimi: 1'45'681 dell'inglese contro l'1'45'688 del tedesco.

Il giro al limite di Lewis Hamilton che riuscì a strappare la Pole Position a Nico Rosberg per appena 7 millesimi di secondo. Singapore 2014.

Il giorno della gara sa tanto di "revenge", ma così non sarà. Nico accusa dei problemi al volante già dal giro di formazione. I meccanici Mercedes provano a risolvere il problema direttamente dalla piazzola numero 2, ma la notte di Singapore ha già emesso il suo verdetto. Il tedesco parte dai box lasciando strada libera a Hamilton, dominatore incontrastato della corsa. Dietro l'inglese si scatena la battaglia tra Vettel, Ricciardo e Alonso, mentre Rosberg decide ben presto di alzare bandiera bianca. E' il giorno in cui il campionato mondiale del 2014 prende la via dell'inglese. Di lì in poi sarà un Lewis Hamilton irresistibile che lascierà al proprio rivale un solo successo, a Interlagos.
Quello di Singapore 2014 però, è stato anche l'ultimo gp portato a termine dall'indimenticato Jules Bianchi, un ragazzo solare, giovane e pieno di talento che proprio quell'anno su un tracciato cittadino, - Monaco - aveva raccolto i suoi primi ed unici punti di carriera. Una fatalità l'avrebbe portato via due settimane dopo, quando sotto la pioggia di Suzuka, Hamilton beffò ancora Rosberg con un magnifico sorpasso all'esterno alla curva 1.

Lewis fa festa con Seb sul podio, alla domenica. Fonte foto: telegraph.co.uk
Lewis fa festa con Seb sul podio, alla domenica. Fonte foto: telegraph.co.uk

Ricordi più vividi portano la mente all'anno passato e ad un rosso Ferrari finalmente vivo sotto i riflettori di Singapore. Il cavallino, che aveva già vinto due Gran Premi con Vettel - Malesia e Ungheria - si imbatte in un weekend perfetto. La Mercedes annaspa in modo inatteso e Vettel, da grande opportunista, non si fa pregare due volte. In qualifica piega l'ex compagno Ricciardo consegnando alla Rossa una Pole Position che mancava dalla qualifica bagnata del gran premio di Germania nel 2012. In gara, controlla il rivale australiano allo start, poi amministra le gomme resistendo nel finale, al ritorno dello stesso Daniel.
A completare la festa in rosso c'è anche Kimi Raikkonen che si toglie la soddisfazione di stare davanti alla brutta copia delle Mercedes, per la prima volta fuori dal podio per problemi non tecnici con Rosberg, e costretta al ritiro con Lewis Hamilton. Singapore, il vento d'Oriente e Marina Bay sembravano solo il punto di partenza per un futuro a forti tinte rosse. In realtà, quel weekend, che sta per compiere un anno esatto, resta la cima più alta mai toccata dalla Ferrari nell'era turbo ibrida.
Il canto felice di Vettel a fine gara, è rimasta un'esclusiva di Singapore 2015. Da allora, la Mercedes ha lasciato un solo GP agli avversari e la Ferrari non ha saputo cogliere nemmeno quell'occasione. La stagione 2016, ormai entrata nella sua fase calante, ha visto i non progressi della monoposto di Maranello, veloce ad intermittenza, sfortunata e in alcuni casi poco cattiva. Gli errori strategici e gestionali hanno pesato molto sull'andamento di una stagione iniziata in quel di Melbourne con ambizioni ben diverse: "puntiamo al titolo" affermavano Arrivabene e Vettel a marzo. Zero vittorie e un distacco di 100 punti in classifica dalla coppia Mercedes raccontano al contrario, che l'operazione aggancio e sorpasso è fallita almeno per quest'anno.

Seb canta l'Italiano in versione ampiamente rivisitata. Era Singapore 2015 e il Cavallino tornava sul gradino più alto del podio.

Lontana dai vertici, la Ferrari arriva in Oriente per l'ottava edizione del GP di Singapore da assoluta underdog. Nemmeno il precedente dello scorso anno è servito per abbassare la quota di un successo del Cavallino, nei piani dei bookies dato come terza possibilità alle spalle di Mercedes e Red Bull.
Hamilton e Rosberg infatti, arrivano più agguerriti che mai alla prima di una serie di gare asiatiche distanziati da soli 2 punti nella classifica del mondiale. Un nulla considerando i 200 punti ancora in ballo da qui alla fine di una stagione che come nel 2014, si annuncia in via di risoluzione solo ad Abu Dhabi, nel giorno dell'ultima recita.
La Red Bull invece, ha dimostrato una crescita omogenea con il passare della stagione; in più ha dalla sue le caratteristiche del circuito, da sempre a favore del notevole carico aerodinamico che proprio le lattine dispongono.

Per questo, la Ferrari dovrà nuotare controcorrente nelle acque di Marina Bay, acque che per l'ottava volta in altrettanti anni nasconderanno insidie, colpi di scena trabocchetti e azioni sleali. Accendete i riflettori, Singapore è pronta per aggiungere un nuovo capitolo alla sua breve ed intensa esperienza in Formula 1.