Ci risiamo. La carne al fuoco, stavolta è tanta, e non potrebbe essere altrimenti visto tutto quello che è accaduto tra le curve a gomito dell'Autodromo intitolato ai "Rodriguez Brothers". Mexico City e i suoi 2200 metri di altitudine ci hanno consegnato una scia di polemica che molto probabilmente andrà avanti per questa, e per le stagioni a venire, chissà, magari tornando ad accendere dibattiti e simpatie intorno al Circus in declino.

Il Gran Premio col sombrero, atteso con particolare trepidazione dai duellanti alla corona iridata, ha riservato emozioni, ma allo stesso tempo, ha creato anche molta, moltissima confusione. Lewis Hamilton, obbligato a vincere per restare appeso alle speranze di poker, ha risposto alla grande. Condotta di gara impeccabile quella di Ginetto, a suo agio sull'altura messicana sin dal venderì. La pole e lo stacco frizione, - finalmente efficiente - gli hanno permesso di controllare a suo piacimento sin dalla curva tre, quando la sua 44 argento ha ritrovato la via del tracciato. Già, se proprio si vuole essere pignoli, la gara del Campione del mondo in carica ha ravvisato una sbavatura.
Nel tentativo di difesa, alla prima curva, Lewis non ha saputo controllare la frenata, eccedendo oltre il tracciato per qualche metro. L'escursione sull'erba non ha portato danni in termini cronometrici a Lewis, anzi, tornato in pista con un vantaggio superiore. Questo, almeno in quegli istanti avrebbe fatto pensare ad una possibile sanzione verso il pilota originario delle Barbados. In realtà, complice anche l'immediata Safety Car, la direzione di corsa ha deciso di non prendere nemmeno in considerazione l'accaduto.

Lo start del Gran Premio. Hamilton tiene la testa, ma alla prima staccata va dritto guadagnando spazio sui diretti concorrenti. Verstappen costringe Rosberg alla difesa, ma il pilota Mercedes taglia la curva quando la posizione tra lui e l'olandese è assolutamente incerta. La direzione di corsa, non prende nessun provvedimento.

E' stato preso in esame, ma senza alcun provvedimento, il lievissimo contatto che qualche metro dietro Hamilton, ha visto protagonisti Rosberg e Verstappen.
Il pilota olandese, nel tentativo di sorpasso, ha allungato la staccata, accompagnando senza cattiveria Rosberg oltre la carreggiata. Nel momento del contatto, le due vetture erano assolutamente appaiate, mentre al rientro in pista, Rosberg, costretto al taglio di curva, aveva un evidente vantaggio su Max, primo pilota a transitare come da regolamento nelle curve due e tre senza commetere infrazioni.

Mentre Gutierrez, Wehrlein ed Ericsson davano vita all'autoscontro pagato a caro prezzo solo dal tedesco, qualche centinaia di metri più in avanti, la stessa direzione gara che non ha preso provvedimenti alla prima curva, ha deciso di penalizzare una sciocchezza commessa da Sainz. Il figlio del due volte Campione mondiale di Rally, punito con cinque secondi di penalità, a detta della direzione di gara ha chiuso la traiettoria a Fernando Alonso, pilota che giungeva in rettilineo alla sua sinistra. Una manovra certamente pericolosa, ma che in se non infrange il regolamento: "un solo cambio di direzione". Sainz si è attenuto alla norme, chiudendo lo specchio a sinistra.
Placata la furia iniziale, il GP rientra sui binari più usuali. Hamilton detta legge, mentre per le posizioni da podio si fa avanti la strategia Ferrari con Sebastian Vettel.

Superata la metà gara, sfruttando anche i molti doppiati, Verstappen cerca il sorpasso su Rosberg, ma anche in questo caso la frenata si rivela traditrice. Max va lungo perdendo tempo e speranze di secondo posto. La direzione di gara, balbettante e poco sicura, tira un sospiro di sollievo. Le posizioni sembrano cristallizarsi, ma è negli ultimi cinque giri che lo show prende forma.

Il palpitante finale di gara. Gli errori di Verstappen, le lamentele di Vettel e il mancato sorpasso di Ricciardo. Tutto completato dalle accuse reciproche che i il 5 e il 33 finiscono per scambiarsi ancora alla guida dell'abitacolo. E' il preludio ad un dopo gara elettrizzante e pasticciato.

Le gomme medie di Max iniziano a cedere sotto i giri veloci di Vettel, anch'esso dotato di medie, ma dalla vita più giovane. Allo stesso tempo, anche la minaccia Ricciardo, su soft nuove, inizia a farsi largo all'orizzonte.
Il tedesco aggancia Verstappen, ma l'olandese non concede spazio. A cinque giri dalla fine, con Ricciardo sempre più vicino ai due, Max sbaglia la staccata della prima curva decidendo - proprio come fatto da Hamilton - di andare dritto e rientrare alla tre. Vettel va su tutte le furie e il suo muretto inizia ad agitarsi. Maurizio Arrivabene - non proprio un personaggio calmo e pacato - si sbraccia. Il team radio di Verstappen comunica a Max: "Give the position" - dai la posizione a Vettel. - Naturalmente, il 19enne non segue la scuderia, tenendo dietro un Sebastian piagnucolone e offensivo.
Le proteste, finiscono per distrarre Vettel, attaccato da Ricciardo alla curva quattro. Daniel si butta all'interno, ma il ferrarista stringe fino ai limiti del regolamento, sbattendo la porta in faccia all'ex compagno di team.
In tutto questo marasma, le posizioni si cristallizzano fino alla bandiera a scacchi, quando avviene uno scambio di idee tra l'olandese e il tedesco. I due, ancora seduti a bordo dell'abitacolo, non se le mandano a dire, ma è tutto relativo.
In questo momento infatti, entra in scena il vero protagonista del GP: la direzione di corsa.

Mentre i primi tre - Hamilton, che raggiunge Prost per numero di vittorie in carriera, 51. Rosberg, e appunto Verstappen - si recano nei pressi del podio, la direzione gara - in modo tardivo - infligge cinque secondi di penalità a Verstappen. L'olandese, pronto a salire sul podio, resta di pietra. Di contro, scoppia la festa della Ferrari.
Le motivazioni, parlano di un vantaggio in termini di secondi che Verstappen ha guadagnato - tagliando la curva - per difendersi dagli attachi di Vettel. La realtà, dice che Max è andato lungo senza volerlo; che Sebastian era sì vicinissimo ma ancora alle sue spalle, ma soprattutto che al giro uno questa manovra non era stata sanzionata ne con Hamilton, ne con Rosberg.
Fatto sta che sul podio incassato tra le tribune dello stadio, ci va Sebastian Vettel. I ragazzi in rosso, capitanati da un Arrivabene a dir poco euforico, fanno festa. Vettel dedica loro l'atteso trofeo. Verstappen torna mesto ai box, titolare della quinta posizione.

Il podio, poi modificato del Gp del Messico. Fonte foto: motorsport.com
Il podio, poi modificato del Gp del Messico. Fonte foto: motorsport.com

Stabilite le posizioni, completata la festa e sorseggiato lo spumante, sembra resti tempo solo per le accuse. Vettel non le manda a dire, rimarcando la sua idea sull'accaduto. I suoi team radio a dir poco coloriti, vengono confermati anche quando Sebastian è chiamato alle interviste e in conferenza stampa. Di contro, il giovane Verstappen, retrocesso nel Ring insieme a tutti gli altri comuni mortali, si scaglia contro Seb: "È davvero un idiota, il suo compertamento è stato veramente ridicolo. Criticate me? Bisogna criticare lui. È solo un grande frustrato, non so quante volte abbia usato un linguaggio scurrile in gara e nei team radio. Farebbe meglio a tornarsene a scuola. E la manovra su Ricciardo è stata scorretta".

Il clima rovente, destinato a restare tale anche tra due settimane, quando a San Paolo Hamilton cercherà di rimandare l'assegnazione del titolo a Yas Marina, viene reso ancor più incandescente qualche ora più tardi.
In Italia è già notte fonda; in Messico invece, è ancora pomeriggio. Il sole si appresta a calare anche sull'Autodromo intitolato ai fratelli Rodriguez quando la direzione di gara - sì ancora loro - torna ad essere argomento principale.

La Red Bull, scuderia che tre ore prima aveva urlato all'ingiustizia, esulta. La Ferrari, passata dall'inferno al paradiso, china la testa. Vengono assegnati ben dieci secondi di penalità a Sebastian Vettel reo di aver utilizzato un metro di guida scorretto contro l'azione di Daniel Ricciardo.
L'opera della direzione di gara è completa. La frittata, il pasticcio o come volete venga chiamato, è compiuto. In tutto questo, chi finisce per rimetterci più di ogni altro è la stessa Formula 1. Il Circus si dimostra una volta di più, una giungla fatta di regole discrezionali, applicate a seconda del momento e dei piloti. Un Circus che, stagione dopo stagione è sempre più estraneo da quei principi sul quale la F1 ha poggiato le proprie basi e sempre più lontano da quello che gli appassionati vorrebbero vedere in pista: duelli, rivalità e contatti. Sì, ma anche rispetto, chiarezza e poca confusione.

Alla fine è la Red Bull a portare a casa il trofeo. Ricciardo condivide la vincita con Verstappen, alla fine quarto. Per l'australiano arriva anche la matematica certezza del terzo posto nel mondiale. Per la scuderia, uscita vincitrice dopo il braccio di ferro con la Ferrari, si avvicina sempre più il secondo posto nel mondiale. Fonte foto: skysports.com
Alla fine è la Red Bull a portare a casa il trofeo. Ricciardo condivide la vincita con Verstappen, alla fine quarto. Per l'australiano arriva anche la matematica certezza del terzo posto nel mondiale. Per la scuderia, uscita vincitrice dopo il braccio di ferro con la Ferrari, si avvicina sempre più il secondo posto nel mondiale. Fonte foto: skysports.com

Città del Messico, con i suoi costumi, le sue bellezze e la sua altitudine, ci restituisce una F1 spumeggiante in pista; dura, cattiva, incerta e chissà, arricchita di una nuova grande rivalità. I 2200 metri sul livello del mare della megalopoli messicana però, ci restituiscono anche una Formula 1 sempre meno intuitiva. Una F1 meccanica in cui a sbagliare non sono più i piloti, ma anche i giudici. Una F1, lontana parente rispetto al passato. Una F1 a cui non è stata ancora trovata una cura, ma che attendiamo fiduciosi, una cura possa trovare a stretto giro di posta.

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