L'ultimo weekend di gara era alle spalle ed era stato celebrato il titolo vinto da Rosberg, il Circus si stava avviando verso il "letargo" fisiologico che i mesi invernali comportano, quando il pilota tedesco ha ridestato l'attenzione di tutti annunciando il suo ritiro dalle corse a soli 31 anni dopo la conquista del mondiale. Andiamo a ripercorrere ora le tappe della carriera del pilota tedesco.

L’EREDITA’ DI PAPA’ KEKE Rosberg nasce nel 1985 e fin da piccolissimo si appassiona alle corse grazie a papà Keke, campione del mondo in Formula 1 nel 1982 con la Williams. Ha le idee chiare sin da subito: vuole emulare quanto fatto da suo padre e diventare il vincitore del titolo di campione in Formula 1. Come la grande maggioranza di chi aspira di diventare pilota, a 6 anni inizia a prendere confidenza con i motori nel campionato kart, dove incontra un avversario già tosto a quei tempi e che ritroverà poi anni dopo in F.1: si tratta chiaramente di Lewis Hamilton, con cui da subito si accende la rivalità in pista. Tra i due c’è sempre bagarre ma anche amicizia, ed ognuno promette all’altro di ritrovarsi un giorno in Formula 1 a sfidarsi.

I risultati del giovane Nico sono buoni e ha inizio una graduale ascesa passando prima per la Formula BMW, poi per la Formula 3, dunque per la GP2, e infine nel 2006 riesce ad arrivare dove ha sempre desiderato essere: la Formula 1.

L’ESORDIO IN WILLIAMS Nico arriva nel Circus a 21 anni debuttando con la Williams, team che è di fascia media in quegli anni. Si fa notare in Malesia dove ottiene il terzo tempo in qualifica, ma per il resto della stagione non riesce a riportare risultati discreti a causa della scarsa competitività della macchina. Il 2007 è sulla falsariga dell’anno precedente, mentre il 2008 si apre bene: Rosberg in Australia al traguardo è terzo, ottenendo il primo podio della sua carriera in F.1, una tappa sempre importante per qualsiasi pilota. L’anno successivo la Williams si presenta a nastri di partenza della stagione con una vettura nettamente migliore delle precedenti, sfruttando bene il cambiamento del regolamento tecnico; Nico si trova decisamente più a suo agio, iniziando a essere stabilmente nelle posizioni che garantiscono punti e sfiorando la vittoria a Singapore, che va ad Hamilton, il rivale di sempre.

TEDESCO SULLA TEDESCA La graduale crescita dimostrata attira gli occhi dei team su di lui, specialmente della Mercedes che nel 2010 torna nel mondiale come costruttore, dopo anni in cui si limitava a fornire motori. Il team tedesco ingaggia Rosberg, affiancandogli la leggenda Michael Schumacher, che decide proprio in quell’anno di tornare a correre. Tuttavia la macchina tedesca stenta a evolversi e diventare competitiva, avendo carenze soprattutto sotto l’aspetto della gestione gomme. Il 2011 è un altro anno duro, ed è un momento buio per Nico. Ma la svolta è nell’anno successivo: la Mercedes riesce a risolvere i problemi della vettura e in Cina il pilota tedesco ottiene pole e vittoria, sentendosi per la prima volta un po’ come il papà Keke, anche se la strada da fare è ancora lunga per vincere il titolo. Alla fine del 2012 Schumacher dice addio alle corse, e la Mercedes lo sostituisce per il 2013 con Hamilton, andando a creare una coppia di piloti la cui rivalità è ormai di lunga data. In quell’anno nessuno dei due è in grado di lottare stabilmente per la vittoria, ma la sfida è solo rimandata.

NICO VS LEWIS L’anno 2014 comporta per la Formula 1 un importante cambio nel regolamento con l’inizio dell’era ibrida, e la scuderia che maggiormente sa approfittarne per creare una vettura competitiva è proprio la Mercedes, che si dimostra due spanne superiore alla concorrenza. In questo contesto Nico e Lewis sono gli unici due concorrenti alla sfida per il titolo mondiale: l’anno inizia subito con una vittoria per il tedesco in Australia, ma l’inglese si rifa subito nella gara successiva a Kuala Lumpur. La stagione segue questo andamento, con alterne fortune per l’uno e per l’altro, ed in pista a volte si giunge al contatto fisico tra le due W05, come a Spa, dove Nico urta Lewis, mandandolo fuori dalla pista e causandogli una foratura. Si arriva all’ultima gara di Abu Dhabi con Hamilton davanti a Rosberg per 17 punti e dunque i giochi sono ancora aperti. Il tedesco ottiene la pole, ma viene sopravanzato in partenza dal pilota inglese e poi deve arrendersi definitivamente quando il suo motore va in fumo, consegnando definitivamente al suo rivale il titolo. E’ un duro colpo per Rosberg, dal momento che aveva davvero l’opportunità di eguagliare suo padre: la delusione è tanta, e si ripercuote sull’anno venturo.

Il 2015 è un anno difficile per lui, Hamilton si dimostra nettamente più a proprio agio con la W06 e vince il titolo con due gare di anticipo. Al termine di un anno in cui non è riuscito ad essere ai livelli del rivale, piazza due vittore nelle ultime due tappe del campionato mondiale: è qui che probabilmente nasce il senso di rivalsa che si porterà dietro per tutto l’inverno fino alla prima gara in Australia. Il 2016 inizia con un poker di vittorie per Nico che impressiona tutti, mentre il suo compagno ha delle difficoltà a causa di noie tecniche alla vettura, e alcuni dicono che sia anche poco concentrato. In Spagna c’è un turning point della stagione: il tedesco parte dalla pole, Hamilton lo segue, ma dopo poche centinaia di metri avviene un contatto che elimina dalla corsa entrambi, ed entrambi sono imbufaliti con l’altro accusandosi a vicenda. La tensione ha un altro picco in Austria, quando nel corso dell’ultimo giro Hamilton tenta di attaccare il compagno di squadra, ma c’è di nuovo un contatto: a uscirne maggiormente malconcia è la W07 di Nico, che al traguardo è solo quarto, mentre Lewis si invola verso la vittoria. A questo punto intervengono le figure di spicco del team a calmare i due in privato, e si rincorrono voci secondo cui dalla gara austriaca in poi ci sia un regolamento interno su come comportarsi in pista.

Hamilton rimonta fino a prendere il primato, ma questa situazione dura poco, in quanto il suo motore va in fumo in Malesia: da qui Rosberg riprende il comando della classifica e nelle restanti gare pensa ad amministrare il vantaggio. Si arriva all’ultima tappa del campionato con il tedesco e l’inglese entrambi a quota 9 vittorie; al primo basta un terzo posto per laurearsi campione, ma la gara non è affatto facile in quanto Lewis, che scatta dalla pole, tiene un ritmo piuttosto blando per compattare piloti dietro il rivale, che parte secondo, nella speranza che riescano a superarlo. Negli ultimi giri di Abu Dhabi il rischio che ciò avvenga si materializza, ma alla bandiera a scacchi Hamilton vince e Rosberg è secondo, e ora può lasciarsi andare a una sfrenata esultanza per il titolo ottenuto. Il sogno che Nico aveva fin da bambino si è finalmente concretizzato, ora il suo nome è scritto nell’Olimpo dei campioni e ha ritenuto giusto andarsene da vincitore una volta che quel sogno è diventato una splendida realtà.

DANKE NICO

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