Esattamente settanta anni fa nasceva la prima vettura costruita interamente a Maranello. In tutto questo tempo Ferrari ha segnato la storia dell'automobilismo ed è diventato uno dei marchi di auto più famoso nel mondo, tanto che il sogno di ogni appassionato di motori e di ogni pilota, amatore o professionista che sia, è quello di riuscire un giorno a guidare una delle monoposto di Maranello. La Ferrari inoltre è l'unica vettura ad aver preso parte ad ogni edizione del campionato di F1, risultando il team più vincente, sia in termini di mondiali piloti vinti, che in termini di mondiali costruttori, ma anche in termini di pole e vittorie. Ci sono tante gare che hanno segnato la storia della Rossa nella massima categoria del motorsport, qui andiamo a rivivere le più importanti.

GP Gran Bretagna 1951

La F1 è solo alla sua seconda stagione e fino a quel momento ogni gara, ad eccezione delle due 500 miglia di Indianapolis, a cui non partecipava nessuno dei piloti e dei team in corsa per il titolo, era stata vinta dalle Alfa Romeo di Nino Farina e Juan Manuel Fangio. A Silverstone però sin dalle qualifiche si capisce che qualcosa è cambiato: in pole per la prima volta non c'è un Alfa Romeo, ma la Ferrari dell'argentino Jose Froilan Gonzales. Fangio e Farina sulle due Alfa Romeo però sono subito dietro al pilota della Ferrari. In gara la vittoria rimane presto una questione privata tra Gonzales e Fangio: i due si sorpassano varie volte scambiandosi la prima posizione in moltissime circostanze. Dopo una cinquantina di giri però Gonzales decide che è arrivato il momento di fare sul serio e inizia ad allungare su Fangio, riuscendo a vincere con una cinquantina di secondi di vantaggio sul suo compatriota. È la prima vittoria della Ferrari in F1, l'inizio di un ciclo di vittorie. Dopo la gara di Silverstone la Ferrari inizierà a vincere gare su gare con l'italiano Ascari, che arriverà a giocarsi il titolo mondiale con Fangio all'ultima gara. Alla fine sarà l'argentino a prendersi l'iride ma per la Ferrari l'appuntamento con il primo mondiale è solo rimandato.

Gonzales e la Ferrari del '52
Gonzales e la Ferrari del '52

GP Germania 1952

Il 1952 è una stagione trionfale per la Ferrari: quando si arriva al Nürburgring, terzultima prova del mondiale, la scuderia italiana non ha ancora perso una gara, e sebbene ancora il titolo non sia matematico la lotta all'iride pare ristretta ai tre piloti ufficiali della Ferrari: Ascari, Farina e Taruffi. Anche in Germania le rosse si confermano le più veloci in qualifica: Alberto Ascari, leader del campionato che con una vittoria vincerebbe matematicamente il titolo, conquista la pole position davanti al compagno di squadra Nino Farina. La gara è una lotta tra i due italiani della Ferrari: Ascari è in testa dall'inizio, è più veloce ed è davanti al compagno di squadra, ma durante il penultimo giro si fa passare per un problema ai box. Farina però rimane davanti solo per mezzo giro, infatti Ascari lo passa a poche curve dall'inizio dell'ultimo giro per poi andare a vincere. Con questa vittoria Alberto Ascari si laurea matematicamente campione del mondo, portando il primo titolo iridato alla Ferrari. La gara passa alla storia perché nelle prime quattro posizioni ci sono quattro piloti Ferrari: i tre ufficiali e uno del team cliente. Ascari vincerà anche le ultime due gare e a fine stagione i tre piloti ufficiali monopolizzeranno le prime tre posizioni della classifica iridata, precedendo un pilota del team clienti. È la prima annata di dominio rosso, che si ripeterà nel 1953 quando Ascari vincerà il secondo mondiale.

Ascari nel '53
Ascari nel '53

GP Italia 1956

A Monza va in scena l'ultima gara del mondiale di F1 1956 e il mondiale è ancora apertissimo: possono vincere entrambi i piloti della Ferrari: Juan Manuel Fangio e Peter Collins. Le qualifiche fanno ben sperare Fangio che conquista la pole, mentre Collins parte molto più indietro. La gara però va malissimo per l'argentino che in breve tempo è costretto al ritiro. A questo punto se Collins vince con giro veloce, che all'epoca dava un punto, diventa campione del mondo. L'inglese a quindici giri dalla fine si trova in seconda posizione e si sta avvicinando al leader della gara Stirling Moss, quando decide di fare una mossa che passerà alla storia come il miglior gesto di sportività di sempre. Collins si ferma ai box e cede la sua vettura a Fangio, mossa consentita dal regolamento dell'epoca, ponendo di fatto fine alla sua corsa iridata. Moss ne approfitta per vincere la gara e Fangio vince il suo quarto titolo arrivando secondo. L'attenzione però è tutta per Peter Collins e per il suo gesto altruista. La carriera dell'inglese purtroppo non terminerà bene, perché due anni dopo, mentre si giocava il mondiale sempre in Ferrari con il compagno di squadra Mike Hawthorn, perirà in un tragico incidente.

Lo storico gesto di Peter Collins
Lo storico gesto di Peter Collins

GP Messico 1964

Per la Ferrari non è un periodo felice. Il titolo vinto da Phil Hill nel 1961 è stato funestato dalla tragica morte di Von Trips a Monza e i due anni successivi sono stati avari di soddisfazioni. La Ferrari anche nel 1964 è inferiore alla BRM di Graham Hill e alla Lotus di Jim Clark, ma alla vigilia dell'ultimo appuntamento in Messico il pilota di punta del cavallino, John Surtees, è in piena corsa per il titolo mondiale. L'impresa comunque è titanica: la Lotus e Clark sembrano imbattibili, Graham Hill deve solo controllare il suo vantaggio in classifica. La gara è un assolo di Clark che dalla pole prende la vetta e conduce la gara in solitaria. Hill è terzo, posizione che gli basta per vincere il titolo, Surtees è nelle retrovie. L'inglese rimonta, ma è comunque lontano dai suoi avversari e il titolo è ancora nelle mani di Hill. A far tornare in corsa Surtees ci pensa quindi il suo compagno di squadra Lorenzo Bandini, che centra il leader del mondiale e rovina definitivamente la sua gara. A quel punto il titolo pare già nelle mani di Clark ma a due giri dalla fine, mentre il pilota della Lotus si sta avviando a vincere gara e titolo in scioltezza, il motore della sua vettura esplode costringendolo al ritiro. A questo punto Surtees deve arrivare secondo per vincere il titolo, altrimenti sarà Hill il campione. L'inglese, però, è solo terzo ma ancora una volta ci pensa Bandini: l'italiano, che era secondo, si lascia passare da Surtees all'inizio dell'ultimo giro e consegna il titolo all'inglese e alla Ferrari in una delle gare più rocambolesche di sempre. In Ferrari si festeggia, inconsapevoli che sta per iniziare un lungo periodo di digiuno.

Surtees nel '64
Surtees nel '64

GP Italia 1975

La Ferrari non vince un titolo dal lontano 1964 e ha trascorso anni pieni di delusioni, l'ultima nel 1974 con il titolo sfumato all'ultima gara. Il 1975 sembra però l'anno buono, tanto che a Monza, penultima gara della stagione, il giovane Niki Lauda, prima guida del team di Maranello, ha bisogno solo di un piazzamento a punti per riportare il titolo in casa Ferrari. Le qualifiche fanno sognare tutti i tifosi della rossa di poter assistere alla vittoria del titolo proprio nel gran premio di casa: Lauda è in pole davanti al compagno di squadra Clay Regazzoni. In gara l'austriaco decide di non rischiare e di non spingere per riuscire a conquistare il piazzamento che gli serve per laurearsi campione. Regazzoni lo passa già al via e si avvia a vincere la gara in scioltezza mentre Lauda rimane a lungo in seconda posizione finché non si fa passare anche dalla Mclaren di Fittipaldi. Poco importa, perché il terzo posto basta all'austriaco per laurearsi campione del mondo e riportare la Ferrari alla vittoria iridata. La festa è doppia perché grazie alla vittoria di Regazzoni il team italiano si laurea campione del mondo costruttori. Lauda arriverà secondo nel 1976, dopo una stagione che passerà alla storia e vincerà il secondo titolo in Ferrari nel 1977, diventando uno dei piloti più vincenti della storia della rossa.

Regazzoni e Lauda a Monza nel 1975
Regazzoni e Lauda a Monza nel 1975

GP Italia 1979

Ancora una volta la storia della Ferrari viene segnata a Monza, nel circuito di casa della rossa. Il Gran Premio d'Italia è la terzultima prova del mondiale e ci sono ancora tre piloti in corsa per il titolo: i due della Ferrari, Jody Scheckter e Gilles Villeneuve, e il pilota della Ligier Jacques Lafitte. A Monza il sudafricano ha il match point: se vince con Lafitte terzo è campione del mondo. In qualifica il sudafricano è solo terzo, ma è davanti ad entrambi i suoi rivali mentre davanti ci sono le due Renault. La gara però parla subito Ferrari: dopo una dozzina di giri Scheckter è primo mentre Villeneuve è secondo. Lafitte, però, è in terza posizione e non si arrende, cercando in tutti i modi di passare una delle due rosse per restare in lotta per il titolo, ma a otto giri dalla fine si deve ritirare. Intanto davanti Villeneuve è in scia al compagno di squadra, ma decide di non attaccarlo: se il sorpasso fosse riuscito il canadese sarebbe tornato in lotta per il titolo ma avrebbe rimesso in corsa Lafitte. Scheckter vince la gara e il titolo, in quella che a fine anno sarà una stagione trionfale per la Ferrari con la doppietta in campionato, preludio al periodo più difficile della storia della rossa.

Scheckter taglia il traguardo davanti a Villeneuve
Scheckter taglia il traguardo davanti a Villeneuve

GP San Marino 1982

L'inizio del mondiale 1982 è segnato dalle polemiche: prima uno sciopero dei piloti, poi la squalifica di Villeneuve negli Stati Uniti e di Piquet e Rosberg in Brasile. Vari team minacciano di boicottare il GP di San Marino, ma la FIA rimane inflessibile e per protesta vari team vanno fino in fondo non partecipando alla gara, su tutti Mclaren, Williams, Brabham e Lotus. Al via a San Marino c'erano solo due top team: Renault e Ferrari, che ovviamente monopolizzarono qualifiche e prima parte della gara. Quando, però, sia Prost che Arnoux ruppero il motore, le due Ferrari di Gilles Villeneuve e Didier Pironi si ritrovarono in prima e seconda posizione con quasi un giro su tutti gli altri. Dai box arrivò l'ordine di congelare le posizioni, ma Pironi ignorò il suo box e passò in testa a otto giri dalla fine. Villeneuve, che credeva si trattasse di una mossa per dare spettacolo, non riattaccò subito, aspettandosi che il compagno gli cedesse la posizione. Quando vide che Pironi faceva sul serio il canadese andò all'attacco e tornò in testa a due giri dalla fine, sicuro che il francese stavolta si sarebbe fermato. Pironi invece beffò Villeneuve passandolo all'ultimo giro e vinse la gara. Villeneuve, furioso, prima attaccò a parole Pironi, che fino ad allora considerava un grande amico, poi la squadra, che si schierò con il francese. Una gara segnata dalle polemiche in quella che fu una stagione tragica: Villeneuve perse la vita due settimane dopo nelle qualifiche del GP del Belgio, Pironi si distrusse le gambe durante le qualifiche del GP di Germania. Il titolo costruttori vinto a fine stagione fu per la rossa una magra consolazione.

Villeneuve e Pironi affiancati nel corso del GP di San Marino
Villeneuve e Pironi affiancati nel corso del GP di San Marino

GP Giappone 2000

La Ferrari non vince un titolo piloti dal 1979 e grandi piloti come Alboreto, Prost e Mansell hanno fallito nel tentativo di riportare la rossa al successo. Da qualche anno la rossa ha scelto il campione tedesco Michael Schumacher per dare l'assalto al titolo piloti. Nel 1998 e il 1999 il tedesco e la rossa sono stati battuti da Mika Hakkinen e dalla Mclaren. Il 2000 è di nuovo una sfida tra Schumacher e Hakkinen. A Suzuka, penultima gara del mondiale, il tedesco deve vincere la gara per assicurarsi il titolo. Schumacher parte in pole, ma alla prima curva Hakkinen è già davanti. I due grandi rivali staccano tutti e la gara diventa una lotta tra loro due. La Ferrari si gioca la carta vincente: ritardare il più possibile l'ultima sosta. Hakkinen si ferma per l'ultimo pit stop a sedici giri dalla fine, mentre Schumacher rimane in pista e spinge al massimo. Quando il tedesco si ferma ha un vantaggio rassicurante e torna in pista davanti ad Hakkinen. Gli ultimi tredici giri sono eterni e la gara sembra non finire mai, ma Schumacher controlla e tiene a distanza Hakkinen senza dargli l'occasione di attaccarlo per poi tagliare il traguardo in prima posizione. Vincendo la gara, Schumacher, riporta il titolo iridato a Maranello 21 anni dopo Jody Scheckter. È il primo di cinque titoli consecutivi per il tedesco e per la Ferrari l'inizio di un'era di dominio senza precedenti.

Schumacher festeggia il titolo con Jean Todt sul podio di Suzuka
Schumacher festeggia il titolo con Jean Todt sul podio di Suzuka

GP Italia 2006

A Monza, quartultima gara del mondiale 2006, la sfida mondiale tra la Ferrari di Schumacher e la Renault di Alonso passa in secondo piano. Il tedesco ha detto che terminata la gara darà un annuncio importante: tutti sanno che si tratta del suo addio alle corse dopo undici anni di successi con il team di Maranello. Quello di Monza sarà quindi l'ultimo Gran Premio d'Italia che Michael Schumacher disputerà con la Ferrari e l'obiettivo è uno solo: vincere la gara. In qualifica però è Kimi Raikkonen su Mclaren in pole proprio davanti al tedesco in una prima fila simbolica: il finlandese infatti, anche se non c'è ancora l'ufficialità, sarà il sostituto del Kaiser sulla rossa. Al via Raikkonen mantiene la testa, ma Schumacher è in seconda posizione a breve distanza e non tenta l'attacco, sicuro di avere una migliore strategia. Infatti, come a Suzuka nel 2000, la Ferrari ha deciso di ritardare una sosta, questa volta la prima. Quando Raikkonen si ferma Schumacher fa segnare un paio di giri veloci e dopo il suo pit-stop è davanti per poi condurre la gara in solitaria e vincere per l'ultima volta davanti al suo pubblico. Il tedesco, dopo aver perso il mondiale 2006 per colpa dell'esplosione del motore a Suzuka, tornerà in F1 anni dopo con la Mercedes. Monza 2006 però resta un ricordo indelebile per la Ferrari e per tutti i ferraristi: l'ultima volta che il più grande di sempre ha potuto gioire con il pubblico italiano e con i suoi tifosi.

Schumacher taglia il traguardo a Monza 2006
Schumacher taglia il traguardo a Monza 2006

GP Brasile 2007

In Brasile tutti si aspettano la grande consacrazione di Lewis Hamilton e della Mclaren. L'inglese, al debutto in F1, è in testa al mondiale e ha già sprecato in maniera sciocca un match point in Cina. Fernando Alonso, sull'altra Mclaren, è distante quattro punti e Kimi Raikkonen, su Ferrari, sette. Se già la classifica fa sorridere Hamilton, le qualifiche lo avvicinano ancora di più al titolo: l'inglese è secondo e in pole c'è la Ferrari di Felipe Massa, fuori dalla corsa iridata. Al via Massa prende la testa davanti a Raikkonen, mentre ad Hamilton a questo punto basterebbe un quinto posto per vincere il titolo. Ma l'inglese è troppo orgoglioso e per resistere ad un tentativo di sorpasso di Alonso va lungo finendo nel gruppone. Il britannico rimonta furiosamente, ma preme il pulsante sbagliato sul suo volante e blocca il cambio, riuscendo a ripartire ultimo e staccatissimo dai primi. Massa cede la sua posizione a Raikkonen e la Ferrari si avvicina ad un titolo che sembrava impossibile. Gli ultimi giri però sono da paura: Hamilton è distante dal quinto posto e non ha chance di arrivare nella top five a meno di qualche contatto davanti. La speranza dell'inglese è tenuta in vita da quello che all'epoca era il suo migliore amico e che, dopo gli avvenimenti degli ultimi tre anni è diventato il suo nemico giurato, Nico Rosberg. Il tedesco non ha certamente in mente di aiutare Hamilton, ovviamente, ma all'epoca aveva uno stile di guida molto aggressivo che lo portava spesso ad incappare in incidenti e quando Rosberg attacca le due BMW per il quarto posto va molto vicino ad un incidente. Per fortuna anche questo rischio passa e Raikkonen vince gara e titolo. Quello del 2007 è, al momento, l'ultimo titolo piloti vinto dalla rossa, ma possiamo esser certi che in futuro le vetture di Marenello torneranno a dominare in F1.

Raikkonen e Massa a San Paolo
Raikkonen e Massa a San Paolo