Che Giancarlo Minardi fosse una delle persone più apprezzate del paddock si sapeva già. Ora, noi di Vavel, abbiamo avuto il piacere e la fortuna di averlo con noi, in un'intervista esclusiva, dove abbiamo parlato dei vari aspetti della F1, attraverso la sua carriera, i suoi piloti, amici e il futuro del circus, tra giovani e tante novità, che potrebbero rilanciare la F1, a livello commerciale e anche in quanto a seguito di pubblico.

Per chi segue la F1 da qualche anno, la figura di Giancarlo Minardi non dovrebbe essere nuova, poichè ha guidato la Minardi fino al 2005, anno in cui il team faentino è stato acquistato da Mateschitz, che dopo averle cambiato il nome in Toro Rosso, ha reso il team in un vivaio piloti per la Red Bull.

La storia di Giancarlo Minardi, però, è ben più lunga e piena di avvenimenti. Innanzitutto il team nasce nel 1972, sotto il nome "Scuderia Passatore", per poi cambiare nome in "Scuderia Everest", per motivi di sponsor. Conclusosi il rapporto con la Everest nel 1980, esordì in F1 la prima vettura denominata Minardi. Nel 1981, grazie ad un promettente pilota milanese arrivò la prima vittoria sul circuito di Misano, era Michele Alboreto ed in quel momento la Minardi appariva sempre più come una delle realtà più interessanti della Formula 2. Ed è proprio in questo momento che Minardi inizia a pensare alla Formula 1, con un'entrata a partire dal 1984 insieme all'Alfa Romeo.

Fonte: Pinterest
Fonte: Pinterest

L'esperienza non si aprì sotto i migliori auspici, poichè Alfa Romeo decise di abbandonare il circus e la Minardi si trovò senza motore a poche settimane dall'inizio dei test. Alla fine si decise di adoperare il motore Cosworth DFV, che fu sostituito a stagione in corso dal propulsore prodotto dalla Motori Moderni: un 1500 cc a 6 cilindri a V. Pur con un budget ridotto, e con pochi uomini a disposizione, la scuderia disputò tutta la stagione in modo dignitoso, anche se non raggiunse la zona punti. Miglior risultato l'ottavo posto nel Gran premio conclusivo in Australia.

In quel 1985 iniziava l'avventura di Giancarlo Minardi in F1, un'avventura che avrebbe portato al costruttore faentino tante soddisfazioni. Nel 1988 arriverà il primo punto iridato con Martini, che concluderà 6° a Detroit. Lo stesso Martini riuscì a portare in prima fila la Minardi due anni dopo, nel 1990 a Phoenix, primo GP dell'anno. Lo stesso Martini sarà 4° a Imola e in Portogallo nel 1991 e questo resterà il miglior risultato di sempre, insieme al 4° di Christian Fittipaldi in Sudafrica nel 1993. 

Fonte: Minardi
Fonte: Minardi

Buonasera Signor Minardi, grazie per essere qui! Lei è stato, per oltre 20 anni, una delle persone di maggior riferimento del mondo della F1...
Beh, forse è un po' esagerato. Ritengo di essere uno dei tanti che hanno calcato per 340 Gran premi e 21 anni le piste della Formula 1. Definirmi come uno dei più grandi penso sia un'esagerazione, ritengo di essere uno dei tanti.

Lei è stato comunque il primo a scoprire Senna, dunque è considerabile tra i manager più influenti della F1...
Senna no, non l’ho scoperto io. Andai solo a vederlo, ma nonostante gli abbia fatto delle proposte indecenti non è venuto da me, ma siamo rimasti molto amici, purtroppo fino a quel tragico 1° Maggio 1994. Gli ho fatto una proposta perché venisse a correre con me in F2, purtroppo lui aveva un programma ben preciso che ha rispettato in pieno e quindi ha dovuto rifiutare. Ma da quel momento è nata un’amicizia profonda, che è andata ben al di là delle collaborazioni di rapporto e lavoro.  Nonostante ciò, come detto, non abbiamo mai lavorato insieme e tantomeno l’ho scoperto io. Sono andato solo a vederlo, ho visto che andava forte e ho provato a portarmelo a casa, ma non ci sono riuscito. Di questo, però, lui me ne ha sempre reso merito e mi ha gratificato con la sua amicizia.
 

Proprio per via della vostra amicizia, Senna disse che quando avrebbe eguagliato il record di titoli di Fangio, sarebbe venuto a correre da lei...
Si è vero. Questo lo diceva quando veniva, con suo padre, a mangiare, perché era molto innamorato della pasta italiana. Lui ha vissuto molto in Italia, soprattutto nel periodo dei kart, per cui era brasiliano, ma aveva come seconda patria l’Italia.

FOnte: Minardi.it
FOnte: Minardi.it

Nei suoi 21 anni in F1, quali sono stati i momenti più belli della sua vita da manager e costruttore in F1? 
Quando sei in F1 tutti i momenti sono belli, tutti i momenti sono stressanti. Ci sono momenti belli, momenti brutti e di primo punto, come quando abbiamo fatto i primi punti, la prima fila a Phoenix. L'unica cosa che posso dire è che il momento che ricordo con maggiore affetto e maggiore emozione è il 5 Aprile del 1985, quando alle 9.30 del venerdì mattina, la mia macchina è uscita con il semaforo verde e in quel momento mi sono reso conto che ero in F1.

 

Lei ha avuto sempre un buon naso nello scoprire giovani talenti, poiché nel suo team sono passati sempre piloti giovani, ma di ottimo prospetto, perché si è puntato sempre sulle promesse in Minardi?
Questa è stata sempre una caratteristica della Minardi, che ha cercato nei giovani ciò che non poteva acquistare con dei piloti di esperienza. In seguito è diventato il nostro marchio di fabbrica, sia con i piloti sia con gli ingegneri, con i tecnici o con i meccanici. Molti giovani hanno iniziato con Minardi e poi sono diventati piloti a livello internazionale, top drivers oppure sono diventati tra i migliori ingegneri. È stato una caratteristica tipica del nostro DNA, anche perché dovevamo fare i conti con un budget che a volte ci portava a seguire delle piste avventurose o a rischiare, seguendo giovani con poca esperienza, ma dalle buone capacità, così da continuare la nostra avventura e così da prendere anche importanza nel mondo della F1.

Fonte: snaplap.net
Fonte: snaplap.net

 

Tra i giovani che hanno guidato per lei, il più famoso, anche per i suoi successi, è probabilmente Fernando Alonso.
In realtà direi che sono tutti conosciuti, tutti importanti, anche se Fernando è indubbiamente il più conosciuto, grazie ai suoi successi. Però ci sono stati anche Nannini, Martini, Fisichella, Trulli, Webber, Morbidelli. Chi più ne ha più ne metta, ha corso con me  Alboreto, ci sono stati Badoer, Genè. Ne son passati tanti di qua, forse qualcuno ora lo sto dimenticando, ma sono tutti figli uguali e tutti mi hanno dato le stesse soddisfazioni.

 

Parlando proprio di Fernando, come lo vede con la McLaren attuale?
Lo vedo un po' in difficoltà. Webber ha detto che non finisce la stagione, ma io ho qualche dubbio. Dipenderà da tanti eventi, che potrebbero accadere nei prossimi mesi. Io penso che difficilmente la McLaren-Honda arrivi con queste prestazioni a fine stagione. È una mia opinione, ma al momento è difficile fare previsioni. L'unica cosa è che probabilmente questo è il momento più difficile della carriera di Fernando.

Lei come ha conosciuto Fernando? 
Con me correva Marc Genè in quel periodo, che mi era stato segnalato da Adrian Campos, mio pilota durante la stagione '86-87. Adrian aveva un suo team e quando Genè stava già con me in F1, mi chiamò e mi disse che secondo lui aveva tra le mani un pilota ancora più forte di Genè stesso e che avrebbe potuto ottenere indubbiamente dei grandi risultati in futuro. Io lo andai a vedere ed effettivamente percepii quella sensazione che cerco nei piloti e lo misi sotto contratto.

 

Con lei Alonso ha corso solo un anno, nella stagione di esordio nel 2001. Dopo il suo approdo in Renault, i vostri rapporti come sono rimasti?
Lo vedo una o due volte l'anno nei circuiti, ma non sono uno di quelli che rompe. Ma questo con tutti i miei ex-piloti, salvo Martini che però abita vicino casa e quindi ci vediamo più spesso. Nella maggior parte dei casi sono solo dei rapporti causali quando ci incontriamo in giro. Non sono uno di quelli che assilla, chiede o telefona. Io li lascio in pace, se a loro fa piacere io sono qua e mi chiamano.

 

Restando in tema giovani, tra i ragazzi che corrono oggi tra F1, F2, F3 e altre serie minori, chi vede meglio?
Io sono un collaboratore Aci-Sport e in questi anni abbiamo fatto un grosso lavoro. La nostra punta di diamante al momento è Giovinazzi, che è terzo pilota Ferrari. Anche se ci sono Fuoco, che corre in Gp2 ed è nella Ferrari Driver Academy e fa parte della famiglia Aci Sport, poi c'è Ghiotto e tanti altri altri piloti che hanno le possibilità e le capacità di emergere. Con Giovinazzi, che ha esordito in Australia e si prepara a correre anche in Cina, speriamo che il movimento italiano ne giovi e speriamo anche di poter vedere alcuni piloti italiani nel futuro della F1, anche perché molti top driver stanno invecchiando.

 

Nel futuro di Giovinazzi lei cosa vede?
Penso che Antonio abbia tutte le capacità per correre in F1. Al momento è terzo pilota Ferrari e prendendo per buone le parole di Marchionne che si augurava al più presto un italiano in Formula 1, punterei su Giovinazzi, poiché ha tutte le carte in regola per far bene. E' un bravo ragazzo, si sa proporre bene ed è un immagine che farebbe molto bene al circus. Io penso e spero che Giovinazzi abbia le sue possibilità di giocarsi le sue carte in Ferrari, o che questa lo supporti facendolo correre in modo costante e non come tappa-buchi. Anche perché vedere Giovinazzi in Sauber significa che Wehrlein ha problemi e io spero che Giovinazzi trovi la sua possibilità di correre non a discapito di qualcun'altro che non sta bene, ma grazie ai suoi meriti.

Fonte: Sauber F1
Fonte: Sauber F1

Attualmente, però, il giovane su cui sono puntati maggiormente gli occhi in F1, è Max Verstappen. Spesso ha avuto dei comportamenti oltre il limite. Secondo lei ha il talento per permettersi questi "colpi di testa" oppure dovrebbe calmarsi un po'?
Allora, indubbiamente lui ha delle doti naturali fantastiche, è un pilota che avrà un futuro eccezionale, ma al contempo è un pilota che ha commesso degli errori, un po’ dovuti all’irruenza e alla gioventù, un po’ perché sia la Federazione che il suo team principal non lo hanno redarguito sufficientemente per frenargli quest’irruenza e questa voglia di mettersi in mostra. Certamente è un pilota che farà parlare di sé.

 

Invece, secondo il suo punto di vista, cosa potrà fare Schumacher Jr?  
Schumacher Jr è un pilota che ha un cognome difficile e importante da portare. Però sta facendo bene nelle formule minori e quest’anno farà un salto di qualità importante con l’arrivo in F3 e qui si inizierà a fare sul serio, di conseguenza se avrà le caratteristiche giuste si vedrà. Sulla carta è un buon pilota, che diventi un campione è difficile da dire al momento, ma è un pilota che ha fatto bene in F4 e adesso ha fatto il salto di qualità a livello tecnico e la F3 Internazionale è impegnativa. Vedremo se ha i requisiti per poter continuare in questa carriera.

Con tutti questi giovani si prospetta una F1 di altissimo livello negli anni a venire...
Indubbiamente sta crescendo molto la F1, sia a livello di partecipazione, sia a livello di piloti. Quindi diventa sempre più difficile trovare un posto con sole venti vetture in griglia. Però io sono sempre dell’idea che se un pilota mostra certe caratteristiche, in F1, prima o poi, ci arriva.

 

Arriviamo al presente. Quest’anno è avvenuto il passaggio di consegne tra Ecclestone e Liberty Media. Se potesse, lei cosa cambierebbe nella F1 attuale in vista del futuro?
È un discorso complesso. Innanzitutto non bisogna buttare via 40 anni di Bernie Ecclestone. Bisogna portare dei correttivi e Liberty Media lo sta facendo: Ross Brawn è un ottima scelta, la condivido in pieno. Ora bisogna mettersi tutti intorno ad un tavolo, con dei professionisti che non siano coinvolti nei team, per trovare le strategie migliori per il futuro, questa è la strada da percorrere.

Fonte: RedBull.com
Fonte: RedBull.com

Lei ora continua a seguire la F1, un'opinione su quello che succede in pista?
Condivido la scelta di ridare libertà, nel limite della sicurezza, ai piloti, in modo da non ricadere, come in passato, in multe o penalizzazioni assurde che hanno compromesso i risultati di certe gare o non le hanno rese spettacolari. Questo lo condivido appieno e spero che ci sia un ritorno ai duelli, non dico alle sportellate, ma  un ritorno ad un maggiore competizione in pista.

 

Della Ferrari invece, cosa ne pensa?
La Ferrari è partita bene, ora bisogna vedere se è rimasta con i piedi per terra, anche perché la macchina da battere resta sempre la Mercedes. Questa vittoria è una vittoria che dà morale, che dà ossigeno. Ora andiamo avanti, lavoriamo e auguriamoci che si riesca a costruire un ciclo perché è ripartita da zero, puntando sui giovani e questo è apprezzabile. Ora lasciamoli lavorare in pace, applaudendoli quando vincono, ma evitando di scagliarci contro quando non ci sono i risultati.

Fonte: Ferrari
Fonte: Ferrari

Lasciamo la F1 e passiamo ad un suo evento: i Minardi Days. Per chi non conosce bene l’evento, ci può spiegare di cosa si tratta?
Allora, i Minardi Days si tengono in un week-end, quello del 6 e 7 Maggio ad Imola. Qui gireranno le vetture di Formula 1 degli anni ’70, ’80 e ’90, prevalentemente le vetture del mio periodo, che va dal ’74 al 2005. Ci saranno molte F1, parecchie F2 storiche e F3, ci sarà un revival e, contemporaneamente, ci saranno delle macchine classiche degli anni ’50. Cercheremo di portare ad Imola il fior fiore delle vetture di quegli anni, così da mettere in moto l’entusiasmo del pubblico e degli spettatori, che si avvicineranno da molto vicino alle macchine, come successo, con grande successo, lo scorso anno. Ci saranno dei piloti, tra cui quelli Minardi, ma anche piloti che hanno fatto la storia dell’automobilismo e quindi saremo tutti insieme in una festa. Tra l’altro il sabato sera ci sarà anche il concertocon ospite d’onore Max Gazzè e un complesso che suonerà suoi pezzi. Quindi cerchiamo di fare una festa sportiva, con tanto spettacolo, tanto rumore con i sound delle vecchie vetture, piloti e vetture storiche. Speriamo che il pubblico sia contento, si diverta e passi un week-end in allegria.

Grazie mille per l'intervista Signor Minardi, lei è stato gentilissimo. Buona serata!
Grazie mille anche a lei e buon lavoro!

 

Tutta la Redazione di Vavel Italia ringrazia il Signor Giancarlo Minardi per la disponibilità mostrata durante quest'intervista.