Comincerei con il fare un minimo di chiarezza sulla nuova proprietà e gestione della Formula 1; fino ad adesso, infatti, a parte sapere che il colosso americano Liberty Media avesse acquistato la quota di Bernie Ecclestone, di cui ha preso il posto Chase Carey il 25 gennaio 2017, si hanno poche notizie sul nuovo Board
Infatti, al nuovo baffuto presidente della Formula 1, sono affiancati Ross Brawn (che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni) per quanto riguarda la parte sportiva e da Sean Bratches (a sinistra in foto) per quanto riguarda la parte commerciale, ovvero colui che deve gestire i soldi.
Conosciuta la formazione della nuova Formula 1, la cosa importante è capirne la direzione e l’idea che questa ha della classe regina del motorsport a quattro ruote, da qui per i prossimi anni. A proposito di questo aspetto risulta interessante approfondire la “conoscenza” del nuovo direttore commerciale e della sua visione.

CHI E’

Sean Bratches non è uno che ha fatto la “gavetta” in Formula 1, non ha mai gestito un team né ha mai avuto un certo ruolo all’interno della Formula 1 sotto l’aspetto sportivo, tecnico, commerciale. E’ un uomo d’affari, come gli piace definirsi, manager di grosse aziende con un background proveniente da 27 anni di EPSN, colosso televisivo americano, di cui è stato vice-presidente. E’ quindi una persona che conosce gli aspetti del marketing legati allo sport, quando comunica pesa in maniera precisa le parole da dire. E questo può essere un vantaggio, visto il deficit “comunicativo” che la Formula 1 ha nei confronti di quelli che “accendono la televisione”. Lo svantaggio potrebbe essere la mancata esperienza sul campo all’interno di questa competizione, assicurando però come abbia passato molto tempo a studiare il mondo delle corse e come poter rendere la Formula 1 più “aperta”.

LE IDEE

Premesso che i cambiamenti, specialmente in Formula 1, non avvengono con la bacchetta magica, quanto ipotizzato dal nuovo direttore commerciale è qualcosa che deve essere visto come un programma a lungo termine.
Le prime mosse di Bratches sono state quelle di parlare non solo con le piattaforme televisive “tradizionali” ma anche con quelle “non convenzionali” come Facebook e Google, vista l’idea di rendere fruibile la Formula 1 anche qui. Una prima mossa è stata quella di dare la possibilità a team e piloti di filmare gratis e mettere sui social quanto avviene nel paddock, generando subito un notevole riscontro di interesse. Oppure quella di lanciare, ad esempio in Inghilterra, il GP di Silverstone impostando una parata di vetture di Formula 1 di ieri e di oggi nel centro di Londra, obbligando i piloti a parteciparvi e rilanciare l’idea per gli altri appuntamenti in calendario. Oppure quella di inserire a fianco dei numeri in km/h l’equivalente in miglia/h, così da rendere più immediata la comunicazione delle prestazioni delle vetture al mercato nord-americano, il quale possiede una grossa fetta degli ascolti delle corse. 

“I consumatori ragionano in base a quello che capiscono all’istante”

Può sembrare una questione di lana caprina, ma è un piccolo passo nella direzione di voler rendere più immediata la Formula 1 a chi (legittimamente e tecnicamente) non è esperto; d’altronde se questa competizione fosse seguita solo da chi ne capisce di tecnica, non avrebbe mai raggiunto il successo di pubblico che (tra mille oscillazioni) comunque continua ad avere. 
Ed è proprio il tema degli ascolti che ora andremo a trattare. Infatti i dati dicono che i numeri degli ascoltatori è diminuito negli ultimi anni, forse per via di regolamenti troppo complicati. Bratches ha però le idee chiare in merito e conosce il lavoro di mediazione che si dovrà fare; il nuovo direttore commerciale è infatti convinto che se il numero degli spettatori sia diminuito, è rimasto invariato l’interesse attorno alla Formula 1. Questo per l’avvento delle televisioni a pagamento che, di fatto, portano soldi ma meno numeri rispetto a quelle gratuite; bisogna considerare il fatto che però i grandi sport stanno andando verso quella direzione e quindi l’obiettivo della nuova direzione commerciale è quello di trovare il giusto compromesso tra le pay-tv e quelle gratuite. 
Ma se pensate che una delle idee sia quella di diminuire il costo dei diritti televisivi, così da rendere più accessibile economicamente la Formula 1 a noi utenti finali, vi sbagliate di grosso. Infatti Bratches è convinto che tali diritti siano sotto il valore di mercato; è quindi intenzionato ad innalzare il prezzo aumentando il valore dello stesso prodotto Formula 1. 
Occhio di riguardo ai “giovani” che sono sempre di meno ad interessarsi a questo sport, preferendo la MotoGP. Se infatti la nuova direzione commerciale è convinta che uno dei motivi è il fatto di avere pochi limiti rispetto a quelli espressi dalla Formula 1, è altresì convinta che la base di interesse della Formula 1 è ancora più ampia rispetto a quella della MotoGp, e che quindi bisognerà andare verso quanto richiesto dagli appassionati. 
Dunque l’obiettivo del nuovo board della Formula 1 è quello di avvicinarsi di più al pubblico, pur aumentando gli introiti e quindi il costo dei diritti televisivi. E’ chiaro che, leggendola così, dovremmo essere tutti contenti e felici; se volete un parere da chi segue la Formula 1 ormai da oltre 15 anni, potremmo riassumere il tutto con la formula “tempi nuovi problemi vecchi”. Infatti non è la prima volta che si pone il problema degli ascolti in Formula 1 (di cui si parlava già dall’inizio degli anni 90) e non è la prima volta che la ricetta proposta è “più ascoltatori e più soldi per tutti”. Detto che quest’ultima è l’idea più calzante perché, oggettivamente, mette d’accordo tutti, vedremo se avrà un seguito in una applicazione pratica che, come ovvio che sia, sarà da verificare nel corso degli anni.