Sebastian Vettel è il pilota di Formula 1 che non ti aspetti, uno di quei campioni dalle poche chiacchiere al di fuori della pista e dagli urli, graffianti, quando è al volante. Quest’anno si preme molto sul dualismo affascinante con Lewis Hamilton, opposto al tedesco nella guida e non solo.

Il tedesco sembra quasi un pesce fuor d’acqua rispetto al mondo dorato che lo circonda, alla rivoluzione mass mediatica del nostro tempo che, inevitabilmente, ha colpito anche la massima competizione automobilistica mondiale. Se infatti la mattina il quatto volte campione del mondo si rilassa tagliando il prato di casa, il suo rapporto con i tifosi è atipico. Non possiede neanche il profilo Facebook, in antitesi rispetto ai vari Hamilton, Alonso, Verstappen e compagnia, si sorprende ancora quando un fan gli chiede il selfie: “Perché è più bello stringere la mano ad una persona”.

In tutto questo, il ragazzo di Heppenheim rivendica il diritto di avere una vita normale, che lasci il giusto spazio sia ai fans che alla famiglia: “E’ vero, non sempre è facile sentirsi a proprio agio, quando tutti in giro ti riconoscono, ma penso che siamo noi a decidere come vivere. Io vado dappertutto senza problemi, se qualcuno mi chiede attenzioni e sono a cena con la mia famiglia, gli dico di no con gentilezza e la gente capisce”.

Vettel, 29 anni, al decimo anno in Formula 1 in cui vanta 186 Gran Premi disputati, in cui ha conquistato 45 vittorie e 47 pole position, senza dimenticare l’epopea in Red Bull in cui tra il 2010 ed il 2013 ha fatto il bello ed il cattivo tempo, conquistando quelli che sono (speriamo) “solo” i primi quattro titoli iridati in carriera.

Quello che traspare è che il tedesco sembra incarnare le caratteristiche dell’uomo Ferrari, giunto in un periodo di rifondazione tecnica e sportiva dopo il periodo poco felice degli anni di Alonso. Serviva un pilota che alla capacità di guida aggiungesse l’atteggiamento giusto nel rapportarsi con i tecnici, fornendo informazioni su come e dove migliorare, calmando gli animi quando le cose non sono andate bene ed esprimendo la felicità di tutta la squadra per un buon risultato.

Vettel è affascinato da Maranello e nelle dichiarazioni rilasciate oggi alla GDS rimarca la sua sete di conoscenza nei confronti di Enzo Ferrari: “In passato non avevo letto molto, ma adesso sono attirato da qualsiasi pubblicazione parli di lui. Mi colpisce il fatto che sia stato un uomo con una visione. Oggi il marchio del Cavallino è conosciuto in tutto il mondo, ha un significato globale, ma allora nessuno poteva immaginarlo. Ed è incredibile pensare che tutto questo sia scaturito dalla mente di una sola persona. E’ un peccato che Enzo Ferrari non ci sia più. Qualcuno dirà che sono fortunato perché era molto severo nel giudicare i piloti, ma le sue idee e i suoi principi sono ancora attuali a Maranello”.

Un po’ in stile “Notte prima degli esami”, il tedesco ricorda la serata antecedente al primo test con la Rossa sulla pista di Fiorano, in cui ha dormito nella casa del Drake: “E’ stato speciale trovarmi lì. Anche se, mancando lui, in fondo ero suo sopite e al tempo stesso non lo ero. E’ un posto simbolico, unico, come Dysneyland per un bambino”

Ma, come i ferraristi sanno bene, se sei un tedesco e sei vestito di rosso, il ricordo a Michael Schumacher è d’obbligo: “Io penso di avere avuto l’occasione di conoscere Michael due volte. La prima quando stavo crescendo e lui era il mio eroe, per un bambino è stato come incontrare Dio; poi quando ero diventato grande anche io e sapevo molto di più sulla F.1. Uno era il campione, l’altro la persona. Ho conosciuto cosa era e chi era Michael. Non l’ho mai visto fuori forma, arrabbiato, mai sentito dire da lui qualcosa che non avesse senso. Riusciva sempre a mantenere il controllo. Lo stesso quando guidava, in Formula 1, sui kart o su un buggy alla Corsa dei Campioni: era sempre sicuro di sé e padrone della situazione”

Detto questo, Vettel però non si vuole fare prendere dalla pressione di dover raggiungere il record di 7 titoli mondiali, conquistati proprio dal suo idolo: “Non ci penso, non è una cosa che sento di dover fare. Michael è stata una fonte d’ispirazione per me, ma se ti metti ad elencare i suoi numeri, le pole, le vittorie, i mondiali, non c’è partita. La mia più grande ambizione al momento è quella di diventare campione del mondo con la Ferrari”

La storia della Ferrari, nel bene e nel male, è stata da sempre contraddistinta da un Presidente forte, presente, che mettesse al centro la ricerca del massimo risultato, quasi come fosse un’ossessione. Per quanto riguarda Vettel, l’attuale capo Sergio Marchionne ha più volte fatto sapere come il tedesco possa rimanere a Maranello quanto vuole. Su questo il quattro volte iridato ha dichiarato: “E’ bello sentirselo dire. Negli ultimi anni c’è chi lo ha criticato, sostenendo che ci mettesse troppa pressione addosso, ma pochi sono al corrente di quello che succede davvero nella squadra. E’ chiaro che Marchionne vuole vincere, è un uomo ambizioso, ma ci sta aiutando il più possibile, fornendoci tutti i mezzi di cui abbiamo bisogno. Ci sono due aspetti di lui: da un lato il tifoso appassionato di corse e di F.1, dall’altro il top manager molto intelligente e capace. Al momento il mio contratto non è la priorità, siamo tutti concentrati per vincere”

E’ inoltre impossibile non parlare di quanto sta accadendo quest’anno. Una stagione che ritrova un dualismo come quello tra la Ferrari di Schumacher e la Mclaren di Hakkinen, con attori, epoche e vetture diverse. Con due piloti agli antipodi, non solo in pista: “In realtà Lewis nn lo conosco. Non passiamo molto tempo insieme. Forse l’unico momento in cui siamo vicini è quando lottiamo in pista. Però gareggiamo dai tempi della Formula 3 e non abbiamo mai avuto contrasti personali. Ci sono tante cose, nel modo di vivere di Lewis, che io non farei. Ma probabilmente lui direbbe lo stesso di me. In pista è difficile chi dei due sia il più forte, perché dovrei correrci insieme, con la stessa macchina. Posso fare solo un confronto con Raikkonen, Ricciardo, Webber visto che con loro ho corso nella stessa squadra”.

Inevitabile anche la domanda sul compagno di squadra finlandese, dopo le recenti polemiche a seguito della doppietta Ferrari conquistata a Montecarlo, in cui più di qualcuno ha palesato malcontento per un “teorico” biscotto nei confronti di Kimi Raikkonen nel gioco della strategia: “Non sono il capo in Ferrari quindi non metterò veti sulla scelta di un compagno di squadra. Quello che posso dire è che terrei Kimi per il semplice fatto che abbiamo rispetto reciproco e questo di per sé risolve molti problemi. Dopo una qualifica o una gara, ci sediamo a tavola e ci facciamo i complimenti. Se io sono andato meglio, lui non è felice e viceversa, come giusto che sia”

Da queste parole si evince l’uomo squadra e il pilota Ferrari a tutto tondo. C’è da dire, forse, anche un po’ italiano: “Cibo, cultura, piacere della compagnia, atmosfera familiare: la vita è fatta per essere goduta e in questo c’è da imparare da voi italiani”

Sembra, dunque, che Sebastian Vettel possa essere l’uomo della rinascita, può aprire un ciclo ed in Ferrari lo sanno, a cominciare dal Presidente e dai tifosi.