Vavel in Libreria - Dio calcio e milizia di Diego Mariottini
Vavel in Libreria - Dio calcio e milizia di Diego Mariottini

La malvagità delle persone ha usato nel corso della storia lo sport come il pretesto per mettere in atto la propria follia criminale e distruttiva. Nel 1936 le Olimpiadi invernali di Garmisch Partenkirchen e quelle estive di Berlino mostrarono al mondo la potenza e la forza della Germania nazista. Furono i prodromi della Seconda Guerra Mondiale. Zeljko Raznatovic Arkan sfruttò lo sport, nello specifico il tifo, per scatenare il conflitto bellico che dal 1991 al 1995 portò alla dissoluzione della Jugoslavia.

Per analizzare questo e altri aspetti è utile la lettura del libro Dio, calcio e milizia di Diego Mariottini. La stessa Jugoslavia si trovava all'interno della Penisola Balcanica, spesso una polveriera pronta ad esplodere, bastava che il governo al potere allentasse la pressione. Un colpo di pistola sparato a Sarajevo il 28 giugno 1914 fu sufficiente a scatenare la Prima Guerra Mondiale, il Suicidio d'Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il maresciallo Tito riuscì a governare la Jugoslavia pur non essendo allineato né al blocco occidentale né a quello orientale. Con la costituzione del 1974 concesse ampie autonomie alle 6 repubbliche socialiste federate: Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Macedonia. Tito però probabilmente commise l'errore di non pianificare la sua successione e considerare le diversità di natura etnica, religiosa, i nazionalismi mai del tutto sopiti. Il crollo del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 furono determinanti nel distogliere l'attenzione del mondo occidentale dai Balcani e scatenare la guerra nella ex Jugoslavia.

Delle vicende di natura politica e bellica purtroppo ne ha risentito nel peggior modo possibile il calcio ma non basket e pallanuoto. Infatti in queste altre 2 discipline le rappresentative di Serbia, Croazia e Montenegro hanno continuato a conquistare medaglie. La Jugoslavia nel calcio nonostante avesse grande talento non riuscì mai a conquistare un Mondiale oppure un Europeo. Ciò avvenne per la mancanza di continuità nel rendimento dei suoi giocatori. Nonostante questo non furono mai facili le trasferte a: Belgrado, Zagabria, Spalato, Sarajevo. Paradossalmente il conflitto che avrebbe portato poi alla dissoluzione dello stato iniziò quando per il calcio la ruota della fortuna stava iniziando a girare per il verso giusto. Il 29 maggio 1991 la Stella Rossa si aggiudicò a Bari la Coppa dei Campioni, superando per 5-3 ai rigori l'Olympique Marsiglia. I biancorossi l'8 dicembre dello stesso anno conquistarono pure la Coppa Intercontinentale, battendo per 3-0 i cileni del Colo Colo. Nelle file della Stella Rossa militavano dei giocatori che avremmo visto poi all'opera con alterne fortune nel nostro campionato: Sinisa Mihaijlovic, Vladimir Jugovic, Dejan Savicevic, Darko Pancev. Sempre nel 1991 la Jugoslavia vinse pure gli Europei di basket a Roma in Italia. Lo stato balcanico aveva conquistato sul campo il pass per partecipare agli Europei del 1992, però poi a causa delle vicende belliche la UEFA gli impedì di parteciparvi.

Perchè non fu esclusa l'ex Urss che invece prese parte alla manifestazione con il nome di CSI (Comunità di stati indipendenti)? Ci fu forse un importante tornaconto a livello economico per la UEFA nel decidere in questo modo e di quale entità? L'ultimo campionato di calcio a disputarsi con la Jugoslavia ancora unita fu quello 1991-92. L'unico exploit di rilievo a livello internazionale nel football dopo la dissoluzione di questo stato fu quello della Croazia, terza ai Mondiali del 1998 in Francia. Vediamo ora in che modo Zeljko Raznatovic Arkan si servì del calcio. La sua filosofia di vita era la seguente: “Preferisco vivere un giorno da leone che venti anni come una pecora del cazzo”. Riuscì da semplice rapinatore a diventare un intoccabile al servizio dell'UDBA con licenza di uccidere. Ma non gli bastava. “Se è vero … che il calcio è una droga collettiva, utilizzata come un calmiere sociale a qualsiasi latitudine, in una dittatura l'effetto di una simile applicazione può essere ancora più significativo. I regimi totalitari utilizzano quasi sempre lo sport ai propri fini. Tuttavia con l'azione della Tigre Arkan, negli anni '90 il calcio, o più esattamente il tifo, subirà un'inaspettata e del tutto inedita strumentalizzazione”.

I gruppi di sostenitori più noti furono i seguenti: la Torcida dell'Hajduk Spalato, i Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria, i Delije (Eroi) della Stessa Rossa Belgrado, i Grobari (Becchini) del Partizan Belgrado. La firm del Milwall si accontentava “solamente” di una bevuta, di una bella partita e di una rissa ma non si era mai interessata di politica. Nei Balcani invece il tifo fu un pretesto per esaltare il sentimento nazionalistico e una preparazione alla guerra contro i nemici. Arkan sfruttò la situazione a proprio vantaggio per diventare il braccio armato di Slobodan Milosevic. Da dove trae origine il nazionalismo? Quello croato era nostalgico del regime di stampo fascista e sostenuto dalla chiesa cattolica locale degli ustascia (che in quella lingua vuol dire insorgere, risvegliare) in opposizione alla stessa Serbia che dominava la Jugoslavia. Il nazionalismo della già citata Serbia trae invece origine dalla battaglia della Piana dei Merli (l'attuale Kosovo Polje), che fu combattuta il 28 giugno 1389 contro l'Impero Ottomano. Le prime avvisaglie del futuro conflitto bellico che avrebbe portato alla dissoluzione dell'allora Jugoslavia si ebbero il 13 maggio del 1990, quando a Zagabria si disputò l'incontro tra la Dinamo e la Stella Rossa Belgrado. Vi furono scontri tra opposte tifoserie all'interno e all'esterno dello stadio. Arkan reclutò i componenti delle sua milizia, chiamata “Le Tigri” tra gli assassini in carcere ma anche tra i gruppi dei tifosi come i già citati Delije, i Grobari. Le Tigri commisero efferatezze, massacri, genocidi come quello di Srebrenica e operazioni di pulizia etnica a: Banja Luka, Sanski Most e Prijedor.

Terminato il conflitto bellico Arkan si servì nuovamente del calcio, in modo diverso, diventò presidente di una squadra cioè l'Obilic Belgrado. Per dirla citando l'Ulisse di James Joyce fu un tentativo malriuscito di epiphany cioè di redenzione, rifarsi una verginità, continuando comunque a conservare il potere, in maniera soft, pur se diversa da quella di cui si parlava in Goal Economy. Purtroppo però volle vincere ad ogni costo infischiandosene delle regole e degli avversari. In questo modo l'Obilic conquistò il suo unico campionato nel 1997-98 e partecipò ai preliminari della successiva Champions League 1998/99, dove fu eliminato dal Bayern Monaco. Arkan a quel punto però causa le forti proteste a livello nazionale e internazionale sul suo modus operandi fortemente sospetto dovette lasciare la presidenza del club. Il 15 gennaio 2000 lo stesso Arkan fu ucciso all'Hotel Intercontinental di Belgrado da Dobrosav Garic. Il 30 gennaio 2000 allo Stadio Olimpico di Roma si giocò l'incontro di campionato Lazio Bari e fece scalpore uno striscione esposto dalla Curva Nord. In questo c'era scritto: “Onore alla Tigre Arkan”. La Serbia è pronta per entrare in Europa? Se guardiamo cos'è successo recentemente no. Il 12 ottobre del 2010 le intemperanze dei tifosi ospiti impedirono a Genova la disputa di Italia-Serbia. Il 14 ottobre 2014 la partita tra Serbia e Albania, in programma allo stadio Partizan di Belgrado venne sospesa per gli incidenti causati da un drone con la bandiera dei nazionalisti albanesi che volevano la liberazione del Kosovo. La comunità internazionale dovrà vigilare perchè un popolo se non adeguatamente educato e corretto tenderà di norma a ripetere gli stessi errori del passato.

VAVEL Logo