Vavel in Libreria - Però, Zanardi da Castel Maggiore!

Questa settimana si parla di un libro se vogliamo non così recente (è stato pubblicato nel 2003), ma che non ci si può stancare di leggere: si tratta dell’autobiografia di Alex Zanardi, scritta dal pilota a quattro mani con Gianluca Gasparini, giornalista della Gazzetta dello Sport, intitolato “…però, Zanardi da Castel Maggiore!” Il racconto di una vita intensa ed emozionante, raccontata da un uomo che non ha mai perso il sorriso, l'autoironia e la forza di affrontare sempre nuove sfide, ottenendo riconoscimenti in campo sportivo ma anche e soprattutto la stima di appassionati di motori e non, in Italia e nel mondo.

Già il titolo di questo libro è una storia a sé: è sempre uno dei dettagli più difficili, sottoposto ad una dura selezione (soprattutto da parte della moglie e di Gasparini), ma anche perché lo stesso Zanardi non voleva che fosse troppo retorico, ma nemmeno troppo serio o di maniera, perché doveva rispettare esattamente il suo carattere. Tante le idee proposte e scartate dalle persone a lui più vicine, fino al lampo di genio: originariamente doveva essere “…soccmel, Zanardi da Castel Maggiore!”, cambiato poi nel titolo definitivo, una frase simbolo di tanti momenti della carriera di questo straordinario personaggio, nonostante tutto sempre il primo a sorprendersi per i risultati ottenuti.

Nato il 23 ottobre 1966 a Bologna, figlio di un idraulico nonché pilota dilettante e di una artigiana camiciaia, coltiva fin da bambino la passione per i motori. È da qui che comincia la storia del piccolo Alessandro, che da ragazzino di umili origini sarebbe arrivato fino alla Formula 1 prima ed in America poi. C’è tutto in questo libro: dai momenti più “normali” in famiglia fino all’incidente costato la vita alla sorella maggiore Cristina, evento in seguito al quale i genitori inizialmente si opposero alla sua passione per i motori. Ma il destino di Zanardi era quello: a quattordici anni iniziò a competere con un kart che lui stesso si era costruito, inseguendo il sogno di diventare un giorno un grande pilota.

Una vita intensa, accompagnato quando possibile dalla moglie Daniela, che nel frattempo l'aveva reso padre di Niccolò, ma che sembrava irrimediabilmente compromessa a causa di un gravissimo incidente occorsogli a Lausitzring, in Germania, il 15 settembre 2001, quando, in seguito ad un testacoda, la macchina del pilota italo-americano Alex Tagliani colpì la monoposto di Zanardi all'altezza del muso, amputandogli di fatto entrambi gli arti inferiori. Sembrava ormai la fine, ma come sappiamo il pilota si salvò, e dopo sei settimane di ricovero e molte operazioni venne dimesso. Chiunque nelle sue condizioni avrebbe avuto non poche difficoltà a riprendersi, soprattutto mentalmente, ma non lui: nel giro di pochi mesi infatti Zanardi riuscì nuovamente a camminare, alzandosi anche in piedi durante la cerimonia dei caschi d'oro, svoltasi nel dicembre dell'anno successivo.

C'è tutta una vita in questo libro (pubblicato ad appena due anni dall'incidente), la vita che a prima vista potrebbe sembra quella di un comune pilota, ma fin dalle prime pagine si capisce che non è solo questo: l'innata ironia, la capacità di non prendersi troppo sul serio, assieme alla convinzione di non essere il migliore e quindi della necessità di migliorarsi costantemente, hanno fatto di lui un personaggio soprattutto dopo quell'incidente quasi fatale. Un racconto che non lascia mai spazio alla compassione o all'autocommiserazione, ma che narra con crudo realismo anche gli eventi più tragici della sua vita, per poi ricadere sempre nella sua capacità di sdrammatizzare e di vivere al massimo ogni giorno. Alex Zanardi è diventato, forse senza volerlo, un modello da seguire, apprezzato non solo in Italia ma in tutto il mondo, un personaggio capace di commuovere o di far ridere, un invito costante a non lasciarsi mai andare, qualsiasi sia il destino di ognuno.  

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