Per anni è stato l'uomo che appariva in Tv quando si andava ai box Ferrari a chiedere informazioni, poi è arrivato Alberto Antonini e Luca Colajanni ha trovato stimoli nuovi nella Formula E, dove per un breve periodo è stato il responsabile delle comunicazioni nella nuova categoria full eletreric. Il richiamo della Formula 1, però, è stato troppo forte e quando Liberty Media, guidata dal collega e amico Ross Brawn, gli ha chiesto di diventare direttore delle comunicazioni della F1, non ci ha pensato su un attimo e ha accettato il nuovo incarico. 

Premiato con la Medaglia della Città di Imola al Trofeo Lorenzo Bandini 2018, l'ex delegato della FIA ha scambiato qualche parola con noi. 

Signor Colajanni, lei per anni è stato l’addetto alle comunicazioni della Ferrari, poi è approdato in Formula E ed ora si occupa della parte comunicativa di Liberty Media, ovvero della società che gestisce la F1, cosa cambia rispetto al passato?
"Beh, sicuramente lavorare per una squadra è diverso lavorare per il detentore dei diritti commerciali di uno sport come la F1, specie in un momento particolare come quello attuale, in cui la F1 sta cambiando pelle, ovviamente in maniera positiva e senza cambiare il DNA di questo sport. È un’esperienza molto interessante, tanta voglia di fare per rendere la F1 sempre più attraente, tenendo sempre al centro dell’attenzione il patrimonio vero, che sono i tifosi".

Invece, rispetto alla Formula 1, cosa ne pensa della Formula E, sia a livello di team che di organizzazione?
"Beh, la Formula E è nata da zero, quindi è anche più semplice, se così si può dire, perché si parte da zero e si disegna il futuro senza grossi problemi. In F1, invece, bisogna trovare la giusta quadratura per mettere d’accordo tutti, dai team ai detentori dei diritti, un compito non facile, ma affascinante".

Sicuramente, la sua figura è legata agli anni in Ferrari, tante cose belle, qualche delusione, ma cosa ricorda lei, maggiormente?
"Ricordo gli anni belli, qualche brutta delusione, ma anche questo fa parte dello sport. Certamente, il ricordo più bello è l’aver lavorato al fianco di una persona stupenda come Michael Schumacher, che è stato ed è un esempio di passione e dedizione, di impegno che non ha eguali. Per me è stata una grande fortuna lavorare con lui e, in questo momento, credo sia giusto ricordare e fare un augurio a Michael, che ne ha bisogno".

Lei che ha conosciuto da vicino Michael Schumacher, può confermare che il tedesco non fosse un robot freddo, come veniva descritto solitamente?
"Assolutamente, io non ho mai pensato fosse un automa, perché avendo avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorare con lui, posso dire che è tutto fuorchè una persona fredda. Anzi, devo dire che è una persona timida, appassionata e penso che questa sua timidezza lo abbia fatto sembrare freddo e chiuso, più di quanto lui fosse. Chi lo ha conosciuto da vicino come me, sa che Michael non è così, ma capisco che da fuori può sembrare così".

Nel futuro della F1, lei cosa ci vede?
"Il futuro della F1 spero sia sempre più grande, è un momento di grande cambiamento, in meglio, grazie al fatto che si sta aprendo un mondo rimasto, fino ad ora, troppo esclusivo e referenziale, che si sta aprendo verso tutti, anche i giovani, i tifosi del futuro e spero che tutto passi anche da eventi come questo".