La festa è finita ma, per uno strano scherzo del destino, deve ancora esplodere in tutto il suo sfarzo e in tutta la sua modesta eleganza. I camion stanno lentamente raccogliendo le monoposto che hanno macinato chilometri, in quel di Città del Messico, e le ultime ore di fatica dei meccanici verranno ripagate da un lungo sonno e da risultati inaspettati. Nel bunker grigio c'è una sedia che esula dalla sera messicana e in quelle luci abbaglianti che lasciano spazio a quelle artificiali, una sedia ed una bandiera inglese che brilla ancora di luce propria nonostante il sole sia andato in vacanza da un po'. La festa è finita, i protagonisti sono andati ma ne è rimasto solo uno: Lewis Hamilton. Il 28 ottobre 2018 è uno di quei giorni che difficilmente potrà dimenticare anche a distanza di mille anni luce, è uno di quelli che bisogna incollare per decine di pagine nell'album "Io e la Formula 1".

Il telefono è spento, magari è crollato dopo aver scattato migliaia di foto ricordo per celebrare il quinto titolo Mondiale del numero 44 della Mercedes. E' bastata la quarta posizione, con annesse difficoltà agli pneumatici, per prendersi per la quinta volta lo scettro dello sport automobilistico più importante al Mondo, è bastato per centrare quel titolo per il secondo anno consecutivo contro Sebastian Vettel, il suo amico/nemico. Già, perché in quell'abbraccio di cinquanta secondi c'è l'essenza di una rivalità che ha costellato anche questo campionato, una sana diatriba tra due funamboli di questo sport che hanno rischiato, colpito e anche sbagliato. Il tedesco ha osato e sbagliato di più rispetto al trentatreenne inglese che, a detta di molti, ha disputato la sua miglior stagione di sempre.

Fonte foto: Twitter Mercedes
Fonte foto: Twitter Mercedes

Potrebbe rispondere seccamente a questa affermazione con un "La migliore fino a questo momento". Lewis se la gode (e non può fare altro) con quell'insolita leggerezza che lo porta a mascherarsi due ore prima di scendere in pista, che lo rende invulnerabile quando indossa il casco sapendo che la magia lo contagerà. "Vado al massimo in Messico", così cantava un giovane Vasco Rossi quarant'anni fa ed Hamilton non ha mai amato questa terra come negli ultimi due anni. Il pubblico, da ogni angolo della Terra, resta affascinato da quel funambolo con il numero 44 in grado di essere sempre al posto giusto al momento giusto, come se fosse una star di Hollywood.

E forse è proprio cosi perché Hamilton è l'icona rock di questa Formula 1 del terzo millennio, una rockstar che ieri ha suonato la sua quinta sinfonia immergendosi in un controsenso musicale. E' la storia che lo guarda da lontano mentre la leggenda è pronta ad accoglierlo in quel piccolo angolo in cui solo i grandissimi abitano, quelli che marchiano a fuoco la storia di uno sport. In carriera 71 vittorie, 81 pole position e 132 podi in 227 Gran Premi. In questa stagione 9 pole position, 9 vittorie e 15 podi quando mancano soltanto due gare per poter andare in doppia cifra e gustarsi ancor di più una quinta corona che gli sta già stretta. Vettel gli ha già dato appuntamento all'anno prossimo quando, a 34 anni, Re Lewis V andrà a caccia della sesta corona sognando le sette meraviglie di Schumacher. 

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