20 aprile 2003, una data che tutti gli appassionati di motociclismo ricordano con un velo di tristezza negli occhi. Quel giorno ci lasciava Daijiro Kato, giovane promessa del Motomondiale. Il 6 aprile 2003, durante il GP del Giappone, sul circuito di Suzuka, Kato rimase vittima di un incidente alla curva 130R, poco prima della chicane “del triangolo”. L’impatto fu tremendo e il pilota entrò in coma, per poi morire dopo due settimane, lasciando una moglie e due figli, oltre alla famiglia del Motomondiale. Da quell’evento, la MotoGP non è più tornata a correre sul circuito di Suzuka, sostituendolo, successivamente, con quello di Motegi.

Questo weekend, ad Austin, ricorre il decimo anniversario della sua morte. Il team Honda Gresini, con cui Daijiro ha corso fino alla fine, porterà sulle livree delle proprie moto il numero 74, appartenuto allo sventurato pilota giapponese.

STORIA DI UN PICCOLO GRANDE CAMPIONE –Daijiro Kato, nato a Saitama, Giappone, il 4 luglio 1976, salì in moto per la prima volta da molto piccolo, iniziando a gareggiare con le minimoto e vincendo per ben 4 volte il Campionato Nazionale. Successivamente esordì nel Campionato Nazionale di Velocità giapponese nella categoria 250cc, vincendolo nel 1997, un anno dopo aver partecipato come wild card al Gp del Giappone del Motomondiale, sempre nella classe 250cc. Conquistando il 3° posto alla prima gara del mondiale, si meritò un altro gp da wild card l’anno successivo, sempre sul circuito giapponese di Suzuka, questa volta uscendone vincitore.

Il 2000 fu l’anno della svolta: promosso a pilota a tempo pieno Honda in 250cc, disputò una splendida stagione, piazzandosi al terzo posto in classifica generale. Nel 2001 il trionfo; conquistò il suo unico titolo mondiale in 250cc con la Honda, battendo il connazionale Testuya Harada e Marco Melandri. Il dominio incontrastato del giapponese nella categoria, gli valse la promozione alla categoria regina. L’anno successivo, infatti, Kato arrivò in MotoGP, in sella alla Honda NSR500 a 2 tempi, meno performante della Honda ufficiale. Nonostante ciò, continuò ad ottenere ottimi risultati, guadagnandosi, dal Gran Premio della Repubblica Ceca, la RCV211V a 4 tempi. Così, nel 2002, concluse la stagione al settimo posto, diventando “Rookie of the Year” (esordiente dell’anno). I sogni di gloria di Kato e della Honda del Team Gresini terminarono l’anno seguente, alla gara inaugurale. Infatti, durante Gran Premio del Giappone, Daijiro rimase vittima di un tragico incidente, in cui sbatté violentemente la testa, entrando in coma, per poi morire due settimane dopo, lasciando, a soli 26 anni, la moglie Makiko ed i figli Ikko e Rinka.

L’INCIDENTE –Il 6 aprile 2003, durante la gara sul circuito di Suzuka, Kato perse il controllo della sua Honda all’uscita della curva 130R, andando a picchiare violentemente contro il muro prima della chicane Casio (detta anche “del triangolo”). Nell’impatto, avvenuto a circa 140 km/h, sbatté la testa, il collo e il torace. Fu ricoverato d’urgenza all’ospedale, dove per due settimane restò in coma. Ma, purtroppo, non ci fu niente per Kato, che si spense il 20 aprile 2003, esattamente dieci anni fa. Le cause della perdita di controllo della moto non furono mai chiarite dalla Honda, anche se in molti dettero la colpa all’elettronica, all’epoca ancora in fase sperimentale. Intanto, dopo quel tragico incidente, il Motomondiale non è più tornato a correre su quel circuito, che Daijiro Kato amava, che gli ha dato tanto, ma che gli ha tolto tutto.

Alla gara successiva, in Sudafrica, gli venne dedicato un minuto di silenzio e tutti i piloti corsero indossando il numero 74 sulle proprie tute. In particolare, il compagno di squadra Sete Gibernau disputò la gara con il lutto al braccio, così come tutto il team Gresini. Lo spagnolo vinse e dedicò il trionfo a Kato, davanti ad una folla commossa. La Federazione decise di ritirare il numero 74 dalle competizioni.

IL RICORDO DEL PADDOCK –Oggi sono dieci anni che Daijiro Kato non c’è più. Per ricordarlo, durante questo weekend ad Austin, il Team Honda Gresini ha deciso di attaccare il numero a lui appartenuto sulle livree delle proprie moto. “Il 20 aprile è per tutti noi è una data molto triste perché dieci anni fa scomparve, in quel tragico incidente in Giappone, Daijiro Kato. Oggi noi lo vogliamo ricordare come lo abbiamo conosciuto, con il sorriso che ci regalava in quei momenti bellissimi quando vinceva ma anche nelle serate lontano dai Gran Premi. La sua semplicità ed il suo modo estroso di proporsi erano due straordinarie componenti del suo modo di essere. Oggi il 74 sarà sulle carene delle nostre moto. Un dovuto omaggio ad un grande campione che resterà per sempre nei nostri cuori e che desideriamo sia ricordato nel tempo”.

Le iniziative che continuano a mantenere vivo il ricordo del pilota giapponese sono molte. In Italia, in particolare durante in Gran Premio di San Marino, si svolge il DediKato, la manifestazione del giovedì sera, dedicata proprio a Daijiro, che trascorreva gran parte dell’anno in quelle zone e andando spesso al circuito di Misano. Inoltre, la via principale che porta all’impianto, è stata dedicata al pilota giapponese, qui ricordato più che mai.